LA LEZIONE È TRATTA DAL
CORSO ONLINE:
AFFRONTARE IL LUTTO PERINATALE
Affrontare il Lutto Perinatale: Definizioni e Dati
Allora vediamo adesso un po’ di definizioni e di dati relativi al lutto perinatale nel mondo.
Non intendo dare delle definizioni precise che in questo contesto non servono, ma far capire quali sono le categorie a cui ci riferiamo.
Prima ci riferiamo a, come potete vedere, un’ampia varietà di categorie e quindi ad esempio a:
- Chi subisce gli aborti spontanei nel primo trimestre
Che sono quelli che più vengono sottovalutati, purtroppo, più vengono sminuiti dalla società dalla nostra cultura.
Molto spesso purtroppo queste donne, coppie, che perdono un bambino nei primissimi mesi di gravidanza, nelle prime settimane vengono liquidate dicendogli: “beh, è tutto sommato una cosa normale”. Perché effettivamente gli aborti spontanei sono abbastanza frequenti.
Dopo, soprattutto da una certa età in poi, dai 35 anni in su, assolutamente sì. Prende in considerazione diciamo questa fascia di età ma poi sono assolutamente possibili anche prima, purtroppo.
Il fatto che siano frequenti però non autorizza nessuno a pensare che siano poco dolorosi o meno dolorosi. Cioè non è l’età gestazionale che determina il grado di sofferenza, che porta ad una morte perinatale, un lutto perinatale. Quindi una mamma può assolutamente soffrire tanto per un bambino perso nelle prime settimane di gravidanza, di gestazione, così come anche un padre, naturalmente.
- Gli aborti spontanei nel secondo trimestre.
Nel secondo trimestre teniamo conto che vanno anche ad aumentare le fantasie rispetto al bambino, l’immaginazione del bambino più o meno dal 5.º mese in poi. Si iniziano a percepire i movimenti fetali, quindi si percepisce il bambino ancora di più come un qualcosa di reale, potremmo dire un qualcosa di staccato da sé. Un’entità separata da sé. Si radica ancora di più l’idea di un essere umano che sta crescendo dentro di sé. Quindi immaginiamo quanto possa essere doloroso perdere un bambino in questa fascia, diciamo, di epoca gestazionale.
- Ugualmente ci rivolgiamo a chi soffre di poli-abortività o abortività.
È una situazione assolutamente traumatica, in cui purtroppo quel dolore della fertilità si ripete numerose volte.
Mi ricordo ad esempio una paziente che prima di avere i suoi due figli, fortunatamente, aveva subito tre aborti di fila. Non si riusciva a trovare la causa della sua poli-abortività, non si riusciva quindi tanto meno a trovare una cura. E questa donna era così addolorata per questo, per questa condizione da non riuscire neanche ad andare ad esempio al battesimo della nipotina. Una figlia di una delle sorelle.
Vedremo, infatti, come una condizione di perdita, di lutto perinatale vada anche ad innescare dei vissuti di invidia e di rabbia verso le altre donne, talvolta anche donne, amiche, parenti che fanno parte della propria famiglia, che si trovano a poter vivere la gioia della maternità. Vedremo meglio in seguito questi sentimenti che poi vanno a pervadere la donna colpita da lutto perinatale.
- Un’altra categoria di persone a cui ci rivolgiamo e sono coloro che hanno avuto una diagnosi di grave patologia fetale, con una conseguente interruzione volontaria di gravidanza.
Questo è anche un altro aspetto molto traumatico. Molto spesso queste persone tra l’altro, insomma, capita che aspettino magari da anni e che magari ci sia anche un’infertilità pregressa. Quindi questo bambino arrivi dopo qualche anno di tentativi. Immaginate quale possa essere appunto il dolore di scoprire che questo bambino ha altre gravi patologie che potrebbero portarlo a non terminare la gravidanza. Oppure a fargli condurre una vita assolutamente al di sotto delle aspettative di una vita normale. E quindi immaginate con quante ambivalenze poi una coppia sceglie di effettuare un interruzione. Ma sono situazioni molto molto dolorose.
- Ugualmente la morte intrauterina così come la perdita di uno o più gemelli in corso di gravidanza multipla.
In questo caso, purtroppo queste donne arrivano a sentirsi dire: “beh va beh, tanto hai gli altri gemelli, no? Hai l’altro figlio.” Oppure gli altri due figli.
Certo però non si può anche in questo caso svalutare, sminuire la sofferenza e la perdita di uno dei figli. Che è comunque uno dei figli, anche se ci sono altri figli. Ma non significa niente avere altri bambini, aspettare altri bambini. Certo, si diventerà comunque genitori, no? E questo è comunque un aspetto importante però è comunque una parte di sé che che muore, che talvolta non viene capito.
- Assolutamente scioccante traumatica la morte dopo la nascita.
Subito dopo la nascita, proprio nelle fasi del parto. Immaginate l’idea di dare alla luce e di poter vedere il proprio figlio e questa cosa si interrompe bruscamente.
- Un’altra eventualità è la morte in seguito a un parto prematuro.
Anche in questo caso ci sono altissimi livelli di sofferenza e questo riguarda tutte le coppie che si trovano a frequentare… Cioè non tutte le coppie, naturalmente ma tutte le coppie a cui poi l’esito è negativo che si trovano a frequentare i reparti di terapia intensiva neonatale.
Perché come sapete i bambini che nascono prematuri vengono poi ricoverati nel reparto di terapia intensiva neonatale. In cui poi i genitori naturalmente possono andare, stare con loro, per diverso tempo al giorno.
Anche a seconda delle condizioni si può avviare l’allattamento. A seconda delle condizioni si possono comunque tenere in braccio, pratica il contatto prenatale, ma purtroppo non tutti i casi poi vanno a buon fine. Non tutti i bambini purtroppo riescono a sopravvivere, soprattutto coloro che nascono con un bassissimo peso alla nascita e coloro che nascono ad un’età gestazionale molto precoce.
E vi assicuro, nei reparti di terapia intensiva neonatale c’è moltissima sofferenza. Moltissima sofferenza proprio anche la permanenza lì all’interno. E’ un clima molto molto pesante, molto doloroso. Perché i bambini sono appesi ad un filo tra la vita e la morte e quelli che non ce la fanno, insomma, è veramente straziante per i genitori.
- Un’altra eventualità è una perdita in seguito a un trattamento del PMA.
Quindi anche in questo caso dobbiamo immaginare quanto i genitori possano aver atteso questo bambino, talvolta per anni. Talvolta questi percorsi sono veramente estremamente lunghi. Possono durare cinque, sei, dieci anni. E’ molto soggettivo da coppia a coppia, e quindi immaginate perdere il bambino dopo tutti questi anni.
Talvolta, in seguito ai trattamenti di PMA, si verificano anche dei casi di poli-abortività. Quindi insomma sono situazioni problematiche e si vanno a sommare tra loro.
- L’ultima eventualità che prendiamo in considerazione è l’interruzione volontaria di gravidanza.
Per tutte le altre motivazioni, che poi andremo a vedere e che naturalmente portano con sé comunque, anche se è una scelta della donna o della coppia interrompere la gravidanza, per tanti ci possono essere tantissimi motivi che poi andremo a vedere ma porta con sé comunque un lutto una sofferenza.
Tutti questi genitori, quindi, condividono alcuni aspetti emotivi, alcuni vissuti, in particolare la percezione profonda di questo legame con il bambino mancato e con la vita che ci sarebbe stata se questo bambino invece avesse continuato a vivere. Quindi, fondamentalmente si inizia ad immaginare non solo il bambino, non solo se stessi come genitori, ma proprio una vita insieme. Quindi è proprio l’interruzione di questo progetto di vita, di questo sogno di vita e di questa vita e quotidianità immaginata.
Talvolta cambiano tantissime cose quando si perde un bambino e talvolta cambiano tanti equilibri di vita. Tra i vissuti comuni di questi genitori, si ha ad esempio, la sensazione di essere stati costretti a vivere una realtà diversa da quella immaginata e desiderata e di essere stati impotenti di fronte alla malattia o al destino, alle vicende di vita. E soprattutto molto spesso ci si sente diversi dalla maggior parte dei genitori che non hanno mai sperimentato un’esperienza simile. E, come accennavo prima, si possono anche innescare dei vissuti di invidia, di rabbia verso questo destino avverso che gli è stato riservato.
Si possono poi presentare anche delle condotte di isolamento. Cioè questi genitori, in particolare le madri, talvolta tendono ad isolarsi, cioè isolarsi non da tutti, ma molto da altri neonati, da donne che hanno appena partorito, madri che hanno altri figli, madri in gravidanza. Questo è assolutamente normale e fisiologico per i primi periodi, perché fa scaturire molto dolore.
Naturalmente vedere magari in una donna in gravidanza quella gioia e quel luccichio negli occhi, di una donna che sta vivendo un periodo molto intenso e felice nella sua vita. Perché naturalmente una mamma che ha perso il bambino pensa che lei questa gioia non ce l’ha più e non sa se riuscirà a trovarla nuovamente, non sa come e se vivrà un’altra gravidanza.
Ora vediamo brevemente quelli che sono i dati a livello mondiale per renderci conto e dell’entità del fenomeno e anche per mostrare che non si è soli, assolutamente.
Purtroppo questo è un fenomeno molto diffuso anche se se ne parla poco. C’è una sorta di negazione nella nostra società di questo evento di vita. E come abbiamo detto soprattutto gli aborti del primo trimestre sono assolutamente diffusi ma non se ne parla quasi mai e non viene mai legittimato il dolore per queste interruzioni di gravidanza e quindi sembra quasi che non esista questo problema. In realtà esiste eccome e vediamo un po appunto questi dati.
Vediamo che questi sono i dati presi dall’Ansa del 2016 che ha dedicato un intero numero a questa tematica.
Si presentano ben 2,6 milioni di morti dopo la 28.ª settimana di gestazione quindi parliamo di numeri veramente molto elevati.
La maggior parte avviene nei Paesi a basso e medio sviluppo un ben 98% dei casi. Questo perché non ci sono tutte le precauzioni che potremmo dire sanitarie, che invece nei Paesi ad alto sviluppo vengono seguite. Tutti gli iter di analisi mediche, di controlli che fortunatamente riescono a salvare la vita a molti bambini e anche a molte madri.
Molte di più sono le gravidanze che si interrompono nella prima metà per motivi che non sempre sono diagnosticabili e si stima che una coppia su sei appunto, si trovi a vivere un aborto spontaneo. Una coppia su sei è tantissimo. Quindi non se ne parla ma esiste eccome.
La metà delle morti che avvengono dopo la 28.ª settimana di gestazione avviene addirittura durante il travaglio o il parto. Bene, immaginiamo l’effetto traumatico di questo evento. Purtroppo la maggior parte, o per fortuna dipende insomma dai punti di vista, la maggior parte derivano da condizioni prevenibili, quindi un’infezione e complicanze mediche che si potrebbero prevenire seguendo l’iter di analisi e controlli. Gli iter diagnostici che si seguono. Naturalmente non tutte però sono prevedibili.
Una minoranza deriva anche da patologie congenite. Anche in questo caso non sono prevedibili.
Un dato molto importante è che si stima che nel mondo ben 4,2 milioni di donne convivono con una depressione associata ad una morte intrauterina.
Il trauma alle famiglie in alcune culture è aggravato anche dal fatto che la morte perinatale è vista come un tabù e talvolta è stigmatizzata. Cioè talvolta in alcune culture la madre viene addirittura incolpata di non essere stata una buona madre, magari. Insomma, le cultura in cui ci sono anche ancora delle credenze magiche.
Quindi insomma ci sono spiegazioni molto variegate, potremmo dire. In cui però la madre non solo si trova a subire il trauma della perdita, ma anche il trauma e la stigmatizzazione sociale.
Non pensiamo che questo aspetto appartenga solamente alle culture in Paesi a basso sviluppo. Perché insomma purtroppo determinati aspetti sono presenti anche nella nostra società: molto spesso non si sa come porsi, come relazionarsi, come comunicare, come sostenere queste donne e queste coppie che poi si trovano a vivere, assolutamente, anche nella nostra cultura, delle situazioni di depressione assolutamente non capite.
Per Informazioni
Se vuoi richiedere informazioni sulle promozioni di uno o più corsi di formazione in catalogo, inviaci una richiesta. Una nostra consulente ti contatterà appena possibile. Grazie