Maltrattamenti su otto bambini: due maestre sospese da una scuola dell’infanzia di Alessandria
Insulti, percosse e strattoni all’istituto “Pensogioco” di via Nenni, nel quartiere Cristo: le donne sono state incastrate dalle telecamere nascoste. A denunciarle è stata una mamma
Inizia tutto quando un bimbo di 5 anni, giocando, tira l’orecchio al papà. Più forte che può, come se volesse fargli male. Il genitore si lamenta, chiede spiegazioni: «È quello che ci fanno a scuola se siamo monelli», gli risponde il piccolino. Prende spunto così, fra le quattro mura di una casa di Alessandria, l’operazione «Beyond the gate», che ha portato alla denuncia di due insegnanti di una scuola statale per l’infanzia, la «Pensogioco» di via Nenni, nel quartiere Cristo.
Comincia così, lo scorso marzo, perché la mamma riprende le confidenze del figlioletto con un video e si precipita in questura, dove la Squadra mobile apre un’indagine. Le maestre, che hanno 46 e 42 anni, oltre a essere segnalate all’autorità giudiziaria per maltrattamenti sono anche state sospese dal servizio per nove mesi.
Al momento, secondo gli investigatori, risultano accertati abusi su otto bimbi (su un totale di circa ottanta) di età compresa fra i tre e i cinque anni. Strattoni, sberle, trascinamenti per i polsi. Qualche sospetto era già serpeggiato tra i genitori dei piccoli allievi. Si erano confrontati tra loro e avevano anche tentato di parlarne con le insegnanti, ricevendo però solo dei rimproveri per quei figli «troppo vivaci, disobbedienti e difficili da gestire». La denuncia della mamma ha fatto partire l’indagine, le telecamere installate dalla polizia nei locali dalla scuola hanno fatto il resto. Le carte del procedimento raccontano di rimproveri ingiuriosi: «Tu non puoi stare vicino agli altri perché ti puzza l’alito», «Quel tuo compagno ha vene di follia». C’è la maestra che spintona ripetutamente, con durezza, un piccino per costringerlo a stare seduto. C’è il bimbo cui viene vietato per tre quarti d’ora di andare in bagno. C’è la bimba che piange a dirotto e urla «Mi fai male». Continua la lettura