Depersonalizzazione: attenzione universitari fuori sede!
Lo sapevate che il 30-70% degli studenti universitari in seguito ad un forte stress fisico e/o emotivo o alla deprivazione del sonno mostrano sintomi di depersonalizzazione?
La depersonalizzazione colpisce una percentuale alta nella popolazione mondiale, tanto da rappresentare il terzo sintomo psichiatrico più frequente ma, verosimilmente gli studenti sono maggiormente interessati dalla comparsa di questi sintomi probabilmente a causa del carico elevato di studi, dalla mancanza di tempo libero da poter dedicare ad hobby, sport e così via.
Ma cosa intendiamo indicare precisamente con il termine depