Supporto genitoriale e prevenzione dei disturbi alimentari

disturbi dell'alimentazione

A cura della Dott.ssa Sara Mazzocchio

Abstract

Il supporto genitoriale gioca un ruolo cruciale nello sviluppo psicologico e sociale dei giovani. In particolare, è stato dimostrato che un ambiente familiare positivo e di sostegno può prevenire l’insorgenza di disturbi dell’alimentazione (DCA), che sono problematiche complesse legate a fattori biologici, psicologici e sociali (Harker, 2021). Diverse teorie, tra cui la teoria dell’attaccamento e il modello ecologico di Bronfenbrenner, suggeriscono che la qualità delle interazioni familiari influenzi il benessere psicologico dei giovani (Bronfenbrenner, 1979). Il supporto genitoriale include la comunicazione aperta, l’educazione alla salute e il monitoraggio del comportamento alimentare. Recenti studi hanno evidenziato una correlazione significativa tra il supporto genitoriale e la riduzione dei comportamenti alimentari disfunzionali (Sweeney & McCoy, 2022). Ricerche longitudinali hanno dimostrato che adolescenti con genitori coinvolti e attenti mostrano una minore incidenza di disturbi dell’alimentazione, evidenziando l’importanza di un approccio proattivo (Van Dyke & Drinkwater, 2020). Promuovere un supporto genitoriale adeguato è fondamentale per prevenire i disturbi dell’alimentazione nei giovani. Interventi mirati che coinvolgono le famiglie possono contribuire a migliorare la salute mentale e il benessere dei ragazzi (Harker, 2021).

Introduzione

I disturbi del comportamento alimentare (DCA) sono condizioni psicopatologiche che comportano un’alterazione significativa del comportamento alimentare, accompagnata da una preoccupazione ossessiva per il peso corporeo, l’immagine di sé e il controllo dell’assunzione di cibo. Si tratta di disturbi complessi, che coinvolgono aspetti biologici, psicologici e sociali. I principali DCA riconosciuti sono l’anoressia nervosa (AN), la bulimia nervosa (BN) e il disturbo da alimentazione incontrollata (Binge Eating Disorder, BED): (Treasure, et al 2010).                                                                                                                                       

Anoressia Nervosa (AN): L’anoressia nervosa è caratterizzata da un’intensa paura di ingrassare e da un rifiuto di mantenere un peso corporeo minimo normale. I soggetti con anoressia tendono a limitare drasticamente l’assunzione di cibo, possono esercitare in modo eccessivo e mostrano una distorsione dell’immagine corporea. Sintomi principali possono essere: Restrizione calorica severa, erdita di peso significativa, amenorrea (mancanza di ciclo mestruale nelle donne), eccessivo controllo sull’alimentazione e il peso, distorsione della percezione corporea, con una visione esageratamente negativa del proprio corpo. (Zucker et al., 2010)                                                                                                                                

Bulimia Nervosa (BN): La bulimia nervosa si distingue per episodi ricorrenti di abbuffate (ingestione di grandi quantità di cibo in un periodo di tempo relativamente breve) seguiti da comportamenti compensatori inappropriati, come il vomito autoindotto, l’abuso di lassativi o l’eccesso di esercizio fisico I Sintomi principali possono essere: episodi di abbuffate (almeno una volta a settimana per tre mesi), comportamenti compensatori per prevenire l’aumento di peso (vomito, lassativi, esercizio eccessivo), autostima influenzata in modo eccessivo dalla forma e dal peso corporeo. (Fairburn & Harrison, 2003).                                                            

Disturbo da Alimentazione Incontrollata (Binge Eating Disorder, BED): Il BED è caratterizzato da episodi ricorrenti di abbuffate, simili a quelli della bulimia, ma senza comportamenti compensatori come il vomito o l’uso di lassativi. Le persone con BED tendono a mangiare velocemente, fino a sentirsi spiacevolmente pieni, e spesso provano vergogna o colpa dopo l’abbuffata. Questo disturbo è spesso associato all’obesità. I sintomi principali possono essere: episodi di abbuffate ricorrenti, senza tentativi di compensare, mangiare più velocemente del normale o fino a sentirsi eccessivamente pieni, mangiare grandi quantità di cibo anche in assenza di fame, vergogna e disagio emotivo dopo l’abbuffata. (Hudson et al., 2007). I ruoli familiari possono influenzare significativamente lo sviluppo dei disturbi del comportamento alimentare nei figli a causa della complessa interazione tra dinamiche relazionali, aspettative e comportamenti appresi.

