IL LINGUAGGIO NELL’AUTISTICO
Indice
- Introduzione
- Il linguaggio nell’ambito dello spettro
- La pragmatica e il contenuto della comunicazione
- Il ruolo della comprensione
- La disprassia associata all’autismo
- Lo sviluppo linguistico… qualche anno dopo
- Trattamento dei disturbi del linguaggio
- Benefici del trattamento di linguaggio e diagnosi precoce
Introduzione
Difficoltà nel comprendere i bisogni del proprio figlio, presenza di comportamenti problema, mancata comunicazione ed isolamento da parte del bambino. Queste sono alcune delle problematiche che causano disagio ai genitori di bambini affetti da spettro di autismo. Sono solo alcune delle difficoltà che essi affrontano ogni giorno. La causa di questi disturbi è l’incapacità del bambino di usare la comunicazione a scopo sociale. L’uomo è un animale con una capacità innata di comunicare, ma per sviluppare il linguaggio deve interagire con oggetti e persone attorno a lui. Il bambino affetto da autismo tende ad isolarsi e a dare poca attenzione all’ambiente circostante. Di conseguenza anche la sua comunicazione sarà alterata.
Il termine autismo raccoglie nel suo significato un ventaglio di condizioni. E per questo motivo che ad esso si associa frequentemente la parola “spettro”. Uno spettro di colori è una ricca varietà di sfumature. Allo stesso modo questi bambini presentano differenti gradi di manifestazione della stessa patologia.
In generale necessitano di una routine rigida e ogni piccolo cambiamento può turbarli e frustrarli. In un disperato tentativo di far comprendere a chi li sta intorno un proprio bisogno, finiscono a volte per manifestare rabbia verso se stessi e gli altri. Tutto questo accade perché il bambino non trova uno strumento migliore per trasmettere un messaggio. Avviene perché non ha sviluppato una comunicazione sociale efficace, che gli permetta di capire e di essere capito.
Il linguaggio dei bambini affetti da autismo non può essere descritto in modo universale, è abbastanza vario. Potrebbe essere assente, povero o eccessivo; il contenuto informativo bizzarro, spesso centrato su un interesse totalmente assorbente. In alcuni casi le uniche parole del bambino sono ripetizioni automatiche (non volontarie) di parole o frasi che l’interlocutore ha appena detto. Questo fenomeno è conosciuto con il termine di ecolalia. Nei casi più gravi non si presenta alcun tipo di comunicazione, né linguistica né gestuale.
In altri casi, soprattutto di autismo ad alto funzionamento, la condizione può inizialmente passare inosservata. Il bambino può anche adeguarsi bene al contesto familiare, dove è circondato da persone che conosce e che comprendono e soddisfano le sue esigenze. Quando però il piccolo inizierà a frequentare un nuovo ambiente, come quello dell’asilo nido, tutte le atipie che caratterizzano il suo comportamento usciranno allo scoperto.
Il bambino affetto da autismo ha infatti una generale difficoltà ad accettare nuovi eventi nella sua quotidianità. La difficoltà di interagire con le altre persone è dovuta ad un disturbo sociale alla base. Allora avrà difficoltà ad iniziare o a mantenere relazioni con i suoi coetanei e tenderà a giocare da solo.
Il linguaggio nell’ambito dello spettro
Quali sono le caratteristiche del linguaggio dei bambini autistici? Per rispondere alla domanda dobbiamo innanzitutto distinguere due condizioni:
- Autismo non verbale
- Autismo verbale
La differenza tra queste due macro-categorie sta nella capacità del bambino di esprimere o meno i suoi pensieri attraverso il linguaggio. O ancora, esternare bisogni e richieste.
Nel caso dell’autismo non verbale il bambino non comunica utilizzando il linguaggio. Possono invece essere presenti gesti o uso strumentale dell’altro, soprattutto per chiedere aiuto. Nei casi più gravi non c’è alcun tipo di comunicazione, con una totale indifferenza al contesto. Questo è un forte segnale negativo che indica un totale disinteresse del bambino verso l’ambiente circostante ed è spesso associato ad un quoziente intellettivo basso.
Possono essere presenti sporadiche parole emesse nei momenti maggiormente stimolanti. Ad esempio, quando il bambino gioca con un oggetto che apprezza particolarmente. Il linguaggio però non è utilizzato in modo adeguato né è uno strumento per relazionarsi con l’altro.
Il bambino affetto da un autismo verbale comunica, ma in modo poco funzionale. In questo caso l’eloquio si presenta:
- Ecolalico (ripetizione automatica di parole o frasi)
- Ridondante
- Con prosodia alterata
- Monotono
- Talvolta tachilalico (eccessivamente veloce) e poco comprensibile
- Mal regolato dal punto di vista del volume.
- Caratterizzato da errori fonetici e fonologici
- Alterato nella concordanza grammaticale.
La pragmatica e il contenuto della comunicazione
Anche quando il linguaggio sembra corretto dal punto di vista fonetico o morfosintattico, può risultare inadeguato e bizzarro. Si parla in questo caso di alterazione della componente pragmatica del linguaggio. Con questo termine indichiamo l’abilità che permette di usare le regole linguistiche e grammaticali per costruire interazioni con l’altro. Ad esempio, il bambino potrebbe ignorare le corrette regole di turnazione della conversazione, creando un monologo incontrollato o interrompendo l’interlocutore.
