Testo estratto dalla Lezione 1
CORSO ONLINE: La CAA-COMUNICAZIONE AUMENTATIVA ALTERNATIVA NELLA PRATICA QUOTIDIANA
Benvenuti alla prima lezione sull’Introduzione ai fondamenti della Comunicazione Aumentativa e Alternativa.
La comunicazione è uno scambio interattivo fra due o più partecipanti ed è dotato di intenzionalità reciproca e di un certo livello di consapevolezza, in grado cioè di far condividere un determinato significato sulla base di sistemi simbolici e convenzionali di significazione e di segnalazione secondo la cultura di riferimento.
Il pioniere degli studi in materia di comunicazione è Paul Watzlawick, che nella sua opera “Pragmatica della comunicazione” studiò dei modelli interattivi, delle patologie e dei paradossi ed ha evidenziato nel 1971 come le nevrosi, le psicosi e in generale le forme di psicopatologie non nascono dall’individuo isolato, ma nel tipo di interazione patologica che va a instaurarsi tra gli individui. Risulta quindi fondamentale, secondo questo autore, l’interazione esistente tra le persone che comunicano e l’influenza esercitata su di essi dalla cultura, quindi attraverso i segni, i simboli cui vengono attribuiti significati.
I disturbi del linguaggio riguardano le aree del linguaggio espressivo ma anche recettivo, e possono manifestarsi già in età prescolare se il percorso evolutivo del bambino mostra un apprendimento del linguaggio atipico o in ritardo rispetto alle attese.
La Comunicazione Aumentativa Alternativa è quindi un approccio clinico dai vari volti, ma dallo scopo comunque univoco di offrire alle persone con bisogni comunicativi complessi la possibilità di comunicare tramite canali che si affiancano a quello orale.
<<La Comunicazione aumentativa è soprattutto un insieme di di strategie, strumenti e tecniche messe in atto in ambito clinico e domestico per garantire appunto la comunicazione alle persone che non possono esprimersi verbalmente>>.
La Comunicazione Aumentativa Alternativa non si propone di sostituire il linguaggio verbale, ma al contrario, in quanto aumentativa, prevede la simultanea presenza di strumento alternativo ma anche di linguaggio verbale orale standard che si accompagna al simbolo visivamente e oralmente, tramite quindi il supporto del partner comunicativo che la pronuncia ad alta voce. Il simbolo, quindi, diventa un supporto alternativo che accompagna lo stimolo verbale orale in entrata e, qualora sussistano le possibilità, accompagna e non inibisce la produzione verbale in uscita. Di conseguenza, la Comunicazione Aumentativa non inibisce l’eventuale emergere del linguaggio verbale, ma si propone, al contrario, di potenziarlo, e uno dei più noti strumenti di Comunicazione Aumentativa alternativa conosciuti è senza dubbio il sistema di scrittura in simboli.
La Comunicazione Aumentativa Alternativa, quindi non è semplicemente una questione di strumenti comunicativi e non richiede alcun tipo di prerequisito se non quello di avere la possibilità di creare occasioni di comunicazione. Quindi, in questa luce, il contributo della Comunicazione Aumentativa Alternativa è ancora maggiore, perché il suo scopo non è unicamente fornire strumenti comunicativi alternativi, ma quello di sviluppare le abilità di comunicazione che sono innanzitutto il desiderio di comunicare e la possibilità quindi di esprimere, seppure talvolta in maniera molto limitata, il proprio pensiero o desiderio e ciò limita il sentimento quindi di angoscia e frustrazione legato all’impossibilità della persona con disturbi della comunicazione di farsi capire, riducendo anche in maniera proporzionale lo stress della persona con bisogni comunicativi complessi e il presentarsi quindi di comportamenti problematici. È necessario che l’ambiente e i partner comunicativi che affiancano la persona con bisogni comunicativi complessi, siano estremamente accoglienti, informati e aderiscano anch’essi alla Comunicazione Aumentativa Alternativa. Quindi l’intervento non può essere limitato nelle poche ore di riabilitazione settimanali, in quanto non si tratterebbe così di una comunicazione integrata, ma una sola riabilitazione clinica, è necessario che nella vita di queste persone con bisogni comunicativi complessi, l’intervento di Comunicazione Aumentativa deve andare a toccare i vari ambiti della quotidianità. La Comunicazione Aumentativa Alternativa assume un triplice vantaggio e dimostra di essere un potente strumento che crea inclusione. Quindi è fondamentale l’utilizzo della Comunicazione Aumentativa Alternativa e il ruolo della famiglia nel processo di riabilitazione alla comunicazione. E’ fondamentale anche ricordare che le abilità e le competenze comunicative delle persone con bisogni comunicativi complessi possono variare moltissimo, quindi comprendendo diverse disabilità motorie, cognitive ma anche del linguaggio di grado molto diverso da persona a persona. La Comunicazione Aumentativa alternativa può essere utilizzata anche in via temporanea in particolari situazioni, come ad esempio in situazioni di emergenza come l’intubazione o neonato tracheale o nei piccoli traumi in unità di terapia intensiva.
