CORSO ONLINE: Le conseguenze fisiche e psico-sociali nelle donne con il cancro alla cervice uterina – “il sentirsi donna a metà”

Obiettivi

Il cancro della cervice (CC) uterina è la seconda causa di decessi per cancro nelle donne in tutto il mondo, dopo il tumore al seno.

E’ una forma tumorale che colpisce una parte dell’utero detta “cervice” o “collo dell’utero”, ed è il primo cancro riconosciuto dall’OMS ( Organizzazione Mondiale della sanità) riconducibile ad un’infezione: quella dei virus oncogeni HPV.

Il cancro della cervice uterina sottopone la donna ad una serie di trattamenti medici proporzionati alla gravità e all’estensione del tumore; trattamenti che portano nella donna dei cambiamenti temporanei o permanenti con conseguenze fisiche e psico-sociali nella sua qualità di vita.

“Quale valenza simbolica ha l’utero per la donna?”, “Quanto pesa per la donna e per chi le sta intorno la perdita del suo utero?”, “Quanto influisce nella sua qualità di vita?”, sono queste le tematiche su cui si concentra maggiormente il corso.

L’utero è per la donna l’emblema della femminilità, della fertilità, della seduzione, racchiude la sua identità femminile, dunque, un intervento di isterectomia, che è un intervento altamente mutilante, oltre al rischio chirurgico, potrebbe infierire sulla sua immagine corporea e sul rapporto con il partner.

Il corso affronta in particolare il post-trattamento, in quanto, la vera sfida per la donna è il ritorno alla vita di tutti i giorni, il rielaborare l’esperienza vissuta e il ristabilire un proprio equilibrio, dando più spazio alla dimensione psichica della malattia che molto spesso viene trascurata, attribuendo significati ai sintomi, piuttosto che all’impatto che il cancro ha sulla vita della persona.

Il benessere e la qualità di vita nella donna dipende anche dalla presenza o meno di fattori protettivi come la presenza di un supporto sociale, la capacità di resilienza, capacità di coping che facciano da scudo nel periodo post trattamento.

Le donne sono molto restie nell’esporre il proprio disagio, per la vergogna, ma anche per credenze religiose e culturali proprie. Tutto questo influisce negativamente anche sul rapporto di coppia, soprattutto quando viene meno il dialogo.

Pertanto, la qualità di vita che risulta completamente interrotta in queste donne, deve essere il focus su cui porre l’attenzione contribuendo con interventi mirati che favoriscano un maggiore adattamento post-trattamento, una riduzione dell’ansia e dello stress, un risanamento nel rapporto con il partner e l’ acquisizione di una maggiore consapevolezza e accettazione di sé.

Infine, si espone l’importanza di un’equipe multidisciplinare, in quanto l’entrare in contatto con un paziente oncologico, implica l’affrontare le diverse componenti della sua sofferenza ( non solo fisica ma anche psicosociale, spirituale), abbracciandolo nella sua interezza.

Questo sostegno però deve essere offerto non solo al paziente ma anche al partner, alla famiglia, perché è proprio la famiglia a fungere da fattore di protezione. Tutto questo non è facile, infatti è alto il rischio di “burn-out” tipico delle helping professions.