Il formatore: competenze e conoscenze
Il formatore professionale è una figura relativamente giovane, che nasce proprio dall’esigenza di aggiornare la professionalità degli operai all’interno delle grandi aziende.
Attualmente non è facile dare una definizione semplice della figura professionale del formatore, dato che sono molte le scuole di riferimento che offrono dei percorsi di sviluppo di tale professione.
Il formatore ha lo scopo di sviluppare specifiche competenze su un singolo individuo o su un gruppo di essi, facendo leva sulle loro skills, ossia abilità che già possiede. Ciò che lo distingue da un professore è proprio l’oggetto di interesse, infatti mentre quest’ultimo agisce sullo sviluppo delle competenze teoriche, il formatore agisce sul Saper Fare e sul Saper Essere delle persone, piuttosto che sul Sapere. In sostanza, il formatore è un facilitatore dello sviluppo delle competenze, cercando di rendere tale processo il più efficiente e veloce possibile.
È importante che un formatore sappia individuare il fabbisogno di formazione, ed in base ad esso individuare gli obiettivi ed elaborare strategie e metodi per poterli raggiungere.
Affinché il progetto sia di successo, il formatore deve essere in grado di trovare un punto di incontro tra i suoi interessi e le richieste degli utenti. Tale figura inoltre deve mettere in atto un piano di promozione dell’intero percorso formativo, definendo strategie di promozione, di marketing e di commercializzazione del percorso formativo.
Dopodiché bisogna individuare gli esperti a cui affidare il percorso formativo, monitorandolo, per apportare eventuali modifiche in corso.
In seguito c’è la fase di erogazione in cui il formatore dovrà gestire l’attività di docenza e accertare il grado di raggiungimento degli obiettivi formativi.
Infine bisogna redigere una relazione di valutazione con eventuali proposte di revisione dell’intero percorso formativo per poter applicare eventuali innovazioni e miglioramenti.
Come detto in precedenza, il formatore, essendo un facilitatore deve essere in grado di aiutare l’organizzazione a raggiungere gli obiettivi prefissati, inoltre, essendo un agevolatore dell’apprendimento, la sua professionalità si dispiega su più versanti sia scientifici che operativi: da quello pedagogico, a quello psicologico, a quello delle relazioni umane personali, sociali, organizzative, economiche e del mercato del lavoro.
Anche nell’ambito della formazione degli adulti è sempre più frequente l’affiancamento di una figura ai soggetti in formazione che gli aiuti a mettere a fuoco il vissuto esperienziale.
Il formatore è anche un consulente di processo, e in quanto tale, egli ha il compito di sovrintendere ai fattori interpersonali e organizzativi durante riunioni, tavoli, colloqui, mediazioni tra le parti. Tutto ciò richiede che egli possieda ottime competenze sociali, gestisca dinamiche di gruppo, e sappia condurre riunioni negoziali nelle aziende, nel sociale e nel territorio. Tale ruolo richiede anche che egli sia un esperto delle relazioni e delle relazioni dal basso, e che sia in grado di attivare e facilitare il dialogo tra gli attori. Emblematica è una metafora di Liss nella quale afferma che “Come gli enzimi in biologia aiutano le cellule, i facilitatori aiutano il dialogo nei gruppi, la maturazione attraverso una continua attenzione per sviluppare azioni appropriate”.
Pino De Sario in un articolo intitolato “Il Facilitatore: un antidoto al comportamento negativo”(2003), afferma che la qualità migliore di tale figura è quella di accogliere e gestire la negatività (critiche, squalifica, distruttività, malintesi, sfiducia, opposizione, conflitto), che si possono riscontrare nelle reti interorganizzative, in aula o all’interno di un team.
Lo stesso Bales afferma che la ragione di esistere di un gruppo è la realizzazione di un compito, è durante questa attività possono sorgere tanti problemi che possono ostacolare il raggiungimento dell’obiettivo da parte del gruppo stesso. Ed è qui che emerge l’importanza di tale figura, che sovrintenda il gruppo durante le loro attività, dimostrando alte competenze relazionali per poter gestire al meglio i vari fattori interpersonali ed organizzativi che possono emergere durante riunioni e colloqui.
Tale figura deve essere in grado di facilitare il gruppo sull’area del compito, di conseguenza esso deve essere in grado di motivare il gruppo per mantenere alto il livello di partecipazione e stimolare lo sviluppo di idee nuove. Dovrà essere in grado anche di favorire la circolazione di informazioni per facilitare la soluzione di problemi, e spingere i vari membri a esprimere la propria opinione evitando allo stesso tempo che si verifichino blocchi ed incomprensioni nel gruppo. Inoltre il formatore deve anche promuovere la connessione e il coordinamento affinché le idee che vengono espresse in modo incompleto ed impreciso vengano riformulate per favorire la comprensione.
In sostanza il suo ruolo consiste nell’incoraggiare la comunicazione nei gruppi di lavoro, dato che all’interno di essi si possono creare delle dinamiche che possono impedirne la collaborazione stessa.
Infatti all’interno di un gruppo possono crearsi dei sottogruppi in cui ognuno esprime la propria opinione creando tensioni, rendendo necessario l’intervento di tale figura per armonizzare le differenze trovando punti di contatto. Inoltre il facilitatore deve essere bravo a ricercare l’accordo fra i membri del gruppo abbassando la soglia del giudizio e ammorbidendo soprattutto i punti di vista più radicali. Altra caratteristica importante per favorire la comunicazione è quella di evitare che la situazione venga monopolizzata da pochi impedendo così che i vari interventi vengano canalizzati a favore di alcuni, dando maggior opportunità di spazio per esprimere la propria opinione a coloro che sono più silenziosi.
Per concludere, sono cinque le aree in cui il facilitatore deve mostrare ottime capacità e competenze: Comunicazione, Partecipazione, Conflitto, Ascolto attivo ed Empatia.