Testo estratto dalla Lezione 1:
CORSO ONLINE: SOFT SKILLS – Competenze trasversali richieste nel mercato lavorativo
In questa lezione analizzeremo dal punto di vista teorico e pratico il significato delle soft skills come strumento per ottenere e mantenere un posto di lavoro.
Fino a 30 anni fa le aziende erano concentrate sulle hard skills, cioè competenze tecniche professionali legate al contesto lavorativo. Ad esempio, per un chirurgo la competenza tecnica professionale è quella di seguire la sutura di ferite. Le hard skills sono facilmente quantificabili e sono acquisite in ambito scolastico, formativo e lavorativo. Ma le conoscenze tecniche non sono sufficienti da sole per ottenere un’ottima prestazione professionale. Ad esempio, un insegnante può possedere un’ottima preparazione, ma se non instaura un clima empatico con i propri studenti, il suo metodo didattico risulterà inefficace.
Negli ultimi 30 anni abbiamo assistito a cambiamenti del sistema lavorativo che in continua evoluzione, con compiti lavorativi sempre più variegati, ove i requisiti necessari diventano il sapersi adattare a lavori sempre diversi e alla capacità di gestire la complessità e l’instabilità del sistema. In una realtà lavorativa caratterizzata dal cambiamento non è più sufficiente essere professori di conoscenze tecniche, ma diventa importante mettere in campo altre capacità, le soft skills, che consentono di far fronte alle richieste dell’ambiente.
<<Le soft skills rappresentano nel mondo del lavoro un valore aggiuntivo>>.
Che cosa sono le soft skills?
Sono competenze trasversali, cioè un insieme di abilità personali non legate a specifici contesti lavorativi, ma possono essere trasferite da un contesto all’altro. Hanno a che fare con chi siamo rispetto a quanto sappiamo, sono abilità necessarie per metterci in relazione con gli altri e far fronte a problemi, pressioni, stress della vita quotidiana. Sono strumenti indispensabili per affrontare gli scenari lavorativi. Abbiamo:
- le soft skills cognitive, ovvero quelle abilità relative al nostro modo di ragionare;
- le soft skills comunicative, ovvero la capacità di sapersi esprimere in modo chiaro e strutturato, tenendo conto del contesto in cui avviene la comunicazione;
- le soft skills sociali, relazionali che riguardano il modo di interagire con gli altri al fine di sviluppare e migliorare il proprio comportamento.
- i tratti della personalità che, se incanalata in maniera positiva, ci permettono di regolare ed esprimere le emozioni e di elaborare le informazioni.
Possiamo suddividere i soft skills in due gruppi: le soft skills interne e le soft skills esterne.
Le soft skills interne riguardano il modo in cui si percepisce se stessi, come la fiducia in sé, la consapevolezza del proprio valore, il problem solving, la capacità di risolvere i problemi, la flessibilità, la capacità di adattarsi a nuove situazioni, la perseveranza e la capacità di possibili obiettivi, la gestione delle emozioni, la capacità dell’autocontrollo, la resilienza, la capacità di far fronte a situazioni traumatiche, l’autonomia, la capacità di svolgere i compiti facendo affidamento sulle proprie risorse, l’empatia (la capacità di immedesimarsi nell’altro), la capacità di analisi che ha a che fare con la capacità di ragionamento, di sintesi, la resistenza allo stress, la capacità di agire positivamente alle pressioni del lavoro, la proattività, la capacità di agire in anticipo ad una determinata problematica.
- le soft skills esterne riguardano il modo in cui percepiamo gli altri e di come gestiamo le relazioni, come ad esempio le abilità comunicative, la capacità di lavoro in gruppo cioè disponibilità a lavorare e collaborare con gli altri, la gestione dei conflitti, la capacità di mediare situazioni difficili e rafforzare i legami.
- le soft skills sono molto importanti in qualsiasi contesto di studio, lavorativo, in quanto influenzano il modo in cui reagiamo all’ambiente esterno. Se gestite in maniera disfunzionale, possono avere ricadute sul lavoro e sul benessere personale.
Imparare a gestire significa superare nostre paure, difficoltà e poter trasformare il nostro percorso di vita in un progetto mirato. Per poter costruire un progetto mirato dobbiamo avere una chiara percezione di quali siano le abilità in nostro possesso e come possiamo sfruttarle al meglio e poter realizzare le proprie potenzialità.
Come posso realizzare le mie potenzialità?
Per poter realizzare le proprie potenzialità e trasformarle in competenze per poi stabilizzare le vite e migliorare le interazioni professionali, superare il colloquio di lavoro bisogna conoscere i propri punti di forza e di debolezza, cioè essere realmente consapevoli di se stessi.
- i punti di forza sono talenti, conoscenze che una persona possiede, tratti della personalità e non bisogna vederli come qualcosa di fisso, ma modificabili in quanto in continua evoluzione.
- i punti di debolezza sono fattori interni, tratti della personalità che possono interferire negativamente per la realizzazione di una strategia ed un obiettivo. Anche i punti debolezza non bisogna vederli come qualcosa di statico, di fermo, sono in continua evoluzione.
