Tecniche di analisi del testo e concetto di rappresentazione sociale
La statistica basata sull’ analisi del testo riguarda metodi che si propongono l’obiettivo di analizzare le informazioni essenziali e implicite presenti negli scritti. La tesi di partenza è che le persone, attraverso le parole, esprimono una serie di “luoghi” o “realtà” mentali che, imponendo i propri specifici oggetti, determinano il lessico che l’individuo utilizza. Così, l’ipotesi alla base dell’utilizzo di strumenti di analisi del testo è che la statistica della distribuzione del vocabolario usato da una determinata persona consente di giungere a tali “luoghi” mentali e può permettere di capire perché colui che parla usa una serie di parole in una parte del discorso e altre parole in altri momenti.
Si tratta, quindi, di tecniche che consentono di indagare il sistema di riferimento delle persone partendo dalla scelta delle parole utilizzate e cercando di individuare e analizzare le immagini mentali che sono alla base dell’elaborazione del discorso.
In tal modo, l’analisi del testo si rifà alla categorizzazione degli oggetti (esterni e interni) operata dalla mente umana. Una categorizzazione pragmatica, ordinata e centrata su criteri specifici che riguardano sia classi di oggetti (categorie) che sensi narrativi (storie).
Più specificamente, nell’ analisi del testo ci si riferisce a determinate parole ricorrenti proposte da colui che ha scritto il testo. Tali parole sono scelte in maniera inconsapevole e riportano interessanti connessioni tra aspetti soggettivi e aspetti “culturali”. Queste, in altre parole, riguardano spesso elementi “culturali”, ossia modi di pensare culturalmente centrati, all’interno dei quali il singolo inserisce il suo personale punto di vista.
Questo meccanismo è alla base del concetto di rappresentazione sociale elaborato da Moscovici, che la descrive nei seguenti termini:
Una serie di concetti, asserti e spiegazioni che nascono nella vita di tutti i giorni, nel corso delle comunicazioni interpersonali. Esse sono nella nostra società, l’equivalente dei miti e delle credenze nelle società tradizionali. Possono essere addirittura considerate la versione contemporanea del senso comune (Moscovici, 1981).
Si tratta di un concetto fondamentale anche nell’ottica dell’adozione di comportamenti adeguati o di salute tra gli adolescenti. In effetti, c’è un forte consenso attorno all’idea che l’adozione di comportamenti corretti nasce, nel singolo, dalla formazione di definizioni sintetiche o semplificate della realtà esterna. Una sorta di mappatura dell’ambiente direttamente connessa con le attività svolte dal soggetto e che, allo stesso tempo, influenza le sue azioni future. Così, gran parte delle percezioni del singolo sono influenzate dal contesto di vita.
Come dimostrato da diversi studi (Depolo, 1989), quindi, credenze religiose, idee politiche, cognizioni e giudizi sociali sono direttamente connessi con la realtà “culturale” o ambiente sociale del soggetto.
In termini generali, la rilevanza del concetto nasce dalla possibilità di attribuire significato alle azioni degli individui e dalla sua funzione di facilitazione della comunicazione, laddove si riferisce al senso di appartenenza al gruppo che discende dai processi di rappresentazione.
Il concetto di rappresentazione sociale, poi, si basa su due meccanismi fondamentali che sono definiti quali ancoraggio e oggettivizzazione. Così, le persone si trovano a dover ancorare nuove idee in contesti già esistenti e, per mezzo del processo di oggettivizzazione, rendono concreto ciò che è pensiero astratto.
Il contenuto delle rappresentazioni è, chiaramente, diverso a seconda dei gruppi e dei singoli, pur caratterizzandosi sempre quale principale organizzatore del pensiero individuale. Essi rappresentano, in altre parole, sistemi di ricostruzione sociale della realtà per mezzo di un processo di categorizzazione, condiviso da un dato gruppo, che assegna caratteristiche specifiche a persone ed eventi incontrati dall’individuo.