L’importanza dell’ergonomia sul posto di lavoro

A cura di: Marialuisa Primi

INTRODUZIONE

L’ergonomia è la disciplina scientifica che si occupa, con un approccio interdisciplinare, dei problemi relativi al lavoro umano in rapporto alla progettazione delle macchine e agli ambienti di lavoro, al fine di individuare le soluzioni più idonee alle esigenze psicofisiche dei lavoratori e al contempo a quelle della produzione. Lo scopo dell’ergonomia è, dunque, quello di migliorare le prestazioni del sistema e la soddisfazione complessiva dei lavoratori, tutelandone al contempo il benessere, la salute e la sicurezza.

L’obiettivo di questo articolo è quello di fornire una panoramica relativa all’importanza dell’ergonomia sul posto di lavoro, proponendo un’analisi della disciplina e del ruolo che gioca nei contesti organizzativi.

È emerso chiaramente che un ambiente di lavoro ergonomico non solo migliora la produttività, ma contribuisce anche al benessere generale dei dipendenti, riducendo gli infortuni e migliorando la soddisfazione lavorativa e la salute mentale.

Nel presente lavoro ci sarà un focus particolare sulle sfide ergonomiche del lavoro di oggi, ormai in piena rivoluzione industriale 4.0, con riferimento all’attuale “piano europeo 2023-25, Ambienti di lavoro sani e sicuri nell’era digitale”.

1. Ergonomia: una scienza interdisciplinare

La parola ergonomia, etimologicamente, deriva dall’unione di due parole di lingua greca: érgos, ossia lavoro, e nomos, legge. Viene dunque definita come la disciplina scientifica che mette in relazione l’attività umana e le sue condizioni ambientali, strumentali ed organizzative, per tutelare il più possibile la salute ed il benessere del lavoratore o dell’uomo in generale (Palmisano, 2012).

Quello dell’ergonomia è dunque un campo di studio vasto ed interdisciplinare, che integra all’ambito sanitario anche principi di ingegneria, psicologia e design, al fine di creare ambienti di lavoro ottimali.

Le principali applicazioni dell’ergonomia infatti includono:

  • l’ergonomia fisica, che si occupa della progettazione di attrezzature e mobili per favorire una postura corretta e prevenire lesioni muscolo-scheletriche;
  • l’ergonomia cognitiva, che si concentra sull’ottimizzazione delle attività cognitive e decisionali dei lavoratori;
  • l’ergonomia organizzativa, che riguarda la progettazione di sistemi e processi di lavoro per migliorare la soddisfazione e la produttività.

1.1. Come opera l’ergonomia

L’ergonomia cerca, quindi, di adattare il compito, gli strumenti e le attività lavorative a quelle che sono le capacità anatomiche, fisiologiche e psicologiche dell’uomo.

Gli interventi ergonomici sono modifiche progettate per migliorare l’ambiente di lavoro, o il modo in cui le persone interagiscono con le loro mansioni e strumenti, con l’obiettivo di aumentare la sicurezza, il comfort e la produttività.

Le aree di intervento dell’ergonomia si possono suddividere in tre macro-categorie:

  1. interventi sulla persona che compie l’azione, con educazione, consigli sulle tecniche di lavoro e di gestione dei pesi, programma di esercizi;
  2. interventi fisici applicabili al luogo di lavoro, modificando l’ambiente in cui avviene l’azione o con l’introduzione di eventuali ausili;
  3. interventi organizzativi, effettuando cambiamenti al sistema di lavoro come, ad esempio, migliorare la gestione delle mansioni e dei turni a cui i lavoratori sono sottoposti (Bongers, Ijmker, van den Heuvel, & Blatter, 2006).

2. La situazione in Italia: il testo unico sulla sicurezza (D.Lgs. 81/08) e dati Inail

In Italia, il D.lgs.81/08 o testo unico sulla sicurezza emanato nel 2008 (modificato e aggiornato costantemente nel corso degli anni) costituisce un vero e proprio codice della salute e della sicurezza sul lavoro, una guida indispensabile per tutelare la salute e la sicurezza dei lavoratori all’interno dei contesti lavorativi.

