Nella maggior parte delle situazioni sociali, è importante che colui che comunica abbia ben chiari quelli che sono i propri obiettivi e le proprie priorità. Questo perché la conoscenza rispetto ai nostri scopi ci permette di meglio formulare la domanda e, in questo modo, avremo più probabilità di ottenere quello che stiamo cercando. Infatti, quando si comunica qualcosa, è utile chiedersi se il modo in cui lo stiamo chiedendo ci permette di raggiungere quelli che sono i nostri obiettivi. Avere consapevolezza di questi due aspetti, che sono gli obiettivi e le priorità, ci permette di fare le nostre richieste e di esprimere il nostro punto di vista in maniera chiara e diretta.
La comunicazione assertiva la potremmo far rientrare in una logica definita “ win win ”. Secondo questa logica, due persone con due desideri contrapposti si impegnano a trovare un accordo per arrivare ad un compromesso che vada a soddisfare entrambi i desideri. Quindi, la comunicazione assertiva potrebbe essere definita una comunicazione che vede alla base due bisogni opposti ma che alla fine vengono soddisfatti entrambi. La comunicazione assertiva viene vista sicuramente come una modalità di interazione che viene messa in atto attraverso un comportamento partecipe e non in contrapposizione con l’interlocutore; quindi, attraverso un comportamento di cooperazione e non di agonismo con l’altra persona con la quale si è in relazione. E’ un atteggiamento caratterizzato da alcuni aspetti tra cui una grandissima fiducia in se stessi e negli altri, un’assenza di critiche non costruttive e di pregiudizi e una capacità di comunicare e di esprimere in maniera chiara e onesta quelli che sono i propri sentimenti e i propri pensieri senza, però, andare a ferire l’altro.
Prima di parlare di regole essenziali per la comunicazione assertiva, è importante analizzare i diritti umani, quell’insieme di elementi che sembrano essere alla base della comunicazione assertiva. Ogni essere umano ha, infatti, il diritto di essere trattato con rispetto, gentilezza e dignità (primo diritto). Questi tre elementi sono considerati requisiti fondamentali ed essenziali di una società civile. Il secondo diritto fondamentale riguarda il poter esprimere con gentilezza i propri pensieri e sentimenti e il proprio punto di vista ed essere consapevoli che questo è valido tanto quanto quello degli altri. Questo significa che non esistono pensieri, opinioni e punti di vista giusti o sbagliati ma ognuno ha un proprio punto di vista e una propria opinione sulla realtà che è diversa da quella di un’altra persona ma non per questo alcune sono giuste e alcune sono sbagliate. Se le proprie opinioni e i propri pensieri vengono nascosti, gli altri non avranno sicuramente la possibilità di conoscere e di capire; è, quindi, fondamentale esprimere le proprie opinioni per far comprendere all’altro come siamo fatti. Il terzo diritto riguarda, invece, il diritto di rifiutare una richiesta quando lo si ritiene opportuno o, in alcune circostanze, di dire di no. Un altro diritto riguarda la possibilità di chiedere ciò che si vuole e ciò che si desidera proprio perché ognuno di noi ha il diritto di esprimere i propri bisogni e ciascuno ha delle necessità, dei desideri e dei bisogni ed è molto importante e molto utile esprimersi all’interno delle relazioni. Il quinto diritto riguarda, invece, la possibilità di poter sbagliare e di commettere errori, in quanto gli errori non sono considerati, come spesso si crede, dei fallimenti ma degli elementi essenziali e fondamentali per l’apprendimento. Questo diritto ci dice che, in quanto esseri umani, abbiamo il diritto di sbagliare e di commettere errori proprio perché sarebbe impossibile, per la stessa natura umana, non commettere errori e non sbagliare. Il sesto riguarda il diritto di cambiare la propria opinione e il proprio pensiero in quanto il cambiamento è associato a una mancanza di rigidità e, quindi, ad una flessibilità che è utile ed è un elemento fondamentale e funzionale per la crescita. Il settimo diritto riguarda la capacità di decidere se far valere o meno i propri diritti in conformità al diritto che ognuno di noi ha di scegliere. L’ultimo diritto riguarda, infine, la possibilità che ognuno di noi ha di poter decidere se dare