Felicità e obiettivi: quale connessione?
A cura di: Melania Di Pietrangelo
Spesso si è soliti immaginare il proprio futuro ad occhi aperti: ci si chiede come sarà, quanto si potrà guadagnare o quanti figli si potranno avere. Immaginare la propria vita è del tutto naturale come è naturale provare ad organizzarla, per definire chi essere nel presente e nel futuro, ma soprattutto per definire i propri obiettivi e le azioni per poterli raggiungere. D’altronde che vita sarebbe senza un obiettivo, senza uno scopo, che sia in ambito lavorativo o personale. Bisogna sempre avere uno scopo in tasca, per sentirsi vivi e felici. Molti studi hanno messo in rilievo proprio questo: molte persone si sentono felici quando raggiungono gli obiettivi prefissati.
Il segreto del successo risiede nella costanza con cui si persegue uno scopo (Benjamin Disraeli). Progettare, organizzare motiva, fa sentire entusiasti e bene con se stessi. Sicuramente porsi degli obiettivi può significare anche altro, però: a volte significa provare ansia e malessere. Questo per esempio accade quando un obiettivo non viene raggiunto e la felicità sembra sfuggir via, perché magari ci si sente incapaci di inseguire i propri sogni o si incontrano degli ostacoli che altro non sono che quelle cose che spaventano e che si vedono quando si distoglie il proprio sguardo dal proprio obiettivo.
Qui risulta importante mettere in rilievo un elemento: spesso non si riescono a raggiungere i propri obiettivi, semplicemente perché non sono raggiungibili. Dunque è importante capire che stabilire i propri obiettivi e saperlo fare è un passo fondamentale, al fine di riuscire a provare benessere e quindi la felicità per averli raggiunti.
In questo articolo si parlerà proprio delle strategie utili per poter realizzare i propri obiettivi, partendo dal presupposto che questo è strettamente correlato alla propria sensazione di benessere e felicità. Un obiettivo può essere sinonimo di felicità, ma solo se si tengono in considerazione alcuni fattori.
Introduzione
“Viviamo tutti con l’obiettivo di essere felici; le nostre vite sono diverse, eppure uguali” (Anna Frank, 2017).
Ogni individuo è diverso, ogni persona è unica nel suo essere, eppure esiste qualcosa che sembra accomunare la maggior parte delle persone: gli obiettivi.
Un obiettivo è uno scopo, un traguardo e ognuno ha i propri. Perdere peso, ottenere una laurea, trovare lavoro. Ogni obiettivo, però, può portare con sé la probabilità del fallimento, ecco perché può diventare sinonimo di malessere.
Quanto detto mette al centro un aspetto fondamentale: l’importanza del saper definire un obiettivo e si può far riferimento ad uno specifico metodo in tal senso, ma non solo. Di seguito saranno messi in evidenza vari aspetti che ruotano intorno al termine obiettivo e all’associazione con il concetto di felicità. D’altronde scienziati, artisti, persone importanti e comuni sono partiti proprio da un obiettivo, il primo di tanti altri essere felici.
Nella vita, nel lavoro così come nelle proprie passioni è importante, anzi fondamentale, porsi degli scopi, aver chiara la propria rotta per raggiungere quello stato di benessere e felicità che tutti cercano e che si può raggiungere solo se si elaborano strategie efficaci.
Porsi degli obiettivi non basta se non si è trovato il modo giusto per raggiungerli e se non ci si è posti delle specifiche domande. Solo in tal modo si può raggiungere quel senso di felicità. Come ha affermato lo psicologo Donato Molteni in varie interviste, porsi degli obiettivi è importante, soprattutto per avere sempre più stima e fiducia in se stessi. Ogni volta che un obiettivo è raggiunto, infatti, migliora anche la propria autoefficacia e la propria autostima.
1. Obiettivi raggiungibili: il Metodo Smart
Porsi obiettivi raggiungibili è fondamentale però e questo lo si può fare grazie al metodo Smart, introdotto nel 54 da Peter Drucker.
Tale metodo mette in rilievo i 5 criteri che bisogna tenere in considerazione quando si definisce un obiettivo:
- deve essere concreto, tangibile e esprimere in modo chiaro cosa e perché vogliamo ottenere qualcosa;
- deve essere espresso numericamente, essere misurabile (Esempio: voglio perdere 15 kg);
- deve essere raggiungibile in base alle risorse che si hanno a disposizione;
- deve essere rilevante, nel senso che deve essere utile e deve valerne la pena se si parla di costi e possibilità;
- deve avere una scadenza o una data entro la quale si vuole raggiungere.