Nel testo è presente tutta la disciplina in materia di salute e sicurezza sul lavoro dello stato italiano. Relativamente agli aspetti ergonomici, secondo quanto previsto dalla normativa vigente, il datore di lavoro è tenuto obbligatoriamente ad adeguare l’ambiente di lavoro al fine di migliorarlo e ridurre i rischi riscontrati durante la fase di valutazione.  In modo particolare, l’art. 15 del D. Lgs.81/08 prevede “il rispetto dei principi ergonomici nell’organizzazione del lavoro, nella concezione dei posti di lavoro, nella scelta delle attrezzature e nella definizione dei metodi di lavoro e produzione, in particolare al fine di ridurre gli effetti sulla salute del lavoro monotono  e di quello ripetitivo”.

Secondo i dati INAIL (Istituto Nazionale per gli infortuni sul lavoro), le malattie muscolo-scheletriche sono ormai dal 2008 quelle più denunciate e, dalle ultime stime (report Inail, 2023), nel 2022 rappresentano quasi il 70% di tutti i casi: 42.000 denunce ripartite tra “disturbi dei tessuti molli” (tendiniti, soprattutto alla spalla come la sindrome della cuffia dei rotatori e al gomito per epicondelite) e “dorsopatie” (disturbi, degenerazioni, ernie dei dischi intervertebrali), seguite da oltre 7.500 denunce per “malattie del sistema nervoso” (sindromi del tunnel carpale, soprattutto).

Questo dato registrato in Italia è in realtà lo specchio di ciò che sta avvenendo nel mondo in seguito a quella che è stata ribattezzata la quarta rivoluzione industriale, in cui l’utilizzo delle tecnologia ha cambiato profondamente il modo di lavorare e, di riflesso, ha portato anche a dei rischi e degli effetti differenti rispetto a quanto avveniva in passato. Secondo l’indagine OSH Pulse 2022, infatti, il 73% dei lavoratori europei utilizza computer portatili, tablet e smartphone, il 60% computer fissi, l’11% dispositivi indossabili, il 5% macchine o robot dotati di intelligenza artificiale, il 3% robot che interagiscono con l’operatore umano.

Le patologie di tipo muscolo-scheletrico sono fortemente correlate proprio con quelle attività professionali che prevedono lunghe ore in ufficio, seduti alle scrivanie e impegnati con l’utilizzo di computer. Una conferma è stata l’accrescimento ulteriore dei dati relativi a questo genere di rischio sul lavoro, in particolare durante e in seguito al periodo della pandemia, in cui lo smart-working ha coinvolto un grande numero di lavoratori in tutto il mondo.

2.1 La campagna Eu-Osha-Safe and healthy work in the digital age

Abbiamo visto come la presenza della tecnologia sia diventata sempre più dirompente in tutti i contesti professionali, tuttavia solo nel 24% dei luoghi di lavoro si discute del loro potenziale impatto sulla salute e sulla sicurezza dei lavoratori (Osh Pulse, 2022).

In relazione a questi dati, e ai profondi mutamenti dell’attuale contesto storico, l’Agenzia europea per la sicurezza (Eu-Osha) ha lanciato la campagna “Ambienti di lavoro sani e sicuri” 2023-2025, intitolata “Safe and healthy work in the digital age”, che intende sensibilizzare l’opinione pubblica in merito all’impatto delle nuove tecnologie digitali sul modo di lavorare, nei luoghi di lavoro e alle sfide correlate, ma anche alle opportunità in materia di salute e sicurezza lavorativa.

Le cinque priorità di indagine e sviluppo definite all’interno della campagna sono:

  1. lavoro sulle piattaforme digitali;
  2. robotica avanzata e intelligenza artificiale;
  3. telelavoro;
  4. sistemi digitali intelligenti;
  5. gestione dei lavoratori tramite l’intelligenza artificiale.

Gli obiettivi comuni dei paesi aderenti al progetto sono molteplici e importanti, e possono essere sintetizzati nei seguenti punti:

  • migliorare le conoscenze sull’uso sicuro e produttivo delle tecnologie;
  • digitalizzare tutti i settori;
  • sensibilizzare in merito alla digitalizzazione e alle sue conseguenze in materia di sicurezza sul lavoro;
  • informare riguardo ai rischi e alle opportunità emergenti;
  • promuovere la valutazione dei rischi e la gestione sana e sicura della trasformazione digitale del lavoro;
  • agevolare lo scambio di informazioni e buone pratiche.

3. Rischi del lavoro digitalizzato

Le principali fonti di rischio in attività professionali che richiedono attività a videoterminali, uffici, attività svolte in smart-working, call center o similari, sono riferibili a:

  • caratteristiche della postazione di lavoro (caratteristiche del piano di lavoro, della seduta, disposizione dei materiali, ecc.);
  • caratteristiche del videoterminale, come lo schermo e le periferiche;
  • caratteristiche dell’ambiente in cui si trova la postazione di lavoro (illuminazione, microclima, rumore, ecc.).

