In quanto esseri umani, la comunicazione è la base di ogni rapporto interpersonale, e questo ci porta a comunicare ogni giorno, in ogni ambito della nostra vita: in coppia, al lavoro, con gli amici. Date queste premesse, cercare di comunicare efficacemente dovrebbe essere qualcosa di estremamente semplice, invece non lo è affatto.
Talvolta, infatti, gli scontri, i litigi e in alcuni casi le rotture dei rapporti derivano proprio da errori comunicativi. E questo dimostra quanto sia importante imparare a comunicare efficacemente.
Esistono alcuni principi basilari per una buona comunicazione, che ora ti elencherò.
1 – La prima persona singolare
“Tu non mi ascolti mai”, “tu non capisci mai quello che intendo dire”, sono delle frasi “tormentone”. Chissà quante volte anche tu le hai sentite pronunciare.
Tendenzialmente siamo portati a comunicare con gli altri utilizzando il “tu”. In alcuni casi però questa modalità potrebbe risultare, da parte dell’interlocutore, accusatoria o aggressiva e di conseguenza, la persona potrebbe chiudersi o contrattaccare. In entrambi i casi la comunicazione risulterebbe fallimentare, perché di fatto, non porterebbe a risolvere nulla.
Una comunicazione efficace è invece quella che vede l’utilizzo dell” “io” al posto del “tu”. Ad esempio, la precedente affermazione “tu non capisci mai quello che intendo dire” potrebbe diventare: “io non mi sento capita da te quando mi rispondi con questo tono”.
Il messaggio veicolato in prima persona permette di esporre il proprio sentire all’interlocutore, valorizzando così il proprio vissuto ed esternando i propri bisogni.
Con il messaggio “io” non vi è giudizio nei confronti dell’interlocutore ma un’informazione rispetto le conseguenze di un suo comportamento.
Questo renderà la persona più incline al confronto.
2 – Asserzione negativa
L’asserzione negativa consiste nell’ammettere i propri errori.
Semplice a dirsi, un po’ più difficile a farsi. Tendenzialmente infatti risulta sempre complesso ammettere di aver sbagliato.
Farlo però è segno di buona autostima e consapevolezza, inoltre, l’ammissione dei propri errori, determina una serie di conseguenze positive. L’interlocutore infatti si sentirà compreso e sarà incentivato a far lo stesso a propria volta.
Così, la conflittualità sarà enormemente ridotta.
3 – inchiesta negativa
Hai presente quando si riceve una critica? La tendenza è quella di contrattaccare o rispondere con un lapidario “non è vero”, con la buona probabilità di mandare su tutte le furie l’interlocutore.
Anziché muoversi attraverso queste due modalità, risulta molto più utile chiedere spiegazioni circa la critica mossa dallo stesso.
Questo non significa essere d’accordo con l’interlocutore, ma dimostrarsi comprensivi, desiderosi di spiegazioni.
Quindi un modo utile di rispondere ad una critica potrebbe essere: “perché pensi questo di me” “cosa ti ha fatto arrivare a questa conclusione?”.
Questo denota interesse per quello che l’interlocutore porta all’interno della comunicazione, e fa sì che si disinneschi la conflittualità.
So bene che non è facile mettersi in discussione e mantenere il sangue freddo di fronte ad una critica, ma ricordiamoci che molto spesso, quando costruttiva, può essere molto utile per la propria crescita personale.
4 – Il disco rotto
“io non m sento capita”, “io non mi sento capita”, “io non mi sento capita” .
Ecco la tecnica del disco rotto consiste proprio in questo: ripetere la stessa argomentazione, rimanendo focalizzati sul tema centrale della comunicazione senza inserire nuove informazioni o temi, così da evitare di far divagare il dialogo senza ottenere una risoluzione.
Infine ci tengo a sottolineare un altro aspetto fondamentale della comunicazione.
Non è una vera e propria regola rispetto la comunicazione efficace, ma piuttosto in linea con il proprio benessere personale.
Imparare a dire no!
Lo so, è sempre molto difficile. E quelle poche volte che si riesce a farlo poi emerge un disturbante senso di colpa. Si ha paura di risultare maleducati, egoisti. Eppure, in alcuni casi, dire “no” agli altri equivale a dire “si” a se stessi.
Imparare a dire “no” è una delle tante sfumature di quel comportamento chiamato: assertivo. Ovvero, un comportamento attraverso il quale si esprimono le proprie idee, si difendono i propri diritti, si comunicano le proprie emozioni, senza timori e ferire l’altro.
Mettere da parte i propri bisogni ed i propri desideri per compiacere quelli degli altri, conduce ad un atteggiamento passivo che ben presto, si traduce in malessere psicologico.
Questo non significa che si debba sempre e comunque dire “no”. Si può anche decidere di accettare una richiesta anche se in contrasto con i propri desideri e bisogni del momento, ma la cosa importante è farlo con consapevolezza.
Comunicare efficacemente è un’ottima risorsa e di enorme utilità per i buoni rapporti interpersonali, perché dopotutto come sostiene Zygmunt Bauman: “Il fallimento di una relazione è quasi sempre un fallimento di comunicazione.
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