L’OPERATORE CHE SI OCCUPA DI BURNOUT
Il Burnout viene considerato da molti studiosi, non solo un sintomo di sofferenza individuale legata a stress lavorativo, ma un problema di natura sociale provocato da svariate cause. Infatti, esso può interessare il singolo lavoratore, lo staff nel suo insieme ma anche intere organizzazioni lavorative.
L’aiuto maggiormente efficace per entrambe le situazioni è sicuramente un intervento da parte di un professionista competente in materia, che possa fornire una molteplicità di strumenti, partendo da quelli inerenti la sfera cognitiva, il favorire una maggiore consapevolezza delle difficoltà che si stanno attraversando, aiutare a comprendere la relazione che intercorre tra il proprio comportamento, il vissuto, il contesto di vita e lavorativo, per arrivare a modificare i successivi atteggiamenti in coerenza con quanto acquisito.
Come già accennato, la risoluzione del fenomeno Burnout, dovrebbe essere affrontata sia a livello organizzativo che del singolo. Per quanto riguarda l’organizzazione, è sempre consigliabile l’adozione di un approccio preventivo per combattere il problema. Infatti, già in ambito di selezione del personale, il professionista, dovrebbe individuare gli operatori a rischio di Burnout, ossia quelli le cui caratteristiche di personalità sono le stesse che possono diventare fattori soggettivi di stress. Una volta individuati tali operatori tra i candidati, i responsabili della selezione possono escluderli oppure selezionarli e costruire un progetto individuale per ciascun lavoratore. All’interno dell’organizzazione, quindi, dovrebbe operare uno psicologo del lavoro (esperto laureato in psicologia del lavoro e dell’organizzazione), che si occuperebbe non solo di selezione, ma anche di formazione e sviluppo, consulenza per le carriere, analisi delle performance e della relazione che intercorre tra azienda e singolo lavoratore. Questa figura, è molto importante anche nell’analizzare il funzionamento dei gruppi di lavoro, per migliorarne l’interazione e risolvere dinamiche gruppali non funzionali al raggiungimento dello scopo e opposte alla mission dell’azienda. Lo psicologo del lavoro, deve intervenire anche sui fattori psicosociali che influenzano il funzionamento organizzativo, sui cambiamenti aziendali, agendo in maniera tale da controllarne l’ impatto sulla vita delle persone. Egli, all’interno di una azienda, valuta la situazione attuale e il potenziale dei soggetti lavorativi che la costituiscono. In questo modo esamina l’efficacia nella messa in atto di una serie di strategie e interviene su eventuali errori che potrebbero causare, nel tempo, danni economici, relazionali, personali profondi.
Per quanto riguarda il singolo, gli interventi non sono semplici, perché, nel momento di difficoltà propria, il soggetto dovrebbe essere in grado di rivolgersi ad uno psicologo per farsi aiutare ma, a causa sia di pregiudizi verso la categoria di professionisti che si occupa di tali problematiche, sia perché spesso non è in grado di chiedere aiuto, il soggetto potrebbe tirarsi indietro aggravando la situazione personale e professionale. I professionisti, in questo settore potrebbero proporre molte strategie di intervento che vanno da una terapia cognitivo-comportamentale, ad una psicoterapia incentrata sui bisogni più profondi inerenti la sfera intima e soggettiva dell’operatore.
Oggi, il Burnout. rappresenta un rischio troppo elevato per ogni contesto organizzativo: i costi economici, la produttività ridotta, i problemi di salute e il generale il declino della qualità della vita personale o lavorativa sono un prezzo troppo alto da pagare, pertanto, rivolgersi ad esperti in materia, potrebbe migliorare se non risolvere le dinamiche e le difficoltà alle quali siamo esposti.