I partner comunicativi più vicini alla persona con bisogni complessi fanno parte comunque di un team di Comunicazione Aumentativa Alternativa e assumono un ruolo fondamentale negli interventi, supportando quindi l’uso dei sistemi di Comunicazione Aumentativa Alternativa e creando al contempo delle reali opportunità di comunicazione.
I primi semi per il futuro della Comunicazione Aumentativa Alternativa sono stati gettati negli anni ’50. I pionieri in questo campo sono stati le persone con grave deficit comunicativo e ovviamente chi chi li assisteva. Sono stati quindi loro ad utilizzare per primi le tabelle di comunicazione con lettere, simboli, immagini. Riguardo l’evoluzione quindi della Comunicazione Aumentativa e Alternativa, tra gli anni ’50 e ’70 il progresso delle cure mediche e riabilitative portò a un aumento di casi di bambini sopravvissuti a nascite premature e di adulti sopravvissuti ad ictus, traumi e malattie. Quindi, secondo alcuni studi sull’apprendimento di simboli grafici da parte di scimpanzé, questo avrebbe aperto la strada a un’idea di proporre anche all’uomo simboli grafici, quindi a persone con grave deficit comunicativo e motorio. La diffusione di questi sistemi simbolici ha contribuito ad accelerare il processo di strutturazione di questo nuovo campo, che emergeva sempre più come un’area specialistica. Quindi iniziavano a venir pubblicati libri, testi, articoli, venivano tenute delle relazioni a convegni e conferenze, organizzati corsi di formazione, attivate presso numerose sedi universitarie sia del Nord America che del Nord Europa le prime ricerche in campo clinico.
E’ fondamentale un approccio funzionale per facilitare la comunicazione delle persone non verbali non parlanti attraverso queste modalità alternative non orali. Ma ciò fu considerato legittimo solo verso la fine degli anni 70 e infatti ricerche di questo periodo nel campo dello sviluppo del linguaggio nel bambino aggiunsero nuovi stimoli a questo approccio alla comunicazione. Delle tappe significative nella diffusione della Comunicazione Aumentativa Alternativa in Italia possono essere considerate i primi meeting internazionali a Catania e a Milano nell’83 e nel ’98.
Inoltre, la Comunicazione Aumentativa Alternativa è uno strumento per la continuità didattica tra i diversi cicli di scuola. Quindi la scuola e in generale tutti i sistemi deputati all’istruzione hanno l’obiettivo prioritario di includere tutti i soggetti, quindi di promuovere la partecipazione di tutti i soggetti, compresi gli alunni con disabilità, quindi alunni con problemi di linguaggio e di comunicazione, quindi devono essere compresi nei processi di apprendimento e di acquisizione di competenze. L’Associazione ISAC Italy Onlus, nel recente documento Principi e Pratiche in Comunicazione Aumentativa e Alternativa, affronta il tema della Comunicazione Aumentativa nella scuola e sostiene che sia l’intera comunità scolastica a dover essere coinvolta nel processo in questione e non solo una figura professionale e specifica. Quindi la scuola in età evolutiva rappresenta un ambiente fondamentale a sostegno non solo degli apprendimenti, ma anche del processo di crescita e di costruzione di identità, poiché è qui a scuola che il bambino trascorre gran parte del tempo, della sua giornata e dove compie una grande quantità di esperienze durante le quali si relaziona sia con i pari, ma sperimenta anche se stesso.
Beukelman e Mirenda precisano che inclusione scolastica significa che lo studente con difficoltà comunicative acquisisca delle competenze in tutte le aree di studio e ciò implica che nel Piano Educativo Individualizzato debbano essere specificati gli obiettivi fissati in relazione al curriculum standard, nonché le abilità funzionali che lo studente deve raggiungere per una sua partecipazione sociale, sia nel contesto scolastico che nella comunità.