In famiglie in cui vi sono elevati livelli di controllo, aspettative perfezionistiche, critiche costanti sul peso o l’aspetto fisico, oppure un’eccessiva attenzione verso la magrezza, i figli possono sviluppare un’ ansia riguardo al proprio corpo e al controllo dell’alimentazione. Inoltre, i modelli alimentari e il comportamento dei genitori influenzano direttamente la percezione che i figli hanno del cibo, del corpo e dell’autostima, aumentando il rischio di DCA. Studi hanno dimostrato che le famiglie in cui esistono tensioni emotive, conflitti irrisolti o un ambiente eccessivamente protettivo possono promuovere lo sviluppo di DCA, soprattutto nei contesti in cui si incoraggiano atteggiamenti di perfezionismo o rigidità. (Minuchin et al., 1978).

1.    Come i ruoli familiari posso influenzare significativamente lo sviluppo di DCA

La famiglia gioca un ruolo cruciale nello sviluppo, nel mantenimento e nella cura dei disturbi del comportamento alimentare (DCA). Diversi studi indicano che fattori familiari, come le dinamiche relazionali, le aspettative, i valori e le interazioni tra i membri, possono influenzare il rischio di insorgenza dei DCA e il percorso di guarigione. Di seguito, un approfondimento basato su fonti bibliografiche reali.

1.2  Modelli familiari e DCA

Il modello della famiglia psicosomatica: Uno dei primi modelli teorici a esplorare il ruolo della famiglia nei DCA è stato sviluppato da Minuchin et al. (1978), i quali hanno proposto il concetto di “famiglia psicosomatica”. Secondo questa teoria, famiglie con dinamiche di eccessivo controllo, iperprotettività e mancanza di risoluzione dei conflitti creano un ambiente in cui i figli sviluppano sintomi psicosomatici, tra cui i disturbi alimentari. Nelle famiglie con anoressia nervosa, ad esempio, il controllo eccessivo sui figli, la fusione delle identità tra genitori e figli, e una scarsa autonomia sono caratteristiche ricorrenti. (Minuchinet al., 1978). Secondo questa teoria, le famiglie di pazienti con anoressia nervosa tendono a essere caratterizzate da quattro tratti distintivi: Enmeshment (fusione delle identità): la mancanza di confini chiari tra i membri della famiglia, con una conseguente difficoltà a distinguere le emozioni e le esigenze dei singoli membri. I figli possono assumere ruoli adulti o dipendere eccessivamente dai genitori, sviluppando un controllo ossessivo sul cibo come unico aspetto della loro vita su cui possono esercitare autonomia.

Overprotectiveness (iperprotezione): le famiglie eccessivamente protettive limitano lo sviluppo dell’autonomia nei figli, promuovendo comportamenti di controllo su sé stessi, come la restrizione alimentare.    

Rigidity: queste famiglie mostrano una notevole resistenza ai cambiamenti, preferendo mantenere rigidi schemi di comportamento e relazioni. I figli possono sviluppare l’anoressia come un modo per affermare il proprio controllo in un ambiente che non tollera flessibilità.                                  

Avoidance of conflict (evitamento del conflitto): nei contesti familiari psicosomatici, i conflitti vengono evitati o minimizzati, creando una situazione di tensione latente che può spingere i figli a manifestare sintomi somatici, come i disturbi alimentari, per esprimere in modo indiretto il loro disagio emotivo. (Rosman et al., 1978).                                                                                                

I sintomi dell’anoressia possono rappresentare una difesa inconscia contro la paura di crescere e separarsi dai genitori, trattenendo l’autonomia e rimanendo “bambini”. L’anoressia diventa un modo per controllare il proprio corpo quando altre forme di controllo emotivo o decisionale sono inaccessibili. Questo riflette conflitti intrapsichici tipici di famiglie altamente coinvolte, dove il cibo e il controllo del corpo diventano simboli di indipendenza e dipendenza emotiva. (Brunch, 1973).

