Il legame di attaccamento, dall’infanzia all’età adulta

attaccamento

a cura della dott.ssa Eloisa Ticozzi

Introduzione

La relazione di attaccamento è un legame duraturo, di natura affettiva che si rivolge a un caregiver (solitamente, la madre). Questo legame è intenso e carico affettivamente (Shaffer, 1998). Bowlby, riprendendo le teorie che esplicavano il ruolo dell’ambiente e dell’imprinting di Konrad Lorenz, teorizza due stili di attaccamento: sicuro ed insicuro: il primo teorizza un legame saldo alla madre  e una capacità di esplorare l’ambiente ottimale, il secondo ipotizza un carigiver assente e una incapacità ad adattarsi all’ambiente.

Mary Ainsworth (1978), Main e Solomon (1986) amplieranno la classificazione, sotto- categorizzando il modello insicuro in evitante, ansioso-ambivalente e disorganizzato: nel primo modello, la madre evita ogni contatto con il figlio, sia fisicamente che emotivamente; nel secondo modello, il caregiver o la madre immettono paura e preoccupazione al figlio il quale non riesce a esplorare liberamente l’ambiente; nel terzo modello, il genitore ha uno scarso autocontrollo e modalità opposte di trasmettere sentimenti e protezione al figlio (questi genitori hanno ereditato MOI derivati da abusi o maltrattamenti).

Bartolomew e Horowitz (1991) hanno studiato il legame di attaccamento degli adulti basandosi sulle caratteristiche di personalità e sugli stili di comportamento con gli altri. Sono risultati quattro modelli di attaccamento: autonomi, rifiutanti, preoccupati e irrisolti. Il pattern autonomo è la persona che ha sia sicurezza di sé stesso, che dell’ambiente esterno: egli non svaluta negativamente le proprie capacità e quelle degli altri.

1. LA RELAZIONE DI ATTACCAMENTO

La relazione di attaccamento è un legame significativo  e duraturo, di natura affettiva ed emotiva con un particolare individuo. L’oggetto di attaccamento è colui il quale ricambia i sentimenti del bambino, creando con questi un legame che può essere estremamente intenso e carico emotivamente (Shaffer, 1998).

Questa relazione umana ha due funzioni fondamentali: una psicologica , donare stabilità e sicurezza, e una biologica , dare protezione. Infatti l’attaccamento può essere considerato come l’evoluzione, nella specie umana, di un istinto insito nelle madri a difendere il piccolo dai predatori. Ne consegue che i piccoli sono geneticamente predisposti per ricercare la prossimità con la madre e per segnalarle difficoltà e chiederle aiuto; le madri a loro volta sono programmate per rispondere a tali segnali. Bowlby si rifà alle teorie dell’attaccamento e dell’imprinting dawrniane, che consideravano non solo la specie e la genetica, ma anche l’ambiente di crescita e di sviluppo, come modellante i comportamenti e le azioni (Benelli, Pieri e Soldi, 2020).

1.2 LEGAME DI ATTACCAMENTO PER BOWLBY

Bowlby riconosce quattro stadi nella relazione di attaccamento: Pre-attaccamento, Costruzione nella relazione di attaccamento, Attaccamento e Relazione regolata a uno scopo.

Nel pre-attaccamento (verso i 0-2 mesi di età), il bambino emette delle risposte sociali indistinte verso il mondo esterno; nella seconda fase (2-7 mesi di età) inizia a riconoscere i familiari; nella terza fase (7-24 mesi di età) incomincia ad aver paura dell’estraneo, giudicandolo fuori dai rapporti familiari stretti ma la sua comunicazione è intenzionale e indirizzata a comunicare; nella quarta fase(24-36 mesi), pianifica in modo quasi razionale le azioni e tiene conto del giudizio dei genitori (l’atto di piangere è un atto intenzionale e rivolto al mondo degli adulti).

Bowlby riconosce due stili di attaccamento: sicuro e insicuro.

Nel primo, il bambino esplora l’ambiente liberamente, conscio dell’affetto che la madre gli riserva; nel secondo, il bambino è confuso perché non ha ricevuto sicurezza e comprensione affettiva dalla madre.

Nel secondo modello, il bambino è insicuro, non esplora attivamente l’ambiente e ha paura di perdere i sentimenti della madre nel caso si allontanasse da lei. Successivamente Mary Ainsworth (1978),Main e Solomon (1986) amplieranno il termine “insicuro” suddividendolo in insicuro-ambivalente, evitante e disorganizzato.

Ci sono dunque quattro stili di attaccamento: sicuro, insicuro-ansioso-ambivalente, insicuro evitante, insicuro –disorganizzato.

Nel legame di attaccamento sicuro, il bambino può esplorare l’ambiente, forte del fatto che la madre lo sosterrà nei momenti difficili, senza sopprimere i suoi movimenti e la sua creatività; la madre è una figura di riferimento, in quanto è sensibile alle richieste del bambino e lo supporta nei momenti di maggior stress.

Il secondo modello prevede una madre non supportiva alle richieste del bambino e non vicina al figlio secondo le sue necessità; inoltre gli dà una rappresentazione negativa del mondo e dell’ambiente usando il suo affetto come minaccia di abbandono.

Il terzo modello prevede una madre rifiutante nei confronti del figlio senza legami di affetto, di aiuto e di contenimento: il bambino non si sentirà degno di considerazione e non riuscirà ad adattarsi all’ambiente.

Il quarto modello prevede un genitore o un caregiver che trasmetterebbe messaggi opposti, come paura e pericolo al figlio. In genere questi genitori trasmettono dei MOI errati al figlio e sono stati vittime a loro volta di abusi e maltrattamenti.

