Il quarto stadio di sviluppo dell’abilità grafico-pittorica prende il nome di stadio preschematico e abbraccia in media un’età che va dai 3 ai 6 anni del bambino.
Fra i tre e quattro anni il bambino inizia a disegnare in modo consapevole per comunicare qualcosa al suo interlocutore, all’adulto, per regalare una parte di sé all’adulto, e consapevolmente si accosta al disegno con l’intenzione di disegnare una qualunque forma condivisa che potrà essere un omino una casa un albero; però si scontra con alcuni problemi legati a questa fase di sviluppo, riesce per poco a rimanere attento all’attività che sta svolgendo quindi si distrae facilmente; non è ancora capace di coordinare a lungo i movimenti del braccio con il suo sguardo e quindi di seguire dall’inizio alla fine le sue linee, questo lo porta a – in generale – ad una incapacità di sintesi nella realizzazione delle forme.
Da qui deriva un problema relazionale che prende il nome di realismo mancato: se nella fase precedente il bambino a posteriori scopriva di aver disegnato un qualcosa di condiviso e viveva questa piacevole scoperta e questa conferma relazionale della sua capacità di disegnare, può vivere in questa fase successiva invece un fallimento nel capire che l’adulto, per esempio a cui regala il suo disegno, non capisce che cosa ha disegnato e si può esprimere in frasi del genere “Che bello! Cos’è?!” , esprimendo quindi un’ambiguità tra apprezzare la bellezza del disegno e non capire che cosa sia, perché appunto chiede cos’è, come si può ovviare a questo problema e quindi non andare a deludere il bambino a diciamo, in qualche modo, ad abbassare anche l’autostima, la consapevolezza della sua capacità, perché esperienze ripetute del genere possono portare il bambino a non accostarsi più al disegno, perchè sentendosi incapace il bambino potrebbe preferire di evitare di esprimersi e di giocare con i colori, preferendo appunto altre forme di comunicazione.
Si può chiedere, lì dove sembra necessario (perché non sempre serve sapere cos’è) si può chiedere in modo indiretto “Che bello! cosa sta succedendo? cosa stanno facendo?!”. In questo modo noi riusciamo a capire dal racconto del bambino cosa rappresenta il suo disegno e il bambino non capisce che fondamentalmente la nostra domanda deriva da un’incapacità sua di realizzare al meglio ciò che voleva.
Una forma tipica e ricorrente dello stadio preschematico è l’evoluzione dell’omino girino che prende il nome di omino testone:
l’omino cefalopode, ha una forma tipica che è quella di avere un grande testone ben definito con gli occhi e la bocca e così come l’omino girino solitamente ha 4 raggi, le braccia ai lati del testone e 2 raggi in basso a rappresentare le gambe.

Questo è un omino testone realizzato da un bambino di tre anni e due mesi; a differenza dell’omino girino che non è localizzato nel foglio, l’omino testone è ben posizionato sulla base del foglio, poggia sul foglio, è orientato.
Così come i bambini fino ai 6 anni, abbiamo detto, l’omino testone tende ad essere grande tanto quanto il foglio a disposizione.
Se vogliamo procedere con una lettura graduale osserviamo il disegno, possiamo dividere il foglio in quattro zone e vediamo come il bambino abbia realizzato il suo disegno sulle quattro zone del foglio, quindi possiamo ipotizzare che emotivamente si trovava in una situazione piacevole senza timore di fare esperienza sul foglio e nell’ambiente circostante e senza timore di esprimersi.
L’omino testone, oltre ad essere localizzato centralmente molto grande e nel foglio e quindi occupare tutte e quattro le zone e poggia sulla base del foglio, ha due braccia e due gambe; queste braccia e queste gambe possono finire senza piedi e senza mani, ma possono anche avere alla fine mani e piedi; come?
Possono prendere forme diverse o una manopolina realizzata appunto con dei segni circolari (i giruli o giri) o dei radiali ovvero con delle linee a forma di radiale che si uniscono in un solo punto oppure a forma di sole.
I piedi possono avere forma comunemente di manopolina appunto con dei giruli.
Cosa non deve mai mancare nell’omino testone? Non dovranno mai mancare nella testa gli occhi e la bocca. Ci saranno poi degli elementi aggiuntivi, come per esempio in questo caso il bambino ha rappresentato la barba, rappresentando quindi la barba di figure relazionali per lui molto importanti, il papà e il nonno di questo bimbo hanno infatti entrambi la barba.
Perché il bambino in questo periodo disegna l’omino testone? Perché disegna dell’omino tutto ciò che è di fondamentale importanza, ovvero disegna la testa con occhi e bocca, con cui pensa guarda conosce viene osservato, la bocca con cui comunica, mangia strilla e le braccia e le gambe con cui si relaziona, costruisce, fa esperienze e si muove nell’ambiente circostante.