Peer learning: cos’è e come funziona l’educazione tra pari
Durante gli ultimi due anni, a causa delle restrizioni dovute all’emergenza sanitaria, il ruolo della scuola come ambiente privilegiato per la crescita sociale, emotiva e relazionale dei più giovani è stato messo duramente alla prova. Con la didattica a distanza e la didattica alternata, infatti, per moltissimi studenti è diventato più difficile costruire relazioni solide e positive con insegnanti e compagni di classe e, anche per questo motivo, hanno manifestato a gran voce l’esigenza di un maggiore supporto psicologico ed emotivo da parte della scuola e delle istituzioni.
La proposta di legge sull’insegnamento delle Life Skills a scuola si muove certamente in questa direzione: inserire all’interno del sistema scolastico un programma che favorisca lo sviluppo delle competenze non cognitive (comunicative, emotive, relazionali), infatti, è il primo passo per guidare gli studenti attraverso un momento storico di grandi cambiamenti e dar loro gli strumenti per affrontare con maggiore fiducia e sicurezza le sfide della vita.
È in questo contesto che si inizia a parlare sempre più spesso, anche in Italia, di un metodo di insegnamento volto proprio a incoraggiare bambini e ragazzi a collaborare, costruire relazioni positive e mettere in pratica le proprie competenze sia cognitive che trasversali: il peer learning.
Cos’è il peer learning
Il peer learning, anche definito come “peer education”, “educazione tra pari”, è un metodo didattico nato negli Stati Uniti negli anni ‘70, ma che affonda le sue radici in approcci pedagogici già esistenti come, ad esempio, l’apprendimento tra pari del Metodo Montessori.
Ciò che caratterizza questo approccio è che si basa sul principio che la conoscenza possa -e debba- essere trasmessa tra “pari grado”, ovvero tra studenti coetanei, anziché tra un docente (adulto) e un discente (bambino o adolescente) all’interno di una relazione unilaterale e formalizzata. Nel peer learning, quindi, sono gli studenti stessi a mettersi in gioco e assumere il ruolo di tutor nei confronti dei loro compagni, condividendo informazioni, idee ed esperienze.
Questo metodo è utilizzato e consigliato soprattutto per studenti in età adolescenziale: trattandosi di una fase della vita particolarmente delicata, in cui il bisogno di relazionarsi con i propri pari si fa più forte e, in molti casi, l’autorità dell’adulto viene vista come un’imposizione da sfidare, il peer learning può rappresentare uno strumento utile per favorire la trasmissione di conoscenze e la creazione di un clima di classe positivo.
Il peer learning è un metodo d’insegnamento molto efficace proprio perché offre una risposta concreta a quelle che sono le esigenze dei “peers”. Da un lato, infatti, per chi apprende è più facile identificarsi e sentirsi a proprio agio con un tutor di età e status simili ai suoi; in questo modo, l’approccio alle materie di studio diventa più rilassato e si favorisce lo sviluppo non solo di nuove conoscenze, ma anche di un proprio metodo di studio. Dall’altro lato, chi si trova nella posizione di tutor si sente motivato, responsabilizzato e rispettato, sia dal suo peer che dall’insegnante; per lui il peer learning è un’opportunità di mettersi alla prova e migliorare le proprie capacità di comunicazione e di esposizione.
Inoltre, un importante vantaggio dell’educazione tra pari è che, favorendo la cooperazione, la collaborazione e la fiducia reciproca tra gli studenti, contribuisce a prevenire e combattere fenomeni negativi come il bullismo o la discriminazione.
Come (e perché) promuovere l’educazione tra pari in classe
Le attività di Peer Learning in classe possono essere organizzate secondo due modalità distinte: il tutoraggio tra pari (peer tutoring) e l’apprendimento cooperativo (cooperative learning).
- Il tutoraggio tra pari avviene tra coppie di studenti e può configurarsi come tutorato di età incrociata, coinvolgendo studenti di altre classi, in cui il più anziano della coppia svolge il ruolo di tutor e il più giovane quello dell’allievo, oppure come tutorato della stessa età, in cui le coppie di studenti fanno parte dello stesso gruppo classe. Nel secondo caso, il ruolo del tutor può essere fisso oppure essere scambiato periodicamente.
- L’apprendimento cooperativo coinvolge, invece, gruppi più numerosi ed eterogenei (in termini di conoscenze, competenze e stili di apprendimento) di studenti ed è caratterizzato dall’utilizzo di risorse e materiali di studio comuni per il raggiungimento di un obiettivo comune (es: lo sviluppo di un project work). I ruoli dei singoli membri del gruppo possono essere prestabiliti, flessibili o interscambiabili e, in questo caso, è previsto una maggiore supervisione da parte dell’insegnante.
Promuovere attività di educazione tra pari è un modo per gestire la classe con fiducia, rispetto ed empatia: dare ai propri studenti la possibilità di “sostituirsi” temporaneamente all’insegnante e assumere il ruolo di tutor vuol dire riconoscerne il valore, alimentando la loro autostima e il loro senso di responsabilità. Inoltre, eliminando fattori di stress come la paura del voto o del giudizio dell’insegnante, migliora l’atteggiamento generale verso l’apprendimento.
Infine, la ragione principale e più importante per promuovere l’educazione tra pari è, semplicemente, che funziona: grazie al confronto con i propri compagni, gli studenti apprendono con più facilità, imparano a padroneggiare concetti e metodi di studio nuovi e, di conseguenza, hanno risultati scolastici e performance migliori.