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Prima della demenza: MCI – Mild Cognitive Impairment

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In questa unità parleremo dell’ MCI, l’acronico inglese che sta per decadimento cognitivo lieve, ovverosia quel quadro che precede la manifestazione conclamata di una demenza vera e propria.

Il decadimento cognitivo lieve indica quel quadro che si posiziona
continuum tra il fisiologico processo di invecchiamento e un vero
quadro patologico di demenza, una sorta di transizione, quindi c’è una fase preclinica asintomatica, l’MCI e poi la demenza, questo nel corso degli anni.

L’MCI è stata definita come appunto la fase preclinica della demenza e si tratta di una condizione molto frequente che aumenta il rischio di avere una demenza di ben 10/15 volte.

La presenza di disturbi cognitivi nella popolazione anziana, senza avere delle ripercussioni nell’autonomia quotidiana, è molto numerosa; infatti in una revisione si stima che la prevalenza vada dal 3 al 42% delle persone anziane che lamentano disturbi cognitivi, ma funzionano ugualmente bene a livello sociale, lavorativo e familiare.

L’MCI o decadimento cognitivo lieve negli anni è stato descritto con diverse etichette, per esempio negli anni Sessanta e Settanta si parlava di smemoratezza senile benigna, negli anni Ottanta di declino di memoriaassociato all’età o meglio conosciuto con l’acronimo inglese AAMI, nel 94 invece si parlava di declino cognitivo associato con l’età e nel 97 si parlava di deterioramento cognitivo non dementigeno, per arrivare dal 2000 in poi ad utilizzare il termine decadimento cognitivo lieve.

Il rendimento è patologico nei test neuropsicologici di memoria, questo però non ha delle ripercussioni nella vita quotidiana del soggetto, le altre funzioni cognitive non risultano patologiche nei test e non abbiamo un quadro di demenza o altre condizioni morbose che possono comunque giustificare il disturbo di memoria; quindi questi sono i criteri originari per definire l’MCI.

Nel corso del tempo si sono definite diverse tipologie di MCI a seconda del sintomo d’esordio, i criteri diagnostici che abbiamo presentato nella slide precedente sono relativi all’MCI amnestico, ovverossia la persona ha un disturbo soggettivo solo di memoria, confermato dal rendimento patologico ai test neuropsicologici. Oltre questo che è stato il primo profilo, se ne sono aggiunti altri, ossia quando l’MCI parte da una compromissione di più funzioni oltre la memoria e dunque parliamo di un MCI di dominio multiplo amnestico, cioè con il disturbo di memoria.

L’MCI può anche esordire con la compromissione di una funzione singola cognitiva che però non è la memoria, dunque è MCI non amnestico a singolo dominio, oppure l’MCI può compromettere più funzioni cognitive diverse dalla memoria e questo prende il nome di MCI dominio multiplo non amnestico.

Andiamo a vedere un algoritmo sull’MCI, partiamo da disturbi cognitivi soggettivi lamentati che risultano non fisiologici per l’età della persona, escludiamo la demenza e abbiamo sicuramente un funzionamento normale nell’attività di vita quotidiana, quindi possiamo arrivare a concludere che ci troviamo di fronte a un MCI.

Ora occorre rispondere a questa domanda: c’è una compromissione della memoria? Se è si allora abbiamo un tipo di MCI amnesico; il disturbo è solo di memoria? Se si allora l’MCI è amnesico a singolo dominio; oppure la compromissione non è solo della memoria? Se è no abbiamo un MCI amnesico a multiplo dominio.

Se invece ritorniamo indietro e alla domanda sulla compromissione della memoria rispondiamo no, abbiamo un MCI non amnesico; se la compromissione è legata a una sola funzione cognitiva non di memoria, allora abbiamo un MCI non amnesico a singolo dominio; se invece abbiamo più funzioni cognitive compromesse, abbiamo un MCI non amnesico a multiplo dominio.

In questa slide vediamo come la classificazione in sottotipi di MCI risulta utile, perché messa insieme all’eziologia della patologia della demenza (degenerativa, vascolare, psichiatrica o legata ad altre condizioni mediche) può definire quale sarà la probabile forma di demenza in cui evolverà a partire dall’MCI.

Ad esempio un MCI amnesico molto probabilmente svilupperà in una forma alzheimeriana di demenza; un MCI non amnesico su base degenerativa, se a singolo dominioevolverà in una forma fronto-temporale, se invece colpisce più funzioni cognitive molto probabilmente avremo a che fare con una forma a Corpi di Lewy.

In questa tabella sintetizziamo quelle che potrebbero essere le possibili evoluzioni dell’MCI. Dai vari studi il tasso di conversione da MCI a demenza risulta essere variabile tra il 20 e il 69% dei casi inbase ai criteri sperimentali utilizzati;si conferma anche l’associazionesignificativa tra la presenza di MCI eil rischio di sviluppare entro sei anni una condizione clinica caratterizzata da demenza, in particolar amnestico e demenza di Alzheimer.

In un recentissimo aggiornamento delle linee guida sull’MCI si iniziare proprio in questa fase un training cognitivo come non farmacologico precoce che possa prevenire la comparsa di demenza futura.

Il riconoscimento tempestivo di MCI è estremamente utile sia per fare una diagnosi precoce e comunicare al paziente e alla famiglia la possibilità e il rischio di ammalarsi negli anni futuri di demenza, sia la possibilità di intervenire in maniera ancor più precoce e quindi avere una possibilità maggiore di poter rallentare e o stabilizzare la condizione cognitiva del paziente. 

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