Attraverso questi cinque criteri è possibile, dunque, fare il primo passo, ovvero porsi obiettivi che siano raggiungibili. Elaborare un piano per raggiungere i propri obiettivi, affinché siano raggiungibili dà sicuramente un senso alle proprie giornate, poiché tutto questo porta con sé un grande senso di responsabilità e scadenze da rispettare.
Questo significa anche gestire il proprio tempo e il proprio futuro e il modo migliore per predire il futuro è crearlo. (Peter Drucker, 2021)
Eppure, come detto, tutto questo fa parte solo del primo passo utile per raggiungere i propri obiettivi, poiché per raggiungere obiettivi che ci rendono felici bisogna fare un ulteriore passo.
2. Obiettivi e felicità
Gli obiettivi sono in grado di influenzare la propria felicità, in base a specifici aspetti.
2.1 Uno studio su obiettivi e felicità
Un gruppo di ricercatori dell’Università del Minnesota e della Texas A&M University ha voluto condurre una ricerca con l’obiettivo di portare alla luce il rapporto che esiste tra obiettivi e felicità, partendo dal presupposto che porsi o raggiungere un obiettivo non significa necessariamente essere felici.
Gli autori della ricerca hanno affermato, sulla base dei risultati dello stesso, che se ci si pone come obiettivo essere felici, è più funzionale e necessario porsi grandi obiettivi poiché questi consentono al soggetto di sperimentare varie emozioni e aprirsi a varie esperienze positive.
Sulla base di questo gli autori ipotizzano che chi ha obiettivi più generali prova un range più ampio di emozioni e dunque ha la possibilità di sperimentare una felicità che può durare più a lungo.
Nello specifico la felicità, in questo studio, è stata presa in esame in relazione a comportamenti di consumo. Ai partecipanti è infatti stato chiesto di fare una descrizione degli obiettivi di un acquisto fatto. Tra le varie descrizioni fatte, ne sono emerse in particolare tre:
- Incrementare il livello felicità
- Essere più felici cercando di incrementare le proprie emozioni
- Essere più felici attraverso il rilassamento.
Ai partecipanti, in seguito, è stato chiesto che livello di felicità avessero provato sia dopo l’acquisto che dopo due e sei mesi.
Dalle dichiarazioni fatte si è evinto che chi aveva perseguito un obiettivo più generale “incrementare il livello di felicità nella vita” riportava anche più felicità man mano che il tempo passava.
Sulla base di quanto detto, come afferma anche l’autore Ahluwalia, si può scegliere quanta felicità provare a partire dalla scelta dei propri obiettivi. Quelli generali consentono di far durare più a lungo le emozioni con valenza positiva che possono derivare da una specifica esperienza.
Dunque l’obiettivo può essere l’acquisto di un capo, ma anche concedersi una vacanza. L’autore, sulla base di questi risultati, afferma che basta un cambiamento piccolo nella modalità in cui si formulano i propri obiettivi per ottenere una felicità con una durata più lunga.
Lo studio preso in esame dunque dà una specifica indicazione: ad obiettivi generali corrisponde una felicità più duratura.
2.2 La scelta degli obiettivi
“L’unico modo per gestire il cambiamento è crearlo in prima persona” (Peter Drucker, 2021).
Nel formulare i propri obiettivi è importante tener conto dell’autenticità. Non bisogna lasciarsi sopraffare dalle aspettative altrui o dalle convenzioni a livello sociale, farsi influenzare da quello che vuole la famiglia o la società. Importante è capire cosa si vuole davvero, ritrovare la motivazione intrinseca.
La motivazione è tutto ciò che dà scopo a un comportamento (Riello, 2018). Sonja Lyubomirsky, a tal proposito, pensa che al fine di fare questo è essenziale la presenza di due ingredienti, auto- consapevolezza e intelligenza emotiva. L’intelligenza emotiva è “la capacità di monitorare le proprie e le altrui emozioni, di differenziarle e di usare tali informazioni per guidare il proprio pensiero e le proprie azioni”. (Salovey e Mayer, 1990). Questo è importante per scegliere obiettivi che siano in linea con la propria personalità e i propri valori.
Nel definire i propri obiettivi è importante tenere a mente quello che si vuole raggiungere e non quello che si vuole evitare.
Secondo gli studi di Sonja Lyubomirsky focalizzarsi sull’evitamento significa abbracciare una prospettiva negativa e dunque mettersi sulla difensiva. Questo non fa altro che alimentare paura e insicurezza. Quando si pensa al proprio obiettivo, dunque, bisogna pensare a questa sottile differenza.
