Il travaglio e il parto sono esperienze tanto gratificanti quanto faticose e dolorose; esistono però dei metodi che permettono di affrontare il dolore, e l’acqua è probabilmente uno dei più efficaci.
Studi internazionali confermano infatti che le donne che hanno la possibilità di fare anche solo il travaglio in acqua sono più rilassate e percepiscono meno il dolore, tanto da far diminuire la richiesta di anestesia epidurale.
E’ sicuro?
I dati suggeriscono che il parto in acqua non comporta rischi rispetto ad un parto “all’asciutto” ne’ per la madre ne’ per il bambino, e anzi alcuni studi hanno osservato che il parto in acqua diminuisce il rischio di lacerazioni.
Quali donne possono partorire in acqua?
Sostanzialmente tutte le donne posso partorire in acqua a patto che gravidanza e travaglio possano essere considerati fisiologici, cioè a basso rischio; questo significa che il parto in acqua NON è possibile quando:
- la gravidanza è considerata a rischio
- la mamma aspetta dei gemelli
- il bambino si presenta podalico o trasverso
- i test sierologici (per esempio per HIV) sono positivi (questo per la tutela degli operatori sanitari)
- sono in corso infezioni cutanee e febbre
- il travaglio non è ben avviato.
Nessuna controindicazione in caso di cesareo pregresso.
Come si svolge il parto in acqua?
La vasca per il parto in acqua è alta circa 70 centimetri e colma di acqua calda, mantenuta alla temperatura di 36 gradi (con un aumento a 37 gradi in fase di espulsione); la donna entra in vasca a travaglio avviato (se si immerge troppo presto rischia di fermare le contrazioni, se si immerge troppo tardi non gode dei benefici del parto in acqua) e può muoversi a suo piacimento adottando le posizioni che desidera, galleggiando, rimanendo accovacciata, alzandosi e uscendo tutte le volte che vuole; una tale libertà di movimento aiuta la donna a sentirsi padrona dell’evento nascita.
I papà possono essere altamente partecipi e – se lo desiderano entrambi – entrare in acqua con la propria compagna; molto dipende dalla volontà della donna perché può capitare che la partoriente non voglia avere nessuno in acqua con lei, anche in questo caso però il papà tende ad essere più tranquillo perché riconosce che la tranquillità della compagna, nonostante lo sforzo e il dolore, possono far fronte alla sofferenza.
Generalmente il parto avviene dopo 2-3 ore dal momento dell’ingresso della mamma in vasca.
Dopo la nascita, mamma e bambino possono rimanere in acqua, beneficiare del calore per conoscersi e godere di quei preziosissimi istanti; la permanenza in acqua può perdurare anche per la fase del secondamento (l’espulsione della placenta) che avviene generalmente nei successivi 15 minuti.
I benefici
Lo stato di rilassamento che l’acqua produce sulla mamma, favorisce la produzione di endorfine – l’ormone deputato a contrastare il dolore, e diminuiscono le catecolamine – prodotte in situazioni di tensione e stress.
In acqua le contrazioni si avvertono con minore intensità, non solo per via della temperatura, ma anche grazie al massaggio costante che viene a crearsi con ogni movimento e che invia continui stimoli al cervello: in questo modo le vie nervose vengono “intasate” positivamente rendendo difficile la trasmissione del messaggio del dolore.
Il periodo dilatante si riduce e la fase espulsiva è meno intensa perché i tessuti del canale vaginale risultano essere più elastici in acqua (quindi si stirano più agevolmente) tanto da ridurre significativamente il ricorso all’episiotomia (l’incisione effettuata per favorire la fuoriuscita del bambino).
La salute del bambino
Per tutto il tempo in cui la mamma è in acqua, lo stato di salute del bambino può essere tenuto costantemente sotto controllo attraverso un tracciato cardiotocografico che va a monitorare il cuore del piccolo; un battito anomalo induce infatti l’operatore a chiedere alla donna di uscire dalla vasca.
La scelta della struttura per partorire in acqua
Non tutte le strutture offrono la possibilità di partorire in acqua; le donne che intendono vivere questa esperienza devono quindi documentarsi per tempo per scegliere il luogo più adatto e per richiedere tutte le informazioni necessarie. Bisogna infatti tener presente che alcune strutture consentono alla donna di stare in acqua solo durante il travaglio, mentre la fase espulsiva avviene fuori dalla vasca; altre strutture invece, soprattutto quelle particolarmente piccole, dispongono di una o massimo due vasche e se sono già utilizzate da altre donne al momento del nostro arrivo, potremmo non avere il parto che avevamo immaginato.
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