Lezione estratta dal Corso in Esperto nello sviluppo dell’Intelligenza Emotiva
Quali fattori influenzano l’Intelligenza Emotiva? Il ruolo della personalità, degli stili cognitivi e dell’ambiente
Nella lezione numero 3, invece, andiamo ad approfondire i fattori che influenzano l’Intelligenza Emotiva; in particolar modo ci fermeremo sul ruolo della personalità e degli stili attributivi. La cosa principale sulla quale appunto è importante soffermarsi (quando si parla di intelligenza emotiva proprio in virtù dei modelli che abbiamo presentato precedentemente) è capire proprio che tipo di peso abbiano le caratteristiche di personalità e le influenze individuali nell’andare a determinare l’intelligenza emotiva. Accanto a questi è necessario anche comprendere qual è il peso dei fattori socio-culturali, se l’ambiente assume un ruolo specifico, ma anche quali sono i diversi processi cognitivi che incidono sullo sviluppo dell’intelligenza emotiva.
Per comprendere il ruolo della personalità è necessario focalizzarsi un attimino su alcuni concetti importanti, ad esempio uno tra questi è il temperamento. Quando parliamo di temperamento ci riferiamo a quel costrutto complesso e multidimensionale che ancora oggi non riesce ad essere ben elaborato da parte degli psicologi, cioè non esiste ancora accordo su che cosa effettivamente si debba intendere quando si parla di temperamento e su come esso si distingua dal carattere. Diciamo che è stato definito sostanzialmente come l’insieme delle disposizioni comportamentali presenti sin dalla nascita le cui caratteristiche definiscono le differenze individuali nella risposta all’ambiente. Esprime, dunque, la componente emotiva della personalità determinata da quelle che sono le disposizioni ambientali e genetico-ereditarie. Esistono diverse teorie sul temperamento, ad esempio con posizione fortemente innatista, secondo la quale alla nascita sono presenti specifici tratti temperamentali: emotività, attività, socievolezza che influenzano, dunque, lo sviluppo della personalità. Altri autori, invece, non negano accanto ai fattori innati l’importanza dei fattori educativi, sociali e ambientali. Quindi il temperamento è in relazione ai fattori biologici, ai fattori psicologici e sociali presenti sin dalla nascita ed anche in relazione con l’ambiente comportando quindi nello sviluppo le prime operazioni di rimescolamento tra tutti questi fattori.
Il carattere, invece, è stato definito come una disposizione relativamente stabile che comprende quelli che sono gli aspetti tipici e abituali del comportamento in correlazione sia con gli aspetti intrapsichici, cioè interni alla persona, sia con quelli interpersonali. E’ definito, quindi, come il complesso delle caratteristiche individuali e delle disposizioni psichiche che distingue un soggetto dall’altro; una particolare organizzazione dinamica di schemi comportamentali stabili di ciascun individuo inclusi i modi di percepire il mondo e relazionarsi con esso. Si plasma quando inizia ad essere interiorizzato i modelli comportamentali e regole sociali del gruppo di appartenenza.
La personalità, invece, viene definita come l’insieme delle disposizioni temperamentali e caratteriali dell’individuo e si evolve dalla nascita all’età adulta. Già l’Oms definì la personalità con una modalità strutturata di pensiero, sentimento e comportamento che caratterizza il tipo di adattamento e lo stile di vita di un soggetto e che risulta da fattori costituzionali, dello sviluppo e dell’esperienza sociale. Sappiamo benissimo che sono stati poi delineati una serie di tratti di personalità. Già Allport definì questi come una serie di configurazioni di azioni di esperienza che distinguono le persone le une dalle altre. Anche il DSM quinto dunque definisce questi tratti di personalità come dei modi costanti di percepire, rapportarsi e pensare nei confronti dell’ambiente di se stessi, che si manifestano in un ampio spettro di contesti sociali e personali. Quindi, la configurazione che poi deriva da diversi tratti di personalità che caratterizzano una certa persona dà vita a quello che viene chiamato stile di personalità.