Nelle prossime slides vi presenterò due esercizi dove lavoreremo sui punti di forza e sui punti di debolezza e capiremo come sia il punto di forza, se non incanalato in maniera positiva, si può trasformare in un punto di debolezza, come invece al contrario, un punto di debolezza, se incanalato in maniera funzionale e positiva, si può trasformare in risorsa.
Ho scritto una lista, potete sceglierne tre, se invece non vi riconoscete in quello che ho scritto potete scriverne altri. Pensate anche ad un eventuale posto di lavoro per cui vi siete candidati e per ognuno scrivi una definizione, cioè spiegare che cosa significa per te, e poi prova ad associarlo ad un episodio che dimostra che lo possiedi.
Cerca di non mentirti e concentrati realmente su ciò che sei e non su ciò che vorresti essere. Nella questione dei punti di forza e dei punti di debolezza bisogna sempre essere sinceri anche perché sono domande che possono chiederci in sintesi ad un colloquio e quindi non bisogna mai mentire, oppure enfatizzare un punto di forza od enfatizzare o sminuire un punto di debolezza.
Come punto di forza Io ho messo empatia. Che cos’è per me l’empatia: è immedesimarsi nell’altro. Un esempio pratico che dimostra che io lo possiedo. Il mio lavoro di counselor mi mette in contatto con il dolore degli altri, quindi io riesco a sentire il dolore dell’altro e mi metto in relazione per poter poi apportare un intervento educativo pedagogico. Ma non dobbiamo mai scambiare l’empatia con l’identificazione dell’altro. Quindi in questo caso l’empatia, se gestita in maniera disfunzionale da essere un punto di forza, si trasforma in un punto di debolezza.
L’altruismo sa donare all’altro senza rinunciare a se stessi. Questo per me è l’altruismo. Come dimostro di essere altruista? Che cosa ho fatto realmente per identificarmi nell’altruismo? Durante l’emergenza covid mi sono resa disponibile ad effettuare delle commissioni per persone con patologie pregresse e anziane. Anche in questo caso non scambiamo altruismo con l’annullamento di se stessi, perché donare non significa rinunciare, cioè nel momento in cui è altruista, ma si accorge che non è una risorsa perché per donare rinuncia a se stessa, quindi in quel momento c’è qualcosa che non va.
Creatività nel terzo capacità d’inventare. Come io dimostro di possederlo. Io durante il mio tempo libero mi piace costruire degli oggetti, gioielli o cofanetti.
In questo esercizio invece vi chiederò di mettere a fuoco i vostri punti di debolezza. Quindi ho scritto la lista, ne potete scegliere tre e se non vi riconoscete potete comunque scriverne altri. Pensate sempre ad un eventuale colloquio di lavoro, anche perché è una domanda che possono fare. Naturalmente quando noi pensiamo leggiamo i nostri punti di debolezza, vi pregherei di non sentirvi in colpa perché la colpa ci frenerà e non ci permette di migliorare. Ma mettetevi in una posizione di responsabilità cioè “io mi assumo la responsabilità di essere ciò che sono”. Io mi assumo la responsabilità di essere ansiosa, di essere pungente e vendicativa, perché solo assumendomi la responsabilità io posso migliorarmi.
Punto debole è che ho scritto. Ansiosa. A cosa mi porta l’essere ansiosa di porta ad essere accelerata, a proiettarmi sempre nel futuro e a vivere sempre nell’incertezza e a procrastinare. Come mi fa stare? Male è disfunzionale per me. Allora cosa posso fare per migliorarmi? Imparare a fermarmi, a respirare lentamente, a vivere il presente.
Per quanto riguarda il procrastinare, imparare a fissare un’agenda di obiettivi giornalieri fattibili. In questo caso ho trasformato il mio punto debole in una risorsa, perché l’ho trasformata in capacità organizzativa. Quando arriveremo a compilare, “cosa posso fare per migliorarmi?” Mi raccomando non utilizzate nel vostro pensiero il devo, ma il voglio perché il devo vi fa contattare la colpa, vi fa sentire colpevoli e quindi non mi darà la forza di potervi viglio migliorare. Quindi quando pensate a “che cosa posso fare” dite “io voglio” perché mi assumo la responsabilità di poter fare qualcosa per me stesso quindi il voglio vi fa sentire libera, libera di scegliere cosa posso fare per me stessa.
Nel secondo ho messo l’anticonformismo che mi porta a non rispettare le regole degli altri, naturalmente. Che cosa posso fare per migliorarmi? Imparo a verbalizzare una regola che a me non piace, che mi è scomoda. Quindi ho trasformato l’anticonformismo in assertività. E anche l’essere testarda e la testardaggine, che mi porta a essere fissata per obiettiva non tener conto degli altri. Cosa faccio se io la riporto nell’ascolto, nella condivisione, la trasformo in uno spirito collaborativo.
Ora prendetevi tutto il tempo che volete e compilate questa griglia, questo esercizio.
Io vi auguro un buon lavoro!