DSA e apprendimento di una lingua straniera: perché è tanto difficile?
Tra le difficoltà di apprendimento dei bambini e dei ragazzi con DSA, di particolare rilievo sarebbero quelle che lo vedono alle prese con l’apprendimento di una nuova lingua straniera.
All’iniziale curiosità che il bambino solitamente manifesta nei confronti del nuovo idioma, segue la scoperta delle difficoltà.
Quali difficoltà manifesterà il bambino con DSA verso l’apprendimento di una lingua straniera?
- difficoltà ad acquisire nuovi termini
- difficoltà nella stesura del testo scritto
- difficoltà di lettura
- difficoltà nelle regole grammaticali
- difficoltà nel prendere appunti
- lentezza nell’esecuzione delle verifiche
- alto livello di frustrazione
- stanchezza
- noia
- ansia
- calo dell’autostima
Ovviamente ogni lingua è a Sé e non presentano tutte le stesse difficoltà di apprendimento.
Per questo anche i bambini con DSA possono studiare le lingue straniere, ovviamente con particolari indicazioni, solitamente l’abilità linguistica meno deficitaria sarebbe l’ascolto, mentre relativamente alla produzione orale e scritta e alla lettura, vi sono notevoli differenze a seconda della lingua, della gravità del disturbo, delle specificità del bambino e quindi verranno predisposti a seconda del caso determinati strumenti compensativi.
Un ruolo molto importante per favorire l’apprendimento di una nuova lingua, è rappresentato dal rapporto tra insegnante e alunno, che dovrà essere costruttivo e volto ad evitare approcci punitivi abituando il bambino all’autocorrezione e all’autovalutazione.
L’insegnante dovrà cercare di incentrarsi su obiettivi condivisi dal bambino, sfruttando la dimensione ludica dell’apprendimento linguistico.
Inoltre per favorire l’apprendimento della nuova lingua, l’insegnante potrebbe:
- Prediligere la modalità orale nelle verifiche
- Consentire l’uso di schemi e mappe concettuali
- Evitare una modalità di apprendimento prevalentemente mnemonica
- Collaborare con i tutor pomeridiani, concordando obiettivi e strategie
Vedi anche: DSA e senso di autoefficacia: un difficile binomio