spiegazioni, scuse o giustificazioni per il proprio comportamento. Al di là dei diritti umani, il cui rispetto si trova alla base di uno stile di comunicazione assertiva, alcuni studiosi hanno elaborato delle vere e proprie regole da mettere in atto, nelle situazioni sociali, per risultare il più assertivi possibile. Sono state individuate principalmente cinque regole. La prima regola riguarda l’ascoltare l’altro in modo attivo: ascoltare senza avere pregiudizi o preconcetti e con assenza di critiche non costruttive. Questo atteggiamento è l’unico che permette di comprendere davvero il punto di vista dell’interlocutore. In quest’ottica, è importante provare a fare una riformulazione di quanto detto per vedere se abbiamo capito bene o provare a fare delle domande chiarificatrici. L’aspetto fondamentale per questa prima regola è, però, come dicevamo, provare ad eliminare qualsiasi pregiudizio nei confronti della persona che ascoltiamo; cosa non facile, se proviamo a pensare a tutte le volte che abbiamo uno scambio comunicativo con qualcuno! Accade molto spesso che, trovandoci a parlare con una persona straniera o con una religione diversa dalla nostra, abbiamo, seppur in maniera inconsapevole, dei preconcetti rispetto alla sua cultura e ai suoi valori. Questa modalità non permette sicuramente di conoscere chi abbiamo di fronte e di capire quelli che sono i suoi pensieri e quello che è il suo punto di vista; non permette, quindi, una comunicazione assertiva. Un’altra regola fondamentale riguarda, invece, il parlare in prima persona; provare a non puntare il dito verso l’altro (modalità che sicuramente creerebbe una sorta di agonismo e conflitto) ma a far emergere i nostri bisogni. Questo è utile per far capire all’altro che non lo stiamo criticando, svalorizzando o mettendo in discussione il suo valore ma che stiamo esprimendo un nostro bisogno e una nostra necessità. Un esempio potrebbe essere il sostituire la frase “ti stai sbagliando” con “io non sono d’accordo” o “mi piacerebbe tu facessi diversamente”. La prima frase è un’accusa, esprime un giudizio negativo di errore sull’altra persona. La seconda frase, invece, non accusa, non punta il dito ma è incentrata su di sé e non su qualcosa dell’altro che noi giudichiamo non giusta. In fin dei conti, non siamo nessuno per giudicare un pensiero o un atteggiamento altrui come non giusti! Ognuno ha, nella maggior parte dei casi, le proprie ragioni per il modo in cui agisce e a nessuno è dato dire che queste ragioni sono sbagliate! Un’altra regola molto importante riguarda l’espressione delle nostre esigenze in modo chiaro e conciso. Questa modalità è utile per facilitare la comprensione da parte dell’altra persona. Per mettere in atto questa regola, si possono fornire degli esempi o parlare nella maniera più concreta possibile; cercare di eliminare quelle che sono le astrazioni, i giri di parole, le circonlocuzioni e parlare in modo chiaro e concreto fornendo degli esempi validi. La penultima regola riguarda il poter comunicare i nostri no in maniera efficace. E’ importante, infatti, come abbiamo visto anche nei diritti umani, poter dire di no quando lo si ritiene opportuno. Per fare in modo che la comunicazione sia di tipo assertivo, è utile dare, accanto al no, anche la motivazione del nostro rifiuto e, a volte, se lo so ritiene opportuno, provare a fare una proposta alternativa. In questo modo si avrà una comunicazione pienamente assertiva nonostante la risposta negativa! L’ultima regola afferma di fare molta attenzione al linguaggio e alla comunicazione non verbale. Infatti, l’assertività è mediata anche dal corpo oltre che dalle parole così come ogni tipo di comunicazione. Ci sono dei piccoli accorgimenti e delle piccole strategie non verbali che ci permettono di risultare più assertivi all’interno di una comunicazione. Tra questi troviamo il mantenimento del contatto visivo, l’espressione di un tono di voce fermo, l’espressione del volto vivace e una posizione del corpo che mostra apertura e non chiusura. Colin Wilson affermava che l’assertività è la capacità di utilizzare modalità di comunicazione che rendano altamente probabili reazioni positive nell’ambiente e riducono la possibilità di reazioni negative.
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