Tesi Online: Identità e Genere nell’Infanzia – la Costruzione del Femminile e del Maschile tra Famiglia e Scuola
A cura della Dott.ssa Giulia Scalabrin
Un estratto della tesi:
INTRODUZIONE
Le radici della nostra individualità sono profonde e ci sfuggono perché non ci appartengono, altri le hanno coltivate per noi, a nostra insaputa
(Gianini Belotti, 2002).
Inizio questo elaborato, con questa frase, perché credo, possa racchiudere in tutto e per tutto, il lavoro che andrò a presentare nei capitoli successivi. La nostra identità, il nostro modo di fare, di agire e di scegliere, è influenzato sin dai primi anni di vita da stereotipi e pregiudizi che talvolta passano inosservati, e percepiti come normali.
La società è ormai satura circa le differenze di genere poiché quotidianamente veniamo invasi da queste ultime, e per quanto possano essere sottili, possono farci cambiare in quanto persone, incanalandoci in scelte precostruite per noi. Per le nuove generazioni, invece, non è così: per loro, i pregiudizi esistenti, sono assunti nuovi, che se non vengono decostruiti, verranno percepiti come reali. Proprio per questo motivo, le nuove generazioni devono essere guidate e accompagnate grazie all’aiuto fondamentale delle agenzie di socializzazione primaria, come famiglia e scuola, che possono decostruire gli stereotipi rendendo le loro azioni e comportamenti il più possibile neutrali.
–
Famiglia e scuola, possono fare la differenza anche se non è sempre facile: si insegna per ciò che si è, e di conseguenza, se gli adulti sono invasi da pregiudizi e stereotipi, come possono trasmettere una cultura libera e neutrale? Il presente elaborato quindi, si propone di indagare la funzione delle principali agenzie di socializzazione, soffermandosi appunto, sulle influenze avanzate, più o meno inconsapevolmente, da famiglia e scuola.
Questo lavoro nasce principalmente per tre motivi: il primo sicuramente è legato alla curiosità che mi ha spinto verso un argomento molto attuale. Nonostante però, la molta letteratura su questo tema, alcune sfaccettature, che poi si riveleranno importantissime, vengono date per scontate.
L’infanzia, per esempio, viene considerata estranea a queste differenze, e invece, da come apprenderemo nei capitoli successivi, l’infanzia è proprio il punto di partenza, è un momento fondamentale per il raggiungimento futuro della propria identità.
Addirittura, in alcuni casi, dire che l’infanzia è il punto di partenza, risulta sbagliato poiché certe influenze iniziano molto tempo prima. Per fare un esempio, seppur banale, che poi verrà approfondito nel corso del testo, l’etichetta più resistente, è proprio la prima ed esserci assegnata e avviene quando viene posta la seguente domanda: “è un maschio o una femmina?”.
Sembra paradossale, ma quante volte ci siamo trovati in questa situazione?
E dopo la risposta a questa domanda, che percorso si è creato in noi, quali costruzioni di genere abbiamo messo in atto?
Gli stereotipi, sono lo sfondo della nostra quotidianità e sin dalle prime età, questi fanno da scena alla nostra vita. Visto che l’influenza maggiore parte proprio dalla prima infanzia, e visto che mi auguro di arrivare presto a concretizzare il mio sogno di lavorare proprio con i più piccoli, ho approfondito questo tema per imparare, per conoscere ed eventualmente contrastare quei gesti, atteggiamenti, che possono ingabbiare i bambini e le bambine nelle cosiddette “gabbie di genere” (Biemmi, 2016).
So che sarà difficile implementare quanto appreso, in situazioni specifiche, perché noi adulti, inconsapevolmente ci riferiamo a stereotipi e pregiudizi; in più sarà complicato poiché l’uomo, per natura, è un essere sociale, e per questo, è inevitabile per lui fare differenze, ma come diremo in seguito, se non si inizia, se rimane tutto invariato, non può avvenire il cambiamento.
Assunto il fatto che è proprio dall’infanzia che inizia tutto il processo, ho voluto unificare, il mio interesse verso questo argomento, con quello che ho approfondito in questo percorso triennale: inevitabilmente l’infanzia è solo il punto di partenza di una grande evoluzione, che avverrà negli anni successivi.
Un altro motivo che mi ha spinto a trattare ciò, è semplicemente la mia sensibilità verso questi temi: ho sempre provato molta indignazione e rabbia per le differenze, per i pregiudizi che inquadrano le donne e gli uomini in ruoli e azioni preconfezionate. Distruggere questi preconcetti, trovare il modo, la forza per decostruirli, appare complicatissimo, eppure vivo nell’illusione di una possibile uguaglianza tra bambini e bambine, tra maschi e femmine, tra uomini e donne, che non presuppone proporre le stesse attività, ma avere le stesse opportunità, possibilità e diritti…
–