Diverse teorie hanno poi ovviamente cercato di definire il numero di tratti che compongono la personalità di un individuo. Tra i modelli più famosi rientra il modello del Big Five che è sicuramente uno di quelli più conosciuti e secondo il quale tutti gli individui si distinguono nel grado in cui esprimono uno o più cinque fattori di personalità. Una parte molto importante che è necessario approfondire e affrontare quando parliamo di Intelligenza Emotiva è il ruolo degli stili attributivi e Locus of Control. Gli stili attributivi sono definiti come degli schemi personali piuttosto stabili di attribuzione, cioè dei modi attraverso i quali ciascun individuo spiega i propri successi o insuccessi. Questi stili permettono di valutare il proprio risultato e poi, sulla base delle informazioni possedute, sulla base delle esperienze passate e di altri fattori individuali e motivazionali, attribuire quello stesso risultato a una o più cause particolari. Ogni persona infatti ha un proprio stile attribuito, ha cioè un suo modo di percepire le cause degli eventi che gli accadono nelle diverse situazioni. Questo stile tende sostanzialmente a rimanere abbastanza stabile nel tempo ma, cosa molto importante, e anche modificabile in base all’esperienza. Tutto questo ha dato quindi vita alla famosissima teoria del Locus of Control.
Cosa dice la teoria del Locus of Control? Allora il Locus of Control, in pratica è il luogo in cui la persona attribuisce la consequenzialità dei propri comportamenti cioè dove localizzo gli effetti dei miei comportamenti. L’effetto delle situazioni di vita quindi (e questo è fondamentale) non dipende tanto dal loro valore oggettivo, cioè da quello che succede, ma dalle cause che attribuiamo essere alla base di questi eventi. Quindi proprio in virtù di questo possiamo differenziare tra due tipi di Locus of Control: il Locus of Control interno e il Locus of Control esterno. Il Locus of Control interno riguarda appunto quella capacità e quelle conoscenze che consentono di affrontare situazioni e problemi, ma le cui conseguenze di queste azioni e dei comportamenti, sono poi attribuite al proprio modo di agire. Nel Locus of Control esterno, invece, le conseguenze delle azioni e dei comportamenti vengono invece attribuite alle circostanze esterne cioè gli eventi sono spesso fuori dal proprio controllo o almeno considerati tali e le azioni messe in atto sono considerate come il risultato di fattori ingestibili (come il destino, la sfortuna).
Weiner infatti sottolineò il ruolo delle emozioni proprio in relazione agli stili attributivi. Le emozioni quindi legate all’autostima sembrano essere strettamente correlate al Locus attributivo e cioè nel Locus of Control interno, se l’attribuzione di un successo è rivolta a sè, ciò va chiaramente a generare un’autostima positiva e di conseguenza fiducia e soddisfazione. Se l’attribuzione invece riguarda un fallimento genera disistima, depressione e senso di colpa. Nel Locus of Control esterno, invece, se l’attribuzione è rivolta principalmente all’esterno si possono generare sentimenti di gratitudine in caso di successo e di rabbia, invece, nei casi di fallimento. Un altro aspetto molto importante da considerare quando parliamo di intelligenza emotiva è sicuramente la teoria dell’apprendimento sociale di Bandura con l’avvento del cognitivismo sociale. Infatti Bandura ci insegna che gli aspetti individuali comportamentali e cognitivi interagiscono con gli elementi ambientali nell’andare a determinare un apprendimento di tipo bi-direzionale. Il comportamento e i sistemi cognitivo-affettivi che vanno poi a strutturare una persona, sono a loro volta, intimamente connessi e vanno ad influenzarsi in modo reciproco. L’individuo, dunque, non è semplicemente un elaboratore di informazioni così come voleva il cognitivismo classico, ma agisce in base ai suoi stati affettivi. In tutto ciò l’elemento regolatore delle interazioni è il senso di auto efficacia percepita, ossia quel sistema di credenze su sé stessi e sulle proprie abilità che va ad orientare i comportamenti degli individui, e che plasmata dall’esperienza di successo/insuccesso e dall’esposizione a modelli efficaci.