Decluttering: l’arte di liberarsi del superfluo
L’inizio del nuovo anno è il momento in cui si stabiliscono i buoni propositi, ci si impegna ad abbandonare le cattive abitudini, formarne di nuove, e liberarsi del superfluo, dedicandosi alla pulizia e al “decluttering”. Dopo le festività, con l’occasione di rimuovere le decorazioni natalizie e trovare un posto per i regali ricevuti, è tempo, per molti, di riordinare e riorganizzare la propria casa e la propria vita.
Cos’è il decluttering
Il termine inglese “declutter” significa letteralmente “mettere in ordine”: liberarsi di ciò che non serve e fare spazio a tutto ciò che, invece, ha un significato e un’utilità.
In primo luogo, quindi, fare decluttering vuol dire essere capaci di distinguere ciò di cui si ha bisogno e sviluppare una consapevolezza delle proprie abitudini, preferenze ed esigenze. Molto spesso, infatti, la ragione per cui si acquistano o tengono in casa oggetti che non si utilizzano è la mancanza di una sufficiente consapevolezza e accettazione di se stessi: separarsi da un vestito che non sta più, ad esempio, può essere difficile perché significa rinunciare definitivamente all’immagine mentale (più magra, più muscolosa, più giovane) che si ha di sé con indosso quel vestito.
Allo stesso modo, buttare le carte di un vecchio progetto lasciato incompiuto oppure degli attrezzi da cucina, per lo sport o per il giardinaggio, equivale a prendere atto che queste cose non fanno parte della nostra vita, che non siamo “quel tipo di persona” che, invece, pensavamo di essere.
Per questo motivo, il decluttering aiuta non solo a mettere in ordine lo spazio intorno a sé, ma anche a “fare pace con se stessi”. Il decluttering, infatti, può essere anche un’attività mentale e una pratica di mindfulness: liberarsi dei pensieri superflui, delle ansie e delle ossessioni, combattere il sovraccarico cognitivo, riscoprire il silenzio interiore e contrastare il continuo flusso di informazioni e stimoli a cui si è sottoposti quotidianamente.
Perché fare decluttering
Fare decluttering può portare benefici in ogni aspetto della vita di un individuo, sia a livello pratico sia a livello psicologico ed emotivo.
Innanzitutto, mettere in ordine lo spazio fisico in cui si vive o si lavora vuol dire fare posto (o più posto) a ciò che serve e avere sempre tutto sotto mano: strumenti, attrezzature, pezzi di ricambio. È anche fondamentale per capire cos’è che già si possiede e cosa, invece, va comprato o sostituito, in modo da evitare l’acquisto di “doppioni” e avere sempre una scorta di ciò che è necessario.
Inoltre, è importante ricordare che, di fronte a un ambiente curato e ordinato, gli individui tendono a rispettare e mantenere l’ordine, mentre, come insegna la teoria delle finestre rotte, se in uno spazio regnano il caos e la sporcizia, è facile che anche gli altri (figli, colleghi, coinquilini) si sentano autorizzati a mettere in disordine e sporcare.
Da un punto di vista psicologico ed emotivo, bisogna considerare la forte connessione che si instaura tra oggetti ed emozioni, il valore affettivo che attribuiamo alle cose che possediamo in virtù delle esperienze che abbiamo vissuto. Se, infatti, in molti casi ciò che abbiamo in casa ci riporta alla mente momenti e ricordi felici, alcuni oggetti possono avere anche un effetto negativo, perché magari risalgono a un periodo particolarmente difficile, o ci ricordano di un’occasione mancata, di una relazione finita, di un lutto. In tutti questi casi, il modo migliore per liberarsi delle emozioni negative è liberarsi dell’oggetto stesso che le provoca o, se non è possibile, metterlo via, in un luogo dedicato e lontano dalla vista.
Liberarsi del superfluo aiuta a svuotare la mente e riorganizzare i pensieri, aumenta la concentrazione e la capacità di attenzione, migliora l’autostima e la qualità del sonno.
Da dove cominciare
Il primo passo per fare decluttering è avere un’immagine ben chiara del “clutter” di cui ci si intende eliminare.
Per cominciare è, quindi, opportuno stilare una lista degli ambienti che necessitano di essere riordinati o riorganizzati, partendo dagli spazi più disordinati e dedicandosi a una zona per volta.
Per ogni stanza o ambiente, si procede a fare una valutazione di tutti gli oggetti che si possiedono, chiedendosi:
- Quante volte ho utilizzato questo oggetto nell’ultimo anno?
- È in buone condizioni?
- Ci sono altri oggetti che possiedo che potrebbero svolgere (meglio) le stesse funzioni?
- Questo oggetto mi piace moltissimo/ha un valore affettivo (positivo) per me?
- Lo spazio dedicato a questo oggetto è adeguato all’utilizzo che ne faccio (facile da raggiungere o da “archiviare”, poco ingombrante, ecc.)?
Una volta risposto a queste domande, è giunto il momento di fare una selezione e liberarsi (spostando, riciclando, vendendo, regalando o buttando) di tutto ciò che non ha passato il test.
Nel caso del decluttering mentale, si può applicare un metodo molto simile: come prima cosa, è importante stilare una lista delle cose da fare, degli aspetti che più ci preoccupano o dei pensieri più ricorrenti, scrivendola su un planner o tenendo un diario. Una volta individuati tutti gli elementi che “intasano” la nostra mente, si affrontano uno per volta, dando la priorità ai problemi più urgenti e allontanando possibili distrazioni.