In un suo documento di analisi e divulgazione, l’INAIL (2022) ha evidenziato i diversi rischi di queste attività.

In primo piano, come già evidenziato dai danni espressi in termini statistici, ci sono i problemi di natura muscolare e articolare, soprattutto nelle aree della colonna vertebrale, ma anche le braccia e le spalle, soggette alle infiammazioni e alle rigidità dovute da posture statiche e statiche, spesso prolungate per molte ore al giorno.

Ma questi non sono gli unici rischi per la salute, in quanto anche le problematiche agli occhi rappresentano un rischio importante. L’uso prolungato dei videoterminali, infatti, può causare infatti affaticamento visivo, secchezza oculare, mal di testa e disturbi come la sindrome da visione al computer. Le cause includono l’esposizione a luminosità inadeguata e il fissare lo sguardo a lungo su uno schermo.

Il lavoro al videoterminale può causare, inoltre, anche affaticamento mentale, peggiorando i suddetti disturbi muscolo-scheletrici e visivi. La monotonia del lavoro, i tempi stretti e le relazioni lavorative possono anche aumentare lo stress, perciò prendere pause regolari ed equilibrate aiuta a ridurre la tensione a livello mentale, distendendo i nervi e migliorando l’efficienza lavorativa.

3.1 Soluzioni ergonomiche per un ambiente di lavoro più sano

Diverse soluzioni ergonomiche possono essere adottate strategicamente per sviluppare ambienti di lavoro più sicuri e confortevoli. Vediamo quali sono state quelle implementate in questi mesi, durante il programma “Safe and healthy work in the digital age”:

  • configurazione della scrivania: la postazione di lavoro deve essere regolabile in altezza per adattarsi alla statura del lavoratore, permettendo il posizionamento adeguato dei gomiti, e dev’essere abbastanza spaziosa sia sul piano superiore sia al di sotto, dove devono esserci almeno 70 cm di spazio in altezza per il comodo spostamento delle gambe;
  • configurazione degli schermi: il monitor del computer deve essere ben regolato in base alla luminosità e posizionato all’altezza degli occhi, e possibilmente ad una distanza di circa 50-70 cm, mentre tastiera e mouse devono essere posizionati il più vicino possibile al corpo per evitare di allungarsi;
  • utilizzo di sedie ergonomiche: una postazione di lavoro ergonomica necessita di sedie con un adeguato supporto lombare grazie alla possibilità di regolare l’inclinazione, la profondità del sedile e l’altezza, in modo che le gambe formino correttamente un angolo di circa 90° tra pavimento e ginocchia;
  • pause regolari ed esercizi di stretching: è importante ricordarsi di fare regolarmente delle brevi pause durante il lavoro per alzarsi, muoversi e, opportunamente, fare stretching per distendere gli arti, ridurre la fatica e prevenire problematiche muscolo-scheletriche;
  • formazione: tutti i dipendenti dovrebbero ricevere una formazione precisa ed esaustiva sui principi ergonomici e su come impostare correttamente la propria postazione di lavoro;
  • valutazioni ergonomiche: tutte le aziende dovrebbero effettuare regolarmente valutazioni sull’ergonomia dei propri spazi di lavoro per identificare e risolvere potenziali problemi di natura ergonomica, eventualmente segnalati dai dipendenti.

L’implementazione di un programma di ergonomia sul posto di lavoro richiede un impegno sinergico da parte di tutta l’azienda, dalla direzione ai singoli dipendenti. Ecco alcuni elementi chiave per un’implementazione efficace dei principi ergonomici all’interno di ogni organizzazione:

  • supporto della direzione: il management deve essere informato e soprattutto convinto dell’importanza dell’ergonomia, al fine di fornire il supporto necessario per l’implementazione di un programma dettagliato;
  • formazione di settore: i dipendenti devono essere formati costantemente ed adeguatamente sui principi ergonomici e su come impostare correttamente la propria postazione di lavoro, anche in autonomia, sopratutto nei casi in cui l’azienda prediliga il remote working e, dunque, emerga la necessità di indirizzare i propri lavoratori verso una corretta organizzazione del proprio spazio di lavoro domestico;
  • valutazioni interne e adeguatezza: le aziende dovrebbero effettuare regolarmente valutazioni dettagliate in merito al rispetto dei principi ergonomici nei luoghi e nelle dinamiche di lavoro, coinvolgendo attivamente tutti i dipendenti ed eventualmente considerando l’ipotesi di investire nel miglioramento dell’ergonomia aziendale per risolvere potenziali problematiche o, più semplicemente, per adeguarsi alle innovazioni tecniche e tecnologiche che consentono un potenziamento delle condizioni di lavoro.

