Comportamenti problematici: come gestirli
Che cos’e’ un comportamento problematico?
Un comportamento problematico è un modo di porsi verso se stessi e verso gli altri con manifestazioni emotive eccessive, in relazione a determinate situazioni. Nello specifico un comportamento viene definito “problema” quando:
- ostacola l’apprendimento,
- e’ pericoloso per se stessi e per gli altri,
- e’ inadeguato,
- interferisce con lo svolgimento delle attivita’ quotidiane,
- ostacola il mantenimento di capacita’ gia’ acquisite.
Tra il sesto e decimo anno di vita, il bambino opera una maturazione cognitiva, affettiva ed emotiva sempre più significativa. Dalle fasi che Robet Selman ha individuato nei suoi studi sappiamo come il bambino riesca a maturare la consapevolezza che esistono punti di vista diversi e molteplici rispetto al proprio e che nel relazionarsi con gli altri, contano non solo i dati oggettivi,ma anche quelli soggettivi. Egli comprende anche che il proprio comportamento, così come quello degli altri, è rapportabile a diverse cause, interne ed esterne. La famiglia in questa fase di sviluppo ha un ruolo molto importante, può e deve porsi in ascolto e correlazione con gli altri microsistemi, come la scuola,gli altri genitori, gli insegnanti, per accompagnare se necessario, orientare i comportamenti e le scelte del bambino.
Quali sono i comportamenti problema?
In genere i comportamenti problema sono quei atteggiamenti disturbanti e disturbati, che generano un rifiuto degli alunni da parte della comunità scolastica e si traducono molto spesso in allontanamenti ripetuti dalla comunità stessa. Le caratteristiche comuni ai comportamenti problematici sono la presenza di: aggressivita’, impulsivita’, mancato rispetto delle regole. Il comportamento aggressivo-dirompente sembra essere l’elemento portante nei comportamenti problematic. In realtà come aveva scritto qualche tempo fa Donald Winnicott (1896-1971):
“L’aggressività è un’energia,una forza vitale presente nel bambino fin dalla nascita,quindi ancor prima che possa esprimere i suoi impulsi intenzionalmente.Fa parte dell’espressione primitiva dell’amore,ed è legata all’oralità del bambino,all’esperienza sia fisica che mentale della fame,al piacere,al nutrimento ed alla sua insoddisfazione,che genera frustrazione,rabbia e ostilità,e desiderio di distruggere proprio l’oggetto di desiderio e di amore”
Nella quotidianità il non riuscire a gestire l’impulso di emozioni contrastanti si traduce in atteggiamenti a volte difficili da contenere, può capitare ad esempio che uno studente ogni volta che l’insegnante gli presenta un compito, urla e esce dall’aula, oppure durante la lezione disturba i compagni, si schiaffeggia e si morde le braccia.
Che cos’è l’analisi del comportamento?
L’analisi funzionale del comportamento è una valutazione che permette di identificare i comportamenti disfunzionali, i loro antecedenti, le loro conseguenze e la funzione che svolgono. La valutazione successiva individuerà gli eventi scatenanti del comportamento ed insegnerà al bambino/ragazzo a trovare delle alternative funzionali al raggiungimento dello scopo. I tre tipi principali di valutazione sono: l’analisi funzionale, valutazione descrittiva (modello a-b-c) e la valutazione indiretta:
- analisi funzionale: osservazione diretta del comportamento,per capire cosa mantiene il comportamento stesso.
- valutazione descrittiva (modello A-B-C): si basa sulla compilazione di un modulo da parte dello studente (paziente),dove si individuano i pensieri più negativi e problematici(A),negativi e immediati connessi agli eventi(B),e le conseguenze che scatenano questi pensieri.
- Valutazione indiretta: viene effettuata attraverso interviste o questionari rivolte ai genitori.
Come intervenire in famiglia e a scuola?
Occorre, dove si ha la possibilità di faro, organizzare l’ambiente affinchè:
- comunichi, sia prevedibile, sia controllabile, questo per favorire l’autonomia, e la diminuzione dell’ansia. E’ consigliabile far disporre di un orario settimanale perché promuove sicurezza e autonomia;
- E’ importante far scegliere,offrire opportunità per apprendere la comunicazione e non solo;
- Lavorare con il problem solving, ”capita un imprevisto?”, cerco una soluzione;
- Favorire le abilità possedute, utilizzarle per fini pratici;
- Sviluppare anche a scuola competenze socio-affettive.
Per approfondire: SEMINARIO GRATUITO ONLINE: Come affrontare i comportamenti problematici nei bambini con disabilità