La motivazione: cosa ci spinge davvero a praticare Sport?

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Quando si parla di motivazione, si fa riferimento alla spinta dell’individuo ad agire ed a mettere in atto comportamenti orientati ad uno scopo. Affinché si inizi nella propria vita a praticare una qualsiasi attività, infatti, è necessaria una spinta, una causa, appunto una motivazione.

Lo stesso ragionamento vale quindi anche per avvicinarsi ad uno sport.

Le motivazioni saranno quindi differenti da persona a persona, avranno diverse implicazioni e differenti obiettivi.

Il concetto di motivazione è costituita da due componenti:

  • La direzione: la meta verso cui si dirige l’azione. Cosa ci attrae, cosa cerchiamo, cosa ci stimola a fare sport e a scegliere una specifica attività sportiva.
  • L’intensità: quanto sforzo ed impegno si mette nell’intraprendere e portare avanti un determinato scopo, azione, pratica sportiva.

Solitamente direzione e sforzo sono strettamente legati: quando una cosa non ci piace e non abbiamo motivo per farla, è molto probabile che ci sforzeremo minimamente, mentre quando decidiamo che un obiettivo è importante, ci impegniamo a fondo per raggiungerlo.

La motivazione influisce sulla scelta delle attività praticate (come il grado di difficoltà, o livello degli avversari con cui gareggiare), sull’impegno messo per raggiungere gli obiettivi (frequenza ed intensità degli allenamenti), e sulla resistenza di fronte ai fallimenti e alle difficoltà.

Quanti tipi di motivazione esistono?

  1. Motivazione intrinseca: quando la spinta ad agire deriva da stimoli interni, dal piacere, dal divertimento personale, dalla voglia di mettersi in gioco, di migliorare, e così via. Le attività motivate intrinsecamente sono autonome e autodeterminate, ed ogni intervento esterno che riduca tale percezione di autonomia, incide negativamente. Un atleta spinto da motivazione intrinseca, sarà molto esigente con Sé stesso e non necessiterà per impegnarsi di troppi stimoli da parte dell’allenatore.
  2. Motivazione estrinseca: quando si è spinti da incentivi esterni, premi, remunerazioni, dalla possibilità di ricevere lodi e elogi. Lo sportivo dotato di motivazione estrinseca, sarà dipendente dal giudizio altrui, maggiormente fragile e bisognoso di ottenere conferme del proprio valore dall’esterno. L’atleta tenderà ad essere poco costante sia nell’impegno che nei risultati.

Ovviamente ogni età ha specifiche motivazioni. I motivi che avvicinano un bambino alla pratica sportiva saranno differenti da quelli che spingono l’adolescente o l’adulto all’approccio sportivo.

Ed anche i motivi che spingono all’abbandono sportivo saranno differenti.

Quali sono le motivazioni che spingono a praticare sport?

  • I bambini sono spinti a fare sport dal desiderio di sperimentazione dell’ambiente, sono incuriositi dagli attrezzi e portati a testare le loro competenze, sono desiderosi di trarre appagamento dal gioco. E’ fondamentale per i piccoli essere supportati dall’allenatore e dalla famiglia.
  • Gli adolescenti traggono piacere dalla competizione, dal confronto con gli altri, sfidare le proprie capacità e mettersi alla prova in compiti sempre più difficili per migliorarsi. Nell’adolescenza aumenta quindi il desiderio di gareggiare e diminuisce la necessità del supporto esterno.
  • Gli adulti sono spinti dal desiderio di divertimento, di svago e di competizione, a cui spesso si uniscono anche la necessità di fare attività fisica per motivi di salute e per mantenersi in forma.

Quali sono i motivi di abbandono della pratica sportiva:

  • Gli adolescenti tendono ad abbandonare per problemi inerenti il rapporto con l’allenatore o il gruppo sportivo o per mancanza di divertimento;
  • Gli adulti invece tenderebbero ad abbandonare per l’emergere di altri interessi o per necessità collegate al mondo del lavoro.

Per l’allenatore sarà fondamentale conoscere la tipologia ed il grado di motivazione dell’atleta, anche in base alla sua età, per poterla incrementare.

Come si può incrementare la motivazione?

  • Comprendere le motivazioni che spingono a partecipare o non partecipare all’attività sportiva;
  • Conoscere gli stili attributivi degli atleti cioè il modo in cui essi vivono il successo ed il fallimento;
  • Agire sull’ambiente, in modo da renderlo più similare alle necessità ed ai bisogni degli atleti, per stimolarli ed accrescere la collaborazione e la cooperazione nel gruppo e tra allenatore ed atleta.

Vedi anche: I benefici dello Sport nei Disturbi Specifici dell’Apprendimento