LA VITTIMA HA UN RUOLO NEL REATO?

vittima

L’assassinato non è irresponsabile per il proprio assassinio,
E il derubato non è senza colpa per il furto subito.
E il giusto non è innocente per le azioni dei malvagi,
E chi ha le mani bianche non è immune dalle azioni dello scellerato.
Sì, il colpevole è spesso la vittima del colpito,
E ancora più spesso il condannato regge il peso per quelli che son privi di colpa e di biasimo.
Khalil Gibran, Il Profeta

La messa in atto delle condotte criminali dipende da numerosi fattori; tra di essi, un elemento da non sottovalutare è proprio la vittima del reato.

In primo luogo, gli individui ab origine non hanno una uguale probabilità di essere vittimizzati, sono caratterizzati cioè da una diversa vulnerabilità; tale vulnerabilità dipende da caratteristiche predisponenti di tipo bio-fisiologico, psicologico e sociale.

In secondo luogo, per quanto riguarda i rapporti della vittima con il reo, soprattutto per alcuni tipi di crimine – si pensi all’omicidio o allo stupro – tra le vittime e gli autori di reato ci sono rapporti pregressi.

In terzo luogo, la vittima può essere in parte responsabile della sua vittimizzazione, ad esempio può entrare a far parte dell’azione delittuosa (vittima partecipante). Un tipo di vittima partecipante è la cosiddetta vittima provocatrice, che ad esempio aggredisce per prima quello che diventerà il suo “carnefice”.

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Una natura interattiva, comunicativa e simbolica contraddistingue il rapporto tra la vittima e l’autore di reato, sia prima del delitto che durante l’azione criminale. Tra i due vengono scambiati segni, messaggi, gesti significativi – che possono anche essere fraintesi – che contribuiscono attivamente alla consumazione del reato.

La vittima è tale perché esiste un carnefice ma è anche vero che il carnefice non può essere tale senza una vittima, è corretto quindi parlare di coppia criminale (concetto elaborato ed introdotto da Hans von Hentig, il padre della vittimologia): autore e vittima sono legati da una relazione significativa e indissolubile che li rende complementari. Qualunque tipo di crimine in cui un soggetto ne vittimizza un altro è una relazione.

La vittimologia, disciplina relativamente nuova, ha come oggetti di studio la vittima, la sua personalità, le sue caratteristiche biologiche, psicologiche, morali, sociali e culturali, le sue relazioni con il criminale e il ruolo che ella ha assunto nella genesi del crimine; inoltre, si occupa delle ripercussioni psicologiche a cui vanno incontro la vittima e le persone coinvolte indirettamente nel crimine e delle conseguenze sociali del reato, ovvero delle dinamiche che si instaurano tra la vittima e il resto della società, a partire dalla famiglia e dalla cerchia amicale fino ai mass media, alle istituzioni ed alle agenzie di controllo (magistrati, forze di polizia ecc.).

Come è ovvio, alcuni aspetti vittimologici non vengono evidenziati ed indagati per colpevolizzare la vittima e deresponsabilizzare il reo, ma per capire meglio le dinamiche delittuose ed avere degli strumenti in più per prevenire la commissione dei reati.

Bibliografia
• DE LUCA R., MACRÌ C., ZOLI B., Anatomia del crimine in Italia. Manuale di Criminologia, Milano, Giuffrè Editore, 2013
• FARGNOLI A. L., MORETTI S., SCARDACCIONE G., La violenza. Le responsabilità di Caino e le connivenze di Abele, Roma, Alpes, 2010 (Collana di criminologia e scienze sociali forensi)
• PONTI G., MERZAGORA BETSOS I., Compendio di criminologia. Quinta edizione, Milano, Raffaello Cortina Editore, 2008
• STRANO M., Manuale di Criminologia Clinica, Firenze, Società Editrice Europea, 2003

A cura della dott.ssa Ester Belfatto