1.3  Il ruolo del perfezionismo e delle aspettative genitoriali

Le aspettative elevate e il perfezionismo promosso o richiesto dai genitori possono contribuire allo sviluppo di DCA. Le pressioni esplicite o implicite a essere “perfetti”, insieme a una critica costante, possono condurre a comportamenti di controllo, come il controllo rigido dell’alimentazione. Secondo numerosi studi, genitori che impongono aspettative elevate o che richiedono prestazioni perfette dai figli possono contribuire a sviluppare in loro l’idea che l’accettazione e il valore personale dipendano dalla conformità a tali standard. (Strober & Humphrey, 1987) Questo può portare allo sviluppo di comportamenti di restrizione alimentare o abbuffate come meccanismi di coping per il controllo e la gestione dell’ansia derivante dal fallimento di tali aspettative.Le famiglie di pazienti con disturbi alimentari spesso enfatizzano il successo accademico e sociale, minimizzando il supporto emotivo e l’espressione delle emozioni. Questo perfezionismo può esacerbare la tendenza dei figli a cercare la perfezione anche attraverso il corpo, il peso e l’immagine corporea, creando una vulnerabilità ai DCA. Questo perfezionismo può derivare da una relazione internalizzata con una figura genitoriale che rappresenta un ideale irraggiungibile, generando un conflitto inconscio tra il desiderio di essere amati e l’ansia di non essere mai all’altezza. Il cibo e il controllo corporeo diventano simboli di questo conflitto interno, in cui l’auto-punizione o l’autocontrollo rigidamente imposto rappresentano la proiezione di questo perfezionismo su sé stessi. (Lundgren & Kaye, 2012).

1.4 Critiche sul peso e commenti sul corpo

Le critiche dirette o indirette da parte dei genitori, specialmente riguardo al peso o all’aspetto fisico, possono innescare atteggiamenti negativi verso il proprio corpo e alimentare comportamenti disordinati. Adolescenti che ricevono frequenti commenti critici dai genitori sul peso sono più a rischio di sviluppare comportamenti alimentari disordinati, tra cui abbuffate e restrizione alimentare. (Neumark-Sztainer et al., 2010). Questi commenti, che spesso derivano da una cultura familiare incentrata sull’apparenza fisica, trasmettono ai figli l’idea che il valore personale dipenda dal rispetto di standard corporei irrealistici. L’insoddisfazione corporea nei giovani è fortemente correlata a commenti critici ricevuti dai genitori e che questi commenti possono contribuire all’insorgenza di disturbi alimentari.(Rodgers et al., 2016). Questi commenti critici possono essere visti come un mezzo attraverso cui i conflitti genitori-figli vengono proiettati e rispecchiati. La teoria delle relazioni oggettuali suggerisce che i figli sviluppano il loro senso di sé e la loro autostima in base alla rappresentazione interna delle figure genitoriali (Kohut, 1971). Quando i genitori criticano o commentano negativamente il corpo dei figli, questo può essere interiorizzato come un attacco alla loro identità corporea e all’autostima, creando conflitti intrapsichici che si esprimono attraverso il controllo alimentare e la distorsione dell’immagine corporea. Inoltre il sintomo del DCA, viene visto come una difesa inconscia contro il senso di inadeguatezza e la paura di non essere accettati. Gli individui che ricevono critiche sul corpo possono sviluppare un senso di vergogna profonda che viene canalizzata attraverso il controllo ossessivo sul peso e sull’alimentazione, come mezzo per ridurre l’ansia e riconquistare un controllo illusorio su un aspetto della loro vita. (Duarte et al., 2020).

1.5 Modelli di Alimentazione Familiare

I modelli di alimentazione familiare rappresentano un altro fattore cruciale nell’influenzare lo sviluppo dei disturbi alimentari. Lo studio di Agras et al. (1999) ha dimostrato che le figlie di madri che seguivano diete rigide o che mostravano insoddisfazione per il proprio corpo avevano una probabilità significativamente maggiore di sviluppare comportamenti alimentari disfunzionali. Questo fenomeno si basa su un apprendimento per imitazione o modellamento, dove i figli osservano e interiorizzano gli atteggiamenti e i comportamenti dei genitori riguardo al cibo e al corpo. (Agras et al., 1999). Queste dinamiche alimentari possono essere interpretate come una trasmissione intergenerazionale di conflitti non risolti. Le madri che lottano con la propria immagine corporea e con il controllo del peso potrebbero proiettare queste ansie sui propri figli, trasformando il cibo e l’apparenza fisica in oggetti simbolici di conflitto. Le figlie, inconsciamente, possono interiorizzare l’idea che il corpo e il controllo dell’alimentazione siano strumenti per guadagnare approvazione o per gestire l’ansia e l’insoddisfazione genitoriale. (Rodgers et al., 2009).In particolare, il concetto di identificazione proiettiva, può spiegare come le madri, attraverso i loro comportamenti alimentari, proiettino le proprie paure e insicurezze corporee sui figli, che finiscono per identificarsi con questi problemi. Questo processo non è consapevole, ma si manifesta in dinamiche relazionali complesse dove il corpo diventa il campo di battaglia per esprimere conflitti intrapsichici e relazionali. (Duarte et al., 2018)