4. Un’indagine sugli effetti negativi di postazioni di lavoro che non rispettano l’ergonomia

Fellowes, un’azienda specializzata in prodotti ergonomici per spazi di lavoro, ha recentemente realizzato uno studio con il futurista comportamentale William Higham e un team di esperti di settore, allo scopo di indagare l’impatto delle attuali abitudini lavorative sulla salute in futuro.

Lo studio ha evidenziato come alcuni disturbi, quali affaticamento oculare (50%), dolori alla schiena (49%) e mal di testa (48%) siano già molto comuni tra i lavoratori, e che ben 7 lavoratori su 10 assumano addiritura farmaci per contrastare l’insorgenza di questi disagi. Inoltre, è emerso come gran parte dei datori di lavoro non stiano ancora adottando misure sufficienti per prevenire problemi di salute nell’ufficio, e che il 25%  dei lavoratori, dunque almeno 1 su 4, abbia chiesto un miglioramento delle proprie postazioni di lavoro, senza però vedere ancora degli interventi in materia.

Basandosi su questo studio, con l’obiettivo di proiettare i potenziali effetti di contesti lavorativi non ergonomici, è stata riprodotta Emma, una figura a grandezza reale che dimostra quanto postazioni di lavoro e ambienti inadeguati possano influenzare negativamente il nostro corpo. Gli aspetti emersi sono notevoli, nonché poco incoraggianti:

  • obesità, o tendenza all’obesità, causata dalla sedentarietà e dal poco movimento;
  • schiena curva causata dalla postura scorretta che assumiamo alla scrivania, con conseguenti dolori di schiena;
  • muscoli delle gambe privi di tonicità, caviglie gonfie, vene varicose e cellulite, tutti disturbi causati dalla cattiva circolazione sanguigna;
  • stress, eczemi e altre malattie della pelle;
  • problemi allo stomaco e all’apparato digestivo, dovuti alla mediocre qualità del cibo che viene spesso consumato nelle ore di lavoro aziendali e allo scarso lasso di tempo dedicato alla pausa pranzo;
  • ansia costante, causata dai ritmi lavorativi sempre più frenetici.

Un quadro che appare tanto chiaro quanto allarmante, che fa riflettere su quanto sia importante agire in maniera preventiva per evitare la cronicizzazione di disturbi fisici e il relativo effetto sullo stato di benessere di dipendenti e aziende.

CONCLUSIONI

Supportare e migliorare l’ergonomia sul posto di lavoro è un investimento a lungo termine che può portare le aziende a disporre di una forza lavoro più sana, motivata e produttiva. Un approccio proattivo all’applicazione dei principi ergonomici può aiutare le aziende anche a ridurre i costi legati alle assenze per malattia o infortunio, migliorando al contempo la soddisfazione generale dei lavoratori.

Le organizzazioni che già adottano e sviluppano pratiche ergonomiche come parte integrante della loro cultura aziendale, inoltre, possono beneficiare di un certo vantaggio competitivo e di una reputazione positiva diffusa in qualità di datori di lavoro attenti al benessere dei propri dipendenti.

L’attuale sfida dell’ergonomia è quella di fare prevenzione su tutti i rischi derivanti da un lavoro sempre più digitalizzato, certamente avanguardistico dal punto di vista della produttività e dell’efficienza, ma che necessita di essere riprogettato a misura d’essere umano.

BIBLIOGRAFIA E SITOGRAFIA

  1. Bongers, P. M., Ijmker, S., van den Heuvel, S., & Blatter, B. M. (2006). Epidemiology of work related neck and upper limb problems: psychosocial and personal risk factors (part I) and effective interventions from a bio behavioural perspective (part II). Journal of Occupational Rehab https://www.premus2004.ethz.ch/Vorlesungen/Beweg/Literatur_06-07/02-MSD%20physical%20psychosocial_Bongers_2006.pdf
  2. Higham, W. (2019) Il collega di lavoro del futuro. Una relazione sulla salute a lungo termine degli impiegati d’ufficio https://assets.fellowes.com/skins/fellowes/responsive/it/it/resources/work-colleague-of-the-future-2/download/WCOF_Report_EU.pdf