Cos’è la fobia scolastica e come intervenire?
La fobia scolastica, anche conosciuta come fobia scolare o rifiuto ansioso della scuola, si caratterizza come un forte livello di ansia e paura che impedisce agli studenti di recarsi regolarmente a scuola la mattina oppure di restare nel corso della giornata, non permettendo, in questo modo, una normale frequenza scolastica.
Si tratta di un fenomeno che può emergere sia durante l’infanzia (scuola primaria) che durante la pre-adolescenza e adolescenza (scuola secondaria di primo e secondo grado). In base all’età e ad altri fattori psicologici e comportamentali, la fobia scolastica può essere ricondotta e collegata anche ad altre forme di disturbi dell’ansia, come ad esempio l’ansia da separazione, l’ansia sociale o altre tipologie di fobia.
Cos’è la fobia scolastica
È importante distinguere, innanzitutto, la fobia scolastica dalla dispersione scolastica (o abbandono scolastico), fenomeno comune tra gli adolescenti, che in Italia coinvolge il 13% dei giovani (dati Istat, anno di riferimento 2020).
Nel caso della fobia scolastica, infatti, il rifiuto di andare a scuola è dovuto a un senso di ansia e paura incontrollata; nel caso della dispersione, invece, le motivazioni sono da ricercare nel rifiuto dell’autorità e della disciplina.
In secondo luogo, bisogna distinguere la fobia scolastica dal semplice capriccio (soprattutto nel caso di bambini più piccoli) o da un rifiuto dovuto a particolari circostanze di natura temporanea, come possono essere, ad esempio, una discussione o un litigio avvenuto con gli insegnanti o compagni di classe, la paura di un’interrogazione o di un compito in classe, una difficoltà nell’apprendimento di una particolare materia o di argomento.
La fobia scolare, infatti, fa riferimento a un comportamento di rifiuto che resta costante per almeno due settimane consecutive oppure, in caso di periodi inferiori, che comunque interferisce gravemente con i ritmi e le dinamiche familiari.
Come riconoscere la fobia scolastica
La fobia scolastica può manifestarsi in molti modi, che variano anche in base all’età:
- alcuni bambini si rifiutano di alzarsi dal letto, restano immobilizzati e piangono e si disperano se forzati a iniziare le procedure di preparazione del mattino;
- altri riescono ad alzarsi, fare colazione e prepararsi, ma poi si bloccano e non riescono ad uscire di casa o, dopo essere usciti, non sono in grado di varcare la soglia d’ingresso della scuola;
- altri ancora, una volta arrivati ed entrati in classe, iniziano a lamentarsi, disturbare o piangere, oppure chiedono di andare al bagno o in infermeria per disturbi fisici, fino a farsi rimandare a casa.
Anche le motivazioni dietro al rifiuto scolastico sono estremamente variabili, e dipendono dalla fascia d’età di riferimento e dalle caratteristiche psico-sociali degli individui: nei bambini che frequentano la scuola primaria, può trattarsi di un meccanismo di difesa da emozioni negative (senso di solitudine e abbandono da parte del genitore, paura o ansia nel relazionarsi con gli adulti o gli altri bambini) oppure una forma di richiesta di attenzione, nei pre-adolescenti e adolescenti (tra i 12 e i 17 anni), invece, può emergere come strumento per sfuggire da situazioni sociali di difficoltà (bullismo, comportamenti di isolamento o discriminazione da parte dei compagni), dalle valutazioni degli insegnanti o per ottenere gratificazioni al di fuori del contesto scolastico.
Come intervenire
Il primo passo per aiutare bambini e ragazzi a superare la fobia scolastica è comprendere le motivazioni che stanno alla base di questa fobia, anche attraverso uno studio della situazione familiare dell’individuo.
Se, per esempio, il rifiuto scolastico avviene in un contesto domestico in cui un genitore (di solito, la madre) soffre di crisi d’ansia, questi stati possono essere trasmessi al bambino, rafforzando un comportamento evitante rispetto alla scuola e un rapporto di dipendenza rispetto alla figura materna o paterna. La fobia scolare, in questo caso, è da interpretare come una manifestazione di ansia da separazione.
In questo caso, i metodi di intervento dovranno indirizzarsi verso il rapporto tra genitore e figlio, in modo da incoraggiare lo sviluppo autonomo e indipendente delle capacità cognitive, affettive e relazionali del bambino e, al contempo, fornire il giusto supporto e sostegno psicologico al genitore.
Se, invece, il rifiuto deriva da una condizione di ansia sociale, l’intervento dovrà essere rivolto più specificatamente al bambino o al ragazzo ansioso. Infatti, se non individuata e trattata adeguatamente, la fobia scolastica può sfociare in un disturbo evitante di personalità e, col tempo, andare a intaccare lo sviluppo emotivo e sociale, le acquisizioni scolastiche, i rapporti con la famiglia e con i coetanei, compromettendo l’autostima e la fiducia in se stessi e il processo di emancipazione.
I trattamenti terapeutici messi in atto per contrastare la fobia scolastica possono essere individuali oppure familiari, con l’eventuale somministrazione di farmaci antidepressivi o ansiolitici, in base alle cause sottostanti il disturbo.
La terapia cognitiva-comportamentale si è dimostrata molto efficace per il trattamento dei disturbi di ansia di bambini e adolescenti affetti da fobia scolastica. L’intervento cognitivo-comportamentale prevede un percorso individualizzato ma, durante la terapia, vengono coinvolti gradualmente anche i genitori e la scuola.
L’obiettivo ultimo dell’intervento è il ritorno a scuola e il reinserimento dello studente nel contesto della classe, che avviene in tempi graduali e secondo le modalità concordate con la famiglia e il personale scolastico.
Per approfondire
Il tema della fobia scolastica è presentato e approfondito nel corso online Fobia scolastica: Come riconoscerla e gestirla, tenuto dalla docente Maria Verdiana Amato, Psicologa specializzata in bisogni educativi speciali, e rivolto a psicologi, insegnanti, genitori ed educatori.