1.3 I MOI

Con MOI (Bowlby, 1969), Bowlby identifica quelle strutture interne grazie alle quali il bambino rappresenta mentalmente le relazioni di attaccamento e i partner coinvolti in esse, quindi se stesso e gli altri.

I MOI permettono di panificare le azioni future, tramite le informazioni; realizzano i comportamenti e le azioni mediante le aspettative. Il bambino riesce a rapportarsi in genere a una figura di riferimento (ad esempio la madre) stabilendo un rapporto di fiducia e gerarchizzando le altre figure familiari nei rapporti, nei primi 4-5 mesi.

I MOI interiorizzano i rapporti con il caregiver, se stessi e l’ambiente circostante: secondo Bowlby i rapporti familiari sono molto importanti in quanto plasmano le esperienze e la personalità del bambino soprattutto nel primo anno.

I MOI sono dei modelli intergenerazionali che cercano di resistere ai cambiamenti; tuttavia possono essere modificati, migliorati o peggiorati come nell’adozione: i bambini adottati possono modificare i propri MOI, grazie a un modello sicuro di legame di attaccamento; viceversa, se un bambino ha avuto nei primi anni una figura positiva di attaccamento e la perde, revisiona in modo negativo i propri MOI, nel caso non venga accudito e curato (Steele M. et al., 2007).

Il good start/late placed (buon inizio/adozione tardiva) racchiude i bambini che hanno avuto una relazione di accudimento entro i primi due anni, dopodiché la relazione si è interrotta e hanno avuto abusi e maltrattamenti.

I poor start/late-placed (cattivo inizio, adozione tardiva) sono bambini che nei primi due anni hanno avuto la mancanza di una figura di riferimento e sono stati adottati tardivamente.

I bambini con istituzionalizzazione precoce sono bambini che non hanno mai ricevuto una figura di riferimento e  di cura. Mentre nei primi due modelli, il primo in particolare, i bambini possono revisionare i propri MOI, nell’ultimo caso, i bambini non manifestano il bisogno dell’altro come figura parentale e cercano aiuto in modo promiscuo (possono rientrare nei “Disturbi reattivi dell’attaccamento”).

2. ALTRI STUDI SUL LEGAME DI ATTACCAMENTO

Secondo Hazan e Shaver (1987), le relazioni con un partner riflettono gli stili di attaccamento avuti con i genitori o con il caregiver: se il bambino ha avuto come riferimento in un rapporto con il genitore il sentimento dell’insicurezza, rifletterà questo caratteristica nel futuro legame col partner.

Il 55 % delle persone ha un legame di attaccamento sicuro: ha la capacità di vivere esperienze intime in modo equilibrato, vive un rapporto reciproco e sa chiedere aiuto se necessario; un quarto ha un rapporto insicuro-evitante, minimizza i propri bisogni, distanzia da se stesso sentimenti negativi come rabbia o paura e non sa chiedere aiuto all’altro se necessario; il 20% ha un legame insicuro-preoccupato, rientrano in questa categoria persone che si lamentano dell’affidabilità e della disponibilità del partner.

Bartolomew e Horowitz (1991) hanno studiato il legame di attaccamento degli adulti basandosi sulle caratteristiche di personalità e sugli stili di comportamento con gli altri.

Sono risultati quattro modelli di attaccamento: autonomi, rifiutanti, preoccupati e irrisolti.

Il primo modello, autonomo, si basa su un modello di sé positivo,una fiducia in sé stesso e negli altri positive, un approccio con gli altri produttivo ed equilibrato.

Il secondo modello prevede un modello di sé positivo, un modello dell’altro negativo,un’intimità con l’altro poco intensa e una conseguente svalutazione delle relazioni con l’ambiente; questo modello include un’indipendenza eccessiva dalle relazioni del mondo esterno.

Il terzo modello include un’autostima negativa, un modello dell’altro positivo, una ricerca dell’altro portata all’eccesso, una dipendenza dagli altri esagerata e una conseguente ricerca continua di attenzioni.

Il quarto modello include una stima in se stesso e negli altri negativa, una dipendenza e una insicurezza eccessive.

Riguardo alla scelta del partner, gli studi concordano ampiamente (Carli 1995; Baldoni 2003, 2004) che le persone che manifestano una forma di attaccamento sicuro solitamente si legano con persone altrettanto sicure. Le persone insicure possono legarsi ad una persona insicura, ma spesso sviluppano una relazione con un’altra persona insicura di polarità opposta (le persone evitanti tendono a legarsi con soggetti preoccupati e quelle preoccupate con soggetti evitanti).

Per razionalizzare tutto questo, si ipotizza una causa di natura evolutiva perché probabilmente la nostra specie è dotata della capacità, attraverso il rapporto di coppia, di correggere aspetti sfavorevoli dei modelli individuali di attaccamento. La relazione con una persona di caratteristiche opposte può ampliare le possibilità di adattamento e la tenuta nel tempo del legame, permettendole di esprimere al meglio le proprie potenzialità.

Slade nel 1999 propose una classificazione dell’attaccamento basandosi sulle relazioni affettive e la loro regolazione. Nel pattern rifiutante, è minima l’espressione degli affetti e sono massime le strutture della loro regolazione e della loro soppressione: la caratteristica principale è l’ipercontrollo. Nel pattern preoccupato, la regolazione è assente ed è massima l’ espressione degli affetti fino a essere distorta. Il pattern sicuro si situa nel punto centrale del continuum, dove gli affetti e la struttura sono in equilibrio. Il quarto pattern, irrisolto, è una forma estrema sia  del pattern preoccupato che del pattern rifiutante.

BIBLIOGRAFIA

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