LA DISCALCULIA NELLA SCUOLA SECONDARIA
Negli ultimi anni si sono diffuse espressioni come dislessia, disgrafia, disortografia e discalculia. Si tratta di disturbi specifici dell’apprendimento (abbreviati con la sigla DSA). Alcuni si spaventano quando sentono questa espressione, pensando che si tratti di malattie, ritardi psicofisici o qualcosa del genere. In realtà si tratta di un disturbo che coinvolge abilità specifiche (lettura, comprensione, scrittura e calcolo) che riguardano l’apprendimento. Cos’è un disturbo? Il dizionario Treccani lo definisce così: “irregolarità o disordine nelle funzioni organiche”. Quindi chi ha un DSA ha sicuramente delle difficoltà, ma non si tratta di una malattia. Bisogna anche chiarire che i ragazzi con DSA non sono incapaci di apprendere, semplicemente apprendono in maniera diversa e hanno bisogno di ausili. È un po’ come quando una persona ha problemi di vista. Non è detto che non riesca a vedere nulla, ma è anche vero che non vede come vedono gli altri. Ha bisogno di un ausilio, gli occhiali, che le permettano di compensare il suo difetto.
Il fatto che in questi ultimi anni si parli spesso di DSA e che ci sia una legge specifica per i DSA (la legge n. 170/2010) è positivo. Questo significa che l’ignoranza e i dubbi riguardanti queste difficoltà possono essere finalmente eliminati.
La discalculia è uno dei quattro DSA riconosciuti dalla legge italiana. Si tratta del disturbo specifico del calcolo. I ragazzi con discalculia possono avere diverse difficoltà: potrebbero fare confusione nello scrivere e leggere i numeri (per es. scrivono 5 e leggono quattro); potrebbero invertire la posizione delle cifre o saltare degli zeri, soprattutto nei numeri più lunghi; potrebbero avere difficoltà nel mettere in colonna i numeri e nel riconoscere quale cifra occupa la posizione delle centinaia, delle decine e delle unità; potrebbero anche avere problemi nel memorizzare le procedure di calcolo, le tabelline, le formule di geometria e nell’automatizzare tutti i procedimenti aritmetici che per gli altri, dopo un po’ di tempo, diventano di routine.
Non si tratta semplicemente di difficoltà nel ricordare, né si tratta di svogliatezza o ribellione da parte del ragazzo. Effettivamente il ragazzo non è in grado di svolgere questi compiti come fanno gli altri. Significa forse che un ragazzo o una ragazza con discalculia non possa apprendere la matematica? Assolutamente no! Tutto sta nel seguire il ragazzo o la ragazza in questione, adottando le giuste strategie e i giusti strumenti compensativi. Ebbene si, servono strategie e strumenti. D’altronde anche gli altri studenti usano strategie e strumenti per studiare. Quindi non c’è niente di strano. Il ragazzo con discalculia deve semplicemente usare strumenti e strategie che, a seconda del caso, saranno più o meno differenti da chi non è discalculico.
Il numero di alunni con DSA è costantemente cresciuto ed è passato dallo 0,7% del 2010/2011 al 3,2% del 2017/2018. Per la scuola secondaria di I grado, il 20% delle certificazioni DSA riguarda la discalculia; per la secondaria di II grado, la percentuale sale al 22,5% (Fonte: Miur.gov.it, 14/06/19).
Anche se spesso la discalculia viene scoperta negli ultimi anni della scuola primaria, questo non vuol dire che il problema venga risolto entro la fine del primo ciclo di istruzione. Ricordiamo che la discalculia non è una malattia, quindi non è qualcosa che si acquisisce né è qualcosa da cui si guarisce. Si tratta di una caratteristica individuale, presente sin dalla nascita (anche se in genere viene notata solo dopo che il bambino inizia a frequentare la scuola, perché è allora che verranno messe alla prova le sue abilità di apprendimento) e che non sparirà mai. Questo vuol dire che il ragazzo o ragazza con discalculia va seguito efficacemente anche durante il secondo ciclo di istruzione. È chiaro come sia importantissima una figura specializzata che accompagni lo studente con discalculia.