In generale, il contenuto linguistico si presenta:
- Lungo e minuzioso
- Limitato agli interessi del bambino
- Poco coerente con il discorso
- Non empatico nei confronti dell’altro.
- Non metaforico, vincolato al significato letterale delle parole.
Il ruolo della comprensione
La situazione si complica quando c’è anche un’alterata comprensione delle parole. È necessario allora valutare tutte le componenti del linguaggio, soprattutto quando il bambino non comunica. La capacità di comprensione precede la produzione, bisogna quindi chiedersi per quale motivo un bambino non abbia sviluppato il linguaggio. Lo stato di isolamento in cui i bambini affetti da autismo si trovano li rende infatti poco esposti a qualsiasi stimolo. Di conseguenza, è facile che non riescano a comprendere ciò che li viene detto.
La disprassia associata all’autismo
Frequentemente associato ad autismo è un disordine del linguaggio definito disprassia verbale. La disprassia verbale è un’alterazione nell’utilizzo volontario delle strutture che permettono la comunicazione. La causa è un disordine della programmazione dei segmenti linguistici. In poche parole, un bambino affetto da disprassia è in grado di produrre i suoni che conosce in modo isolato, ma non è capace di metterli in sequenza per produrre una parola. La stessa parola viene prodotta ogni volta in modo diverso. L’eloquio risulta quindi poco comprensibile perché gli errori sono molto variabili. Ad esempio, per dire “tavolo” potrà dire “cafelo”, “tafico”, “vefolo” e così via.
Lo sviluppo linguistico… qualche anno dopo
Come si evolve il linguaggio nei bambini e ragazzi?
Seguendo dei programmi educativi, un bambino autistico impara a usare il linguaggio nei vari contesti della quotidianità. L’apprendimento risulta però meccanico. In particolare, il bambino avrà maggiori difficoltà a comprendere quelle parole o frasi che hanno uno o più significati nascosti. I bambini affetti da autismo tendono infatti ad imparare le parole del lessico sotto forma di etichette. Apprendono solo il significato letterale della parola. Ad esempio, sentendo “avere le mani bucate” assocerà i significati di ogni parola della frase, senza considerare il significato implicito. È per questo motivo che i ragazzi affetti da sindrome di autismo non comprendono la comicità altrui, il sarcasmo, i doppi sensi.
Trattamento dei disturbi del linguaggio
Cosa si può fare per migliorare questa condizione?
Per stimolare il corretto sviluppo linguistico si possono intraprendere dei percorsi terapeutici personalizzati, costruiti sulle capacità del bambino.
Se la comunicazione è assente, bisogna prima di tutto incrementare l’interesse del bambino verso l’ambiente. Si lavora sulla comprensione e sulle abilità che precedono lo sviluppo del linguaggio. Il trattamento è centrato quindi sulla stimolazione dei gesti, sull’attenzione congiunta, sul gioco simbolico e sull’imitazione di gesti e dei primi suoni. Le attività vengono svolte in contesto ludico, utilizzando giochi che siano per lui interessanti e motivanti.
Se, nonostante il trattamento, il bambino non sviluppa il linguaggio, si imposterà una comunicazione aumentativa alternativa (CAA). Questo strumento comunicativo è funzionale, in quanto permette al bambino di comunicare tutti i suoi bisogni senza utilizzare il codice linguistico. Uno dei metodi più conosciuti è il PECS (Picture Exchange Communication System). Il PECS si basa sull’uso di immagini.
Se il linguaggio è alterato da disprassia o disturbo fonetico-fonologico, si lavora sull’impostazione di tutti i fonemi e sul loro corretto utilizzo. Il trattamento è centrato in questo caso sulla stimolazione dei pattern motori e dei gesti articolatori. Lo scopo è sempre lo sviluppo di una comunicazione adeguata, finalizzata alla socializzazione. Una strategia efficace può essere quella di lavorare in gruppo con altri bambini.
Nel caso di bambini che hanno un’alterazione pragmatica del linguaggio le attività svolte permettono invece l’apprendimento delle parole e dei loro vari significati. Si stimola anche l’uso delle formule di cortesia (buongiorno, grazie, arrivederci). Si lavora sulla corretta impostazione di regole implicite del dialogo come quella dell’alternanza dei turni conversazionali.
In generale, il ruolo del terapista durante il trattamento è quello di:
- promuovere la comprensione
- supportare la comunicazione per scopi sociali
- inserire eventuali strumenti che ne compensino l’assenza.
Benefici del trattamento di linguaggio e diagnosi precoce
Insegnare un codice comunicativo di qualsiasi tipo riduce fortemente i comportamenti disadattivi dei bambini con spettro di autismo. Quando hanno trovato il modo per comunicare bisogni e disagi i piccoli tendono a tranquillizzarsi. Diminuisce così la frustrazione e gli atti di aggressività verso se stessi e gli altri (se presenti). Inoltre imparano l’attesa, il turno, sperimentano per la prima volta il successo comunicativo.
È fondamentale che genitori, familiari, maestre e medici pediatri siano ben attenti alle capacità comunicative e relazionali del bambino. Solo così potranno indirizzarlo al più presto ad una visita da specialisti come il neuropsichiatra infantile e il logopedista. Un intervento precoce può fare un’enorme differenza nel favorire lo sviluppo linguistico del bambino, soprattutto nei primi anni di vita.
Autore: Alessia Schirinzi