METODO DI STUDIO – BACK TO SCHOOL

A cura di Angelica Venanzetti

Introduzione

Settembre è il momento del ritorno a scuola, qualche bambino vivrà questo periodo con grande curiosità ed interesse rispetto al nuovo anno scolastico, mentre per altri bambini sarà un momento di stati emotivi negativi e vissuti di ansia.

In alcune situazioni la componente principale riguarda le difficoltà verso gli apprendimenti, quindi quegli studenti con Disturbi Specifici dell’Apprendimento (DSA) o con situazioni di Bisogni Educativi Speciali (BES). 

I Disturbi dell’Apprendimento sono disturbi dovuti ad alterazioni neurobiologiche che causano difficoltà nelle aree degli apprendimenti, quindi scrittura, lettura e / o calcolo (Vio et al., 2012). Gli alunni con Bisogni Educativi Speciali (BES) sono coloro che hanno svantaggi socio – culturali, disturbi evolutivi specifici (come deficit del linguaggio, delle abilità non verbali, della coordinazione motoria, disturbo da deficit di attenzione e iperattività, funzionamento intellettivo limite), e situazioni di disabilità (Vio et al., 2012). 

Coloro che vivono queste situazioni potrebbero avere stati emotivi negativi, come il senso di inferiorità, ridotta autostima o giudizi negativi dalle altre persone; pertanto, è importante che ci sia tutela mediante l’attuazione di leggi specifiche, come la 107 / 2010 per i D.S.A (G.U., 2010) o la Direttiva Ministeriale del 2012 per le situazioni di B.E.S. (M.I.U.R., 2012).

Per coloro che non hanno situazioni di disturbo o di difficoltà, la scuola potrebbe far suscitare dei sentimenti negativi, una delle principali motivazioni potrebbe essere la mancanza di un metodo di studio adeguato, senza il quale si può vivere un sovraccarico cognitivo ma con basso rendimento.

Le funzioni esecutive

Quando viene svolta una qualunque attività di apprendimento, le funzioni esecutive sono costantemente attivate. Le funzioni esecutive sono quelle funzioni che consentono di programmare, pianificare, elaborare le informazioni, trovare delle soluzioni ai problemi, agire mentalmente e rimanere focalizzati (Diamond et al., 2013).

Nel corso degli anni diversi modelli teorici hanno approfondito le funzioni esecutive, tra i più recenti possiamo individuare quello di Miyake et al. (2000) e quello di Diamond (2013).

Il modello di Miyake (2000) ipotizza l’esistenza di tre funzioni esecutive di base, che sono l’inibizione, la memoria di lavoro e la flessibilità cognitiva.

L’inibizione è quella funzione esecutiva che permette di tenere a mente le informazioni rilevanti rispetto a quelle irrilevanti; inoltre, permette di restare focalizzati inibendo possibili interferenze esterne (Miyake et al., 2000).

  • La memoria di lavoro: permette di attuare delle trasformazioni delle informazioni da tenere in mente, quindi si attua un’elaborazione (Miyake et al., 2000).
  • La flessibilità cognitiva favorisce l’utilizzo di schemi e la ricerca di soluzioni non ordinarie (Miyake et al., 2000).

Al modello proposto da Miyake et al. (2000), Diamond ha integrato alcune funzioni esecutive, infatti la memoria di lavoro, l’inibizione e la flessibilità cognitiva sono delle funzioni esecutive di base, che sono importanti per funzioni esecutive più complesse, come la pianificazione, il problem solving e il ragionamento (Diamond, 2013).

  • La pianificazione riguarda obiettivi da raggiungere, scomporre in step intermedi, sviluppare delle sequenze e monitorare l’esecuzione rispetto all’obiettivo prefissato.
  • Il problem solving è la capacità di inquadrare un problema e di scomporlo per individuare delle possibili soluzioni
  • Il ragionamento è un processo cognitivo che permette di giungere a delle conclusioni mediante ragionamenti logici e inferenze. 