Spesso capita di porsi degli obiettivi che sono in contrasto tra di loro: raggiungerne uno potrebbe significare entrare in conflitto con l’altro. In questi casi, dopo aver preso consapevolezza del probabile conflitto, occorre capire come sia più funzionale rinunciare ad uno invece che provare a raggiungerli entrambi e magari mancarli entrambi. È necessario dunque fare una scelta e capire quale obiettivo è più appropriato per la fase di vita che si sta vivendo.
Come diverse ricerche hanno confermato, noi come individui tendiamo ad adattarci alla circostanze di vita, che siano positive o negative.
Questo accade per esempio quando si compra qualcosa di nuovo: seppur all’inizio si prova una certa soddisfazione, quella felicità non è destinata a durare, poiché ci si abitua a ciò che si ha. Per raggiungere questo tipo di felicità è importante stabilire obiettivi che riguardano attività da mettere in pratica, come dedicarsi al volontariato, dedicare a qualche passione o sport. Obiettivi che si associano al fare e non all’ottenimento di qualcosa.
2.2 Salute come fattore protettivo
Parlare di felicità e di obiettivi può voler dire prendere in considerazione il rapporto che esiste tra la felicità e la salute e dunque l’obiettivo di star meglio prima a livello emotivo (felicità) e poi a livello fisico.
Diversi studi hanno infatti messo in rilievo l’importanza del benessere soggettivo come fattore protettivo per le malattie. Molti studi osservazionali hanno messo in relazione, nello specifico, il benessere soggettivo con la riduzione della mortalità. (Steptor, 2019).
Una meta-analisi del 2017, identificando 62 studi sulla popolazione generale con il coinvolgimento di più di 1.250.000 partecipanti, ha messo in rilievo come la felicità possa essere un valore aggiunto e una forza di protezione in relazione alla mortalità.
Studi prospettici, inoltre, indicano che la vitalità emotiva, una combinazione di componenti eudaimoniche e affettive, l’affetto e lo scopo nella vita sono tutti associati a un ridotto rischio di ictus insieme ad altri fattori socio-demografici.
Altri studi sul diabete, sulle malattie cardiometaboliche in generale e sull’ipertensione hanno dato prova del fatto che vi è una ridotta incidenza tra chi sperimenta maggiore benessere. (Steptor, 2019).
Studi negli Stati Uniti e a Singapore hanno inoltre suggerito che i rapporti di elevato benessere eudaimonico e affettivo sembrano altresì predire un rischio ridotto di demenza e deterioramento cognitivo lieve. Dunque il benessere affettivo e eudaimonico sembrano essere strettamente correlati al concetto di salute.
Quando si parla di benessere affettivo ci si riferisce all’esperienza di sentimenti positivi come appunto la felicità. Quando si parla di benessere eudaimonico si parla della valutazione che si fa del significato della vita e di altri aspetti come il senso di autonomia.
Gli studi presi in considerazione confermano come l’obiettivo principale da porsi sia la felicità stessa, poiché fonte di protezione a più livelli.
Conclusioni
Sulla base di quello che è emerso in questo articolo si è potuto comprendere come sia importante formulare obiettivi raggiungibili, ma non solo.
Attraverso i risultati dello studio preso in esame si è potuto mettere in evidenza come il modo in cui ci si pone un obiettivo influenzi il proprio senso di felicità e la sua durata. In tal senso è più funzionale porsi obiettivi generali, ma che siano autentici e flessibili.
Sicuramente è importante progettare, ma altrettanto importante è saperlo fare, per dare significato alle proprie giornate e alla propria vita.
Alla base di tutto c’è sempre l’individuo, quello che vuole e quello che vuole raggiungere e non quello che vuole evitare. Gli obiettivi devono tener conto di questi aspetti: autenticità, flessibilità e non il bisogno di abbracciare la volontà altrui.
Inoltre come altri studi affermano per raggiungere una felicità duratura non occorre solo porsi obiettivi raggiungibili e generali o ragionare in termini di situazioni da cambiare, ma vivere una vita appagante, dedicandosi alle attività che più appagano, con grande desiderio e motivazione.
Come afferma Michael Jordan “il desiderio è la chiave della motivazione, ma è l’impegno deciso nel perseguire accanitamente il proprio obiettivo, un impegno alla perfezione, che ti permetterà di raggiungere il successo desiderato” (Halberstam D, 2020).
Chi conosce il proprio obiettivo sente dentro una grande forza e serenità in grado di assicurare pace interiore e una riflessione profonda che altro non è che il punto di partenza del proprio successo.
Inoltre importante è porsi come obiettivo primario proprio la felicità, poiché come molti studi affermano, questa è strettamente collegata alla riduzione della mortalità.
Bibliografia
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