2.      Il ruolo cruciale del supporto genitoriale nella prevenzione dei disturbi alimentari

Le teorie che spiegano il ruolo cruciale del supporto genitoriale nella prevenzione dei disturbi del comportamento alimentare (DCA) sono complesse e multidimensionali, richiamando concetti di psicologia dello sviluppo, psicodinamica e psicopatologia. Approfondiremo queste teorie in modo dettagliato, esaminando i meccanismi attraverso cui l’ambiente familiare e le dinamiche genitoriali possono influire sullo sviluppo o sulla prevenzione dei DCA. La teoria dell’attaccamento, sviluppata da John Bowlby (1982), fornisce una base teorica fondamentale per comprendere come le relazioni precoci tra genitori e figli influenzano lo sviluppo psicologico. Bowlby sostiene che i bambini sviluppano un “modello operativo interno” delle relazioni affettive basato sulle interazioni con le loro figure di riferimento principali.

Quando queste relazioni sono caratterizzate da un attaccamento sicuro, in cui i genitori rispondono in modo sensibile e coerente ai bisogni del bambino, si sviluppa una capacità di autoregolazione emotiva. (Bowlby, 1982). L’autoregolazione emotiva è essenziale per prevenire i DCA, poiché permette agli individui di gestire in modo efficace stress, ansia e altre emozioni negative senza ricorrere a comportamenti alimentari disfunzionali.

Al contrario, i bambini che sviluppano un attaccamento insicuro, sia per trascuratezza emotiva che per eccessivo controllo genitoriale, possono sviluppare strategie disfunzionali di gestione delle emozioni, come l’uso del cibo per regolare le proprie emozioni o per sentirsi accettati e valorizzati. Questo è particolarmente rilevante nei casi di DCA, dove i comportamenti legati al cibo e al corpo spesso riflettono tentativi di controllo emotivo o di cercare rassicurazioni affettive. (Schore, 2001).

Un altro elemento chiave nella prevenzione dei DCA è la qualità della comunicazione tra genitori e figli. Una comunicazione aperta, non giudicante e supportiva riduce significativamente il rischio che i figli sviluppino insoddisfazione corporea e comportamenti alimentari disfunzionali, gli adolescenti che crescono in famiglie dove esistono discussioni rispettose riguardo al cibo e al corpo sono meno propensi a sviluppare disordini alimentari. La presenza di un ambiente familiare in cui il dialogo è improntato sull’ascolto e l’empatia permette ai figli di elaborare le loro ansie e preoccupazioni senza cercare di conformarsi a ideali di magrezza o controllo corporeo.(Loth et al., 2014).

Le dinamiche comunicative familiari riflettono spesso conflitti emotivi più profondi, ad esempio, quando un genitore insiste nel controllare il peso o l’alimentazione del figlio, potrebbe inconsciamente proiettare le proprie insicurezze o tentare di mantenere il controllo di una relazione che percepisce come minacciata. Questo tipo di comunicazione crea un ambiente di tensione e ansia, dove i figli possono usare il cibo come strumento per affrontare questi conflitti. (Minuchin et al., 1978).

2.1 Supporto Emotivo e Autoregolazione

Il supporto emotivo dei genitori è un altro fattore cruciale nella prevenzione dei DCA. Il concetto di sostegno emotivo implica la capacità dei genitori di rispondere ai bisogni psicologici dei figli in modo empatico e coerente. dimostrano che gli adolescenti che ricevono un alto livello di supporto emotivo da parte dei genitori sono meno inclini a sviluppare disturbi alimentari. Il sostegno emotivo permette ai figli di costruire una solida base emotiva che li aiuta a far fronte a sentimenti di insicurezza, vergogna o inadeguatezza, fattori spesso associati allo sviluppo di DCA. (Rodgers et al., 2013).

Il sostegno emotivo va oltre la semplice presenza fisica dei genitori: esso implica una profonda comprensione e accettazione delle emozioni del figlio. I genitori che non riescono a fornire questo tipo di sostegno, o che impongono aspettative eccessive riguardo al peso o all’immagine corporea, possono innescare nei figli un senso di inadeguatezza, che spesso viene compensato attraverso comportamenti di controllo alimentare. (Fairburn et al., 2003)

2.2 Il modello ecologico di Urie Bronfenbrenner

Il modello ecologico di Urie Bronfenbrenner (1979) offre una prospettiva utile per comprendere come le interazioni familiari e i vari contesti sociali influenzano il benessere psicologico dei giovani, inclusa la loro vulnerabilità ai disturbi del comportamento alimentare (DCA). (Bronfenbrenner, 1979) Secondo Bronfenbrenner, lo sviluppo individuale è influenzato da una rete complessa di relazioni e contesti sociali, che possono essere suddivisi in diversi livelli.                                                                             

Il microsistema è il livello più immediato e vicino all’individuo, che include le relazioni dirette con familiari, amici e figure significative. Le interazioni familiari sono cruciali in questo contesto. La qualità delle relazioni all’interno della famiglia, specialmente la comunicazione aperta, è stata associata al benessere psicologico dei giovani. Un ambiente familiare in cui i genitori forniscono supporto emotivo e incoraggiano il dialogo aperto può ridurre il rischio di sviluppare DCA. Ad esempio, uno studio condotto da ha trovato che le adolescenti che riportano una comunicazione positiva con i genitori hanno una minore probabilità di manifestare comportamenti alimentari disordinati.(Neumark-Sztainer et al., 2006).                                                                                      

Il mesosistema rappresenta le interazioni tra i diversi microsistemi, la relazione tra la famiglia e altri contesti, può influenzare la vulnerabilità ai DCA. Il supporto genitoriale, incluso l’impegno attivo nella vita scolastica dei figli, può migliorare l’autoefficacia e la resilienza, fattori protettivi contro i DCA. evidenziano che il coinvolgimento dei genitori nei programmi di trattamento per DCA, porta a una migliore comunicazione e comprensione tra i membri della famiglia, riducendo l’ansia e il rischio di comportamenti disordinati. (Fruzzetti et al., 2010).                                                                      

L’esosistema include fattori esterni che influenzano l’individuo, come le politiche di salute e le reti di sostegno. Le politiche che promuovono la salute mentale e il benessere familiare possono fornire le risorse necessarie per sostenere i giovani a rischio di DCA. suggeriscono che l’accesso a risorse e supporto comunitario è essenziale per i genitori, poiché li aiuta a fornire un ambiente più sano e a sostenere i propri figli.(Agras et al., 1991).                                                                                       

Il macrosistema comprende i valori culturali e sociali che influenzano le norme familiari e le aspettative. La cultura in cui una famiglia è immersa può influenzare le attitudini verso il cibo e l’immagine corporea, le pressioni culturali e i modelli di bellezza irrealistici possono portare le famiglie a trasmettere ai giovani messaggi negativi sul corpo, il che aumenta il rischio di DCA. (Rodgers et al., 2019)

Conclusione

Il supporto genitoriale, attraverso la validazione emotiva e la partecipazione attiva al trattamento, può ridurre i comportamenti disfunzionali e migliorare la comunicazione familiare. Le famiglie che adottano questi modelli comunicativi e partecipano al trattamento creano un ambiente favorevole alla guarigione, dove i figli possono affrontare i propri problemi emotivi senza ricorrere a comportamenti autolesionistici o alimentari distruttivi.

Le influenze inconsce all’interno della famiglia possono alimentare i sintomi alimentari. Esplorare queste dinamiche durante il trattamento può contribuire a ridurre i conflitti interni che portano i giovani a manifestare comportamenti patologici legati al cibo. Un sostegno genitoriale efficace e mirato può non solo prevenire lo sviluppo dei disturbi, ma anche facilitare il recupero, migliorando la qualità delle relazioni e favorendo il benessere psicologico complessivo dei figli.

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