Durante lo svolgimento degli apprendimenti, costantemente sono richieste queste funzioni esecutive, a partire dalla memoria di lavoro e l’inibizione, in quanto alla fine della comprensione è importante distinguere le informazioni rilevanti da quelle irrilevanti, ma soprattutto occorre elaborare le informazioni e individuare dei collegamenti, quindi fare inferenze e attuare un ragionamento.

Lo stile cognitivo

Lo stile cognitivo permette di individuare la modalità di elaborazione delle informazioni, nel modo in cui le informazioni vengono percepite, come viene impiegata la memoria e il tipo di ragionamento applicato.

La percezione delle informazioni può essere di tipo analitico o globale:

  • La percezione analitica privilegia la percezione dei dettagli
  • La percezione globale pone maggiore attenzione alla percezione dell’intero (Cadamuro, 2004).

La memoria implicata negli apprendimenti può riguardare una preferenza del codice verbale o di quello visivo

  • La memoria visuale predilige un apprendimento di tipo visuo – spaziale ed iconico
  • La memoria verbale riguarda la preferenza dell’apprendimento mediante il codice linguistico e sonoro (Cadamuro, 2004).

Il ragionamento può essere:

  • Sistematico: quindi l’attenzione è posta allo svolgimento di procedure per piccoli passi, considerando tutti i possibili dettagli
  • Intuitivo: in prevalenza si esplicitano ipotesi globali
  • Impulsivo: brevi tempi decisionali di valutazione
  • Riflessivo: decisioni attuate con tempi più lunghi per processi di valutazione e risoluzione del compito (Cadamuro, 2004).

Lo stile di apprendimento

Lo stile di apprendimento è lo stile con cui si predilige una modalità di apprendimento attraverso l’utilizzo dei canali sensoriali, quindi la modalità di percepire e reagire ai compiti legati all’apprendimento (Cadamuro, 2003). I canali sensoriali implicati possono essere quello visivo – verbale , quello visivo – non verbale, quello uditivo e quello cinestetico. Il canale visivo – verbale riguarda soprattutto la letto – scrittura. Il canale visivo – non verbale predilige simboli, immagini, mappe concettuali, grafici e diagrammi. Il canale uditivo riguarda l’ascolto. Il canale cinestetico riguarda le attività concrete e l’esperienza diretta.

  • Lo stile visivo – verbale: preferisce vedere ciò che deve imparare, con attenzione soprattutto rivolta al linguaggio verbale; inoltre, ha maggiore tendenza a leggere, prendere appunti, vedere qualcosa scritto e studiare dai libri, leggere titoli, didascalie e sottotitoli, fare riassunti, usare grafici e diagrammi e fare elenchi scritti (Cadamuro, 2003).
  • Lo stile visivo – non verbale: tendenza ad utilizzare mappe, immagini, grafici, colori, evidenziatori, utilizzare gli indici testuali e creare immagini mentali (Cadamuro, 2003).
  • Lo stile uditivo: si ha maggiore preferenza per l’ascolto delle lezioni in classe, utilizzare le registrazioni, la sintesi vocale e gli audiolibri, richiedere delle spiegazioni orali e sfruttare la verbalizzazione per le conoscenze acquisite precedentemente (Cadamuro, 2003).
  • Lo stile cinestetico: predilige esperienze dirette, creare mappe e grafici, saper distinguere momenti di studio da quelli di pausa, alternare momenti in cui si è seduti da quelli in cui si è in piedi (Cadamuro, 2003).

Metodo di studio

Quando ci si confronta con possibili difficoltà nel contesto scolastico, è importante porre attenzione al metodo di studio attuato, infatti è possibile che si trascorra molte ore a studiare ma i risultati sono pochi perché non si ha un adeguato metodo di studio. Uno degli aspetti da dover considerare è lo stile cognitivo e lo stile di apprendimento, infatti avere una conoscenza di questi aspetti permette di comprendere le caratteristiche tipiche dello studente, dunque favorisce la conduzione e l’organizzazione del proprio metodo di studio. Un ulteriore aspetto a cui far riferimento è l’uso delle funzioni esecutive, infatti avere una buona conoscenza dei propri punti di forza e punti di debolezza permette di organizzare la propria attività. 

Riguardo il metodo di studio, uno degli aspetti più importanti è l’uso delle mappe, le quali si distinguono per diverse tipologie e vengono utilizzate per scopi diversi.

  • Le mappe mentali sono da utilizzare soprattutto per i momenti di brainstorming, infatti non sono caratterizzate da una gerarchia, bensì il titolo è posto al centro e intorno si dispongono i contenuti, ha una forma a raggiera (Cadamuro, 2004).
  • Le mappe concettuali sono caratterizzate dalla presenza di un titolo in alto, con i vari contenuti al di sotto, uniti attraverso delle parole, definite “parole connettore” (Cadamuro, 2004).

Tra le mappe concettuali è possibile distinguere:

  • Le mappe procedurali permettono di descrivere delle procedure da dover eseguire (Cadamuro, 2004).
  • Le mappe compensative sono da utilizzarsi per presentare maggiori specificazioni (Cadamuro, 2004).
  • Le mappe riassuntive permettono di presentare i contenuti più importanti, sono caratterizzate una maggior quantità di materiali scritti (Cadamuro, 2004).

Il metodo di studio richiede attenzione alla gestione, in una prima fase è importante leggere gli indici testuali, quindi titolo, sottotitolo, immagini e didascalie; successivamente si prosegue con la lettura all’intero testo, poi la categorizzazione delle parole chiavi ed infine alla sintesi mediante le mappe.

Il contesto

Quando si riflette sul metodo di studio è importante che ci sia un lavoro adeguato anche nel contesto familiare, con attenzione particolare alla pianificazione, una pianificazione riguardante la suddivisione delle varie discipline e la distinzione tra i momenti di studio e i momenti di riposo. 

È importante che la pianificazione avvenga giornalmente e settimanalmente, la struttura della pianificazione può essere fatta nella maniera più attrattiva possibile rispetto ai ragazzi, attraverso l’utilizzo di figure, evidenziatori ed elementi grafici.

La pianificazione è strettamente connessa all’uso dei timer o delle sveglie, che possano distanziare il tempo e discriminare le varie attività da svolgere e le pause.

Un elemento importante da dover considerare in queste situazioni è la strutturazione dell’ambiente, infatti per coloro che hanno una ridotta soglia dell’attenzione, o in quei momenti dove il carico cognitivo diviene elevato, è fondamentale evitare fonti di distrazione, sia dai dispositivi elettronici, se non sono richiesti ai fini dello svolgimento dei compiti, ma anche distrazioni esterne, ad esempio evitare di essere posizionati di fronte alla finestra, da cui si può avere numerosi elementi di distrazione.

Aspetti emotivi

I bambini che vivono difficoltà all’interno del contesto scolastico, o che non hanno un adeguato metodo di studio potrebbero vivere stati emotivi negativi, con ridotta autostima, stati di ansia e senso di incompetenza, per tale ragione è importante che nel corso delle attività si abbia cautela.

Sia nel contesto familiare che durante le attività scolastiche i bambini dovrebbero ricevere valutazioni positive, valorizzando l’impegno posto nelle attività ed enfatizzando quando viene svolto qualcosa in maniera corretta. I bambini in questa età possono imparare importanti segnali esterni rispetto alla presa di coscienza e alla consapevolezza, dunque si può agire sulle proprie difficoltà, sul rendere consapevoli rispetto a come queste influiscono sugli apprendimenti, in tal modo il bambino può apprendere ed interpretare in maniera adeguata quanto gli accade (Vio et al., 2012).

Conclusioni

Il periodo del ritorno a scuola può coincidere con emozioni di gioia o di tristezza ed ansia, quest’ultima situazione accade in particolare quando vengono dedicate molte ore allo studio ma si ottengono pochi risultati, le cause possono essere molteplici: talvolta ci sono difficoltà o disturbi diagnosticati, in altre situazioni non si ha un buon metodo di studio che permetta di raggiungere i risultati con un ridotto sforzo. 

Quando ci si riferisce al metodo di studio è importante tenere in considerazione le funzioni esecutive, infatti queste sono costantemente implicate in ciascuna fase di apprendimento, se esistono delle difficoltà in queste fasi, potrebbe generarsi un sovraccarico cognitivo che riduce l’efficienza. 

Un aspetto da conoscere è l’attenzione, ciascuna persona ha una soglia di attenzione diversa e variabile. L’attenzione è quella funzione che permette di rimanere focalizzati su degli stimoli specifici (Santrock et al., 2021), esistono diversi tipi di attenzione:

  • L’attenzione selettiva: quando si è focalizzati su un unico stimolo che in quel momento risulta essere rilevante (Santrock et al., 2021)
  • L’attenzione divisa: quando si è divisi su più attività contemporaneamente (Santrock et al., 2021)
  • L’attenzione sostenuta: permette di indentificare dei cambiamenti minimi (Santrock et al., 2021).
  • L’attenzione esecutiva: quando si pianifica, si monitorano i progressi e si trovano delle soluzioni (Santrock et al., 2021).

Nella gestione del metodo di studio è importante che ci sia la giusta attenzione, la quale non deve necessariamente essere prolungata, bensì è importante attuare una pianificazione tra i momenti di pausa e i momenti di studio, ma occorre essere disposti in un ambiente che evita le distrazioni sia dai dispositivi tecnologici che da qualunque altra fonte esterna. Un ulteriore aspetto importante è la pianificazione, infatti pianificare i momenti di studio e le pause da fare ed usufruire delle sveglie o dei timer per rispettarli, permette di restare concentrati per il tempo richiesto avendo l’elemento esterno, quindi la sveglia o il timer, a ricordare cosa occorre fare.

Quando si organizza la propria attività di studio è importante prendere consapevolezza dei propri punti di forza e delle proprie debolezze, in tal modo è possibile suddividere le energie adeguatamente ed evitare un sovraccarico cognitivo. Dopo aver preso coscienza delle proprie difficoltà, è possibile avere una diversa percezione del sé, rispetto ai traguardi raggiunti e agli ostacoli incontrati, valorizzando anche i successi ottenuti; in tali condizioni è importante che sia insegnanti che genitori, e specialisti, svolgano un lavoro in parallelo, così da ridurre i vissuti emotivi negativi ed incrementare l’autostima, la percezione del sé e la valutazione che se ne ha (Vio et al., 2012).

Bibliografia

  • Cadamuro, A. (2003). Stili di apprendimento e stili di insegnamento. RIFORMA E DIDATTICA, 2, 63-70.
  • Cadamuro, A. (2004). Stili cognitivi e stili di apprendimento. Psicologia per la Buona scuola, 41.
  • Diamond, A. (2013). Executive functions. Annual review of psychology, 64(1), 135-168.
  • Miyake, A., Friedman, N. P., Emerson, M. J., Witzki, A. H., Howerter, A., & Wager, T. D. (2000). The unity and diversity of executive functions and their contributions to complex “frontal lobe” tasks: A latent variable analysis. Cognitive psychology, 41(1), 49-100
  • Santrock, J. W., Deater-Deckard, K., Lansford, J., & Rollo, D. (2021). Psicologia dello sviluppo, IV ed. italiana.
  • Vio, C., Tressoldi, P. E., & Presti, G. L. (2012). Diagnosi dei disturbi specifici dell’apprendimento scolastico. Edizioni Erickson.

Sitografia