Innanzitutto andiamo a chiarire cosa si intende con il concetto di coping e da quando questo termine è entrato a far parte del linguaggio psicologico. A livello linguistico il termine coping deriva dall’inglese “to cope” e significa “fronteggiare”, “reagire”, “combattere”. In ambito psicologico, con questo termine, vengono indicate una serie di strategie, mentali e comportamentali, utilizzate dall’individuo per far fronte ad una certa situazione problema.
E’ stato A. Lazarus, uno tra i più importanti psicologi esponenti dell’approcio cognitivo-comportamentale, a far entrare questo termine nel mondo della psicologia attorno agli anni ’60 del secolo scorso. Cosa intendeva Lazarus con la parola stress? Lazarus vede lo stress come strettamente correlato con le dinamiche che legano uomo e ambiente. Nello specifico vede lo stress come una condizione derivante dalla costante interazione tra richieste avanzate dall’ambiente e risorse possedute dalla persona per soddisfarle. In questo contesto, il concetto di coping è risultato decisamente innovativo, poiché prima di Lazarus nessuno si era concentrato, o aveva anche solo preso in considerazione, quelle che sono le risorse interne proprie di ogni persona come strumento per far fronte alle problematicità. Tutta l’attenzione per trovare strategie con cui far fronte allo stress era rivolta verso fattori esterni.
Andiamo ora a vedere nello specifico i meccanismi con cui agisce il coping. Questo passaggio è fondamentale per poi applicarlo nella gestione dello stress nei vari momenti della vita quotidiana. Secondo Lazarus, quando gli stressor, ovvero gli stimoli ambientali, causano un’attivazione nell’individuo, questo opera delle valutazioni su tre livelli: una prima valutazione volta a capire la pericolosità o meno dello stimolo. Se lo stimolo è percepito come neutro la persona permane nel suo stato di quiete. Qualora lo stimolo venisse reputato come pericoloso la persona ne fa una seconda valutazione per capire se possiede le risorse sufficienti per far fronte al pericolo rappresentato da questo stimolo. Se la persona valuta di possedere sufficienti risorse metterà in campo la strategia di coping considerata come più adatta per fronteggiare l’attivazione esterna e riportare il proprio sistema fisiologico allo stato di equilibrio. Se, per contro valuta di non avere risorse sufficienti, inizierà a sperimentare quella sensazione di disagio che può sfociare in ansia o stress. Infine vi è una terza valutazione, dove il soggetto valuta l’efficacia della propria azione. Se il risultato dell’utilizzo di un ben preciso coping è soddisfacente, la persona potrà pensare di applicarlo anche in situazioni successive, per contro se la strategia adottata è risultata inefficace, la persona quando si troverà nella stessa situazione problema, penserà di adottare strategie.
Le strategie di coping, all’inizio, sono state suddivise in due grandi categorie: quelle centrate sul problema, che tendono a modificare la situazione problema esterna per eliminare la fonte di stress e quelle incentrate sulle emozioni, che vanno invece ad agire sulle attivazioni emotive e psicologiche create dallo stimolo tentando di modificarle o ridurle.
Osserviamo le principali le strategie di coping centrate sul problema e capiamo come applicarle quotidianamente nella gestione dello stress.
Ad esempio, nel coping proattivo centrato sul problema si cerca di anticipare i problemi per poterli gestire quando si presentano. In che modo possiamo fare ciò. Semplicemente:
Pianificando o progettando: Le persone che usano questo tipo di strategie, nel momento in cui si trovano dinnanzi ad un problema , progettano, pianificano per step le mosse da fare per raggiungere l’obiettivo e risolvere la situazione problema. Prendiamo come esempio il problema che ha una mamma di famiglia con dei bimbi piccoli, quando si trova a dover preparare le valigie di tutta la famiglia al momento della partenza per un breve o lungo periodo di vacanza. Questo momento felice può trasformarsi in qualcosa di davvero stressante se non affrontato nel corretto modo. Questa mamma può ridursi agli ultimi giorni prima della partenza a preparare le valigie, trovandosi a lavare con emergenza una quantità enorme di vestiti utili alla vacanza, o può adottare la strategia della pianificazione, ovvero pensare in anticipo cosa mettere in valigia per ciascun componente della famiglia, stendere una lista ed evitare di indossare quegli indumenti nei giorni precedenti la partenza, così da poter poi fare le valige con tutta calma.
Ricercando supporti operativi: Le persone che usano questo tipo di strategie, nel momento in cui si trovano dinnanzi ad un problema, cercano di risolverlo raccogliendo informazioni tramite persone, libri o altro materiale idoneo utile a fornire risposte di sostegno al raggiungimento dell’obiettivo. Ad esempio, se ci troviamo in un nuovo quartiere per recarci ad un importante colloquio di lavoro, può capitare che, non conoscendo le strade rischiamo di far tardi perché non troviamo la giusta via o il numero civico che ci serve. In questo caso abbiamo due scelte, rischiare di far tardi al colloquio, arrivare tutti sudati ed in ansia pur di non mettere in campo strategie alternative o utilizzare una strategia di coping come rivolgerci ai passanti o utilizzare qualche app sul nostro telefono cellulare che ci aiuta nel trovare l’indirizzo che stiamo cercando.
Orientandosi al compito: Le persone che usano questo tipo di strategie, nel momento in cui si trovano dinnanzi ad un problema concentrano l’attenzione sulla ricerca di quegli elementi che possono essere considerati utili nella soluzione del problema. Ad esempio se al mare una persona si addormenta sul materassino e viene portata al largo dalla corrente, quando si sveglia, visto che non è di certo conveniente né utile farsi prendere dall’ansia , è meglio che si soffermi a ragionare sulle proprie abilità o sulle risorse che gli offre l’ambiente circostante. Per quanto riguarda le prime magari siamo ottimi nuotatori, o anche se siamo discreti nuotatori sappiamo di poter contare su una buona resistenza fisica che ci consentirà di raggiungere senza problemi la riva o, ancora, siamo dotati di una voce talmente altisonante da essere certi che le nostre grida di aiuto verranno sentite dai bagnanti a riva. Per quanto riguarda le seconde, ovvero, le risorse che ci offre l’ambiente circostante, magari se guardiamo attorno a noi siamo così fortunati da vedere un pedalò non troppo distante da noi a cui rivolgerci per uscire dall’empasse in cui ci troviamo.
Percepire lo stressor come sfida: Le persone che usano questo tipo di strategie, nel momento in cui si trovano dinnanzi ad un problema, tendono a dare il meglio di sé al fine di raccogliere la sfida e dare vita ad un cambiamento. Ad esempio, riprendendo l’esempio precedentemente fatto, dello studente che si trova ad affrontare un importante esame, possiamo osservare come lo studente che raggiunge una corretta attivazione e quindi il livello di eustress, probabilmente sarà una persona che utilizza questa strategia di coping. La difficoltà specifica di quell’esame è vista come una sfida, non come un ostacolo e questo gli permetterà di raggiungere il livello di stress/attivazione fisiologica ottimale.
Per riassumere, lo stress è rappresentato dalle prove che la vita ci porta ad affrontare e le strategie di coping, sono le armi che abbiamo per far fronte alle situazioni stressanti.
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