Ragione e Sentimento: quanto contano nelle decisioni

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Quando si parla di una scelta fatta “di pancia”, dettata dalle emozioni, solitamente ci si riferisce a decisioni poco lungimiranti, poco razionali e, spesso, sbagliate; tuttavia, in questo dibattito tra ragione e sentimento, sono sempre di più gli studi scientifici che confermano come le emozioni rappresentino, in realtà, il migliore punto di partenza per prendere decisioni responsabili.

Ragione: il modello della razionalità limitata

Prendere una decisione perfettamente razionale significa essere a conoscenza di tutte le opzioni possibili, attribuirvi un valore assoluto in base a quanto possono essere vantaggiose per noi e compararle, una per una, fino a trovare quella che massimizza l’utilità in un dato momento.

Ovviamente, se ciascuna delle decine di migliaia di decisioni che prendiamo ogni giorno dovesse seguire questo processo, finiremmo per non riuscire a scegliere mai nulla. Inoltre, spesso non abbiamo a disposizione tutti i dati di cui abbiamo bisogno per prendere una scelta “razionale”: magari non conosciamo tutte le opzioni o non sappiamo esattamente quali siano i vantaggi e gli svantaggi di ciascuna.

I processi decisionali che operiamo quotidianamente sembrerebbe seguire, quindi, un’altra via. Secondo l’economista e psicologo americano Herbert A. Simon, ad esempio, le nostre scelte sarebbero basate su quella che definisce “razionalità limitata”. Con questa espressione, Simon fa riferimento al fatto che la razionalità di un individuo non sia assoluta e infinita, bensì limitata da vari fattori: dalle informazioni a disposizione, dai limiti cognitivi della sua mente (es: il numero di elementi che un essere umano può elaborare e valutare contemporaneamente), dal tempo disponibile per prendere una decisione (es: scadenze, offerte a tempo). 

La teoria della razionalità limitata rappresenta, quindi, un primo passo verso un modello di decision making che tiene conto di tutti quei fattori, esterni e interni, che condizionano fortemente il processo decisionale. Secondo questo modello, infatti, l’individuo non effettua scelte perfettamente razionali per identificare la soluzione migliore in assoluto, ma cerca, con le risorse di cui dispone, di semplificare il più possibile le scelte disponibili e raggiungere una soluzione soddisfacente.

Può accadere, ad esempio, che per abbreviare i tempi e prendere una decisione più facilmente, il nostro cervello non operi una riflessione o un ragionamento ma si affidi a bias e automatismi.

Quando la ragione “non ragiona”: i bias cognitivi

I bias cognitivi sono una distorsione della realtà che si manifesta durante la valutazione di fatti, opinioni e avvenimenti. Questa distorsione porta le persone ad attribuire acriticamente maggior peso o valore ad alcuni elementi anziché altri e può essere vista come una sorta di “scorciatoia” che l’individuo usa per gestire in modo rapido e, spesso, inconsapevole le decisioni che si trova a dover prendere.

In alcuni casi, questi bias si sviluppano nel tempo, sulla base del vissuto, delle esperienze personali e dell’ambiente socio-culturale in cui si è immersi e, di conseguenza, possono essere appresi e – con impegno e lunghe operazioni di sensibilizzazione – disappresi (basti pensare ai cambiamenti avvenuti rispetto alla concezione del ruolo della donna o alla percezione dell’omosessualità nel corso dei secoli). In altri casi, invece, si tratta di una scorciatoia innata che si manifesta sotto forma di automatismo sin dalla più tenera età. Non bisogna dimenticare, infatti, che i bias sono un meccanismo messo in atto dal cervello umano in modo automatico per gestire situazioni in cui “prendere la via più lunga” porterebbe via grandi quantità di tempo e di energie, ad esempio a causa di un’eccessiva mole di informazioni o di opzioni da valutare.

Sentimento: il ruolo delle emozioni nelle nostre decisioni

Laddove la razionalità sembrerebbe essere fallace o, quantomeno, non sufficiente per condurci verso soluzioni ideali, è proprio il sistema emozionale a presentarsi, invece, come una guida. 

Se si tratta di prendere una decisione immediata, in una situazione di urgenza e potenziale pericolo, ad esempio, le emozioni sono in grado di fornirci subito una prima risposta, seppure imprecisa, e portarci verso la decisione più “giusta” per metterci in salvo.

D’altronde, le emozioni nascono e si manifestano in maniera del tutto spontanea e involontaria, “capitano” senza lasciare all’individuo la possibilità di decidere quale provare e quando. Si generano in base ai significati e ai valori che ognuno di noi attribuisce ad un determinato evento e divengono così la diretta conseguenza di un processo di valutazione di tale evento. 

Un individuo dotato di una forte intelligenza emotiva è, quindi, non solo in grado di controllare le proprie emozioni ma, soprattutto, di riconoscerle e comprenderle: ogni reazione emotiva rappresenta un segnale, una “bussola” finalizzata a orientare le nostre decisioni. 

A differenza di quanto si pensa comunemente, infatti, le emozioni facilitano l’assunzione di decisioni. Ad esempio, la paura ci porta ad essere più prudenti, a prestare maggiore attenzione e a scegliere le opzioni meno rischiose. Dall’altro lato, la rabbia può condurci a prendere posizione, schierarci contro un’ingiustizia, rifiutare opzioni che consideriamo inique o offensive.

Ovviamente, prendere una decisione sulla scia delle emozioni, abbandonando completamente il proprio lato razionale e “seguendo il proprio cuore”, non è sempre la soluzione migliore, ma è importante tenere presente che anche il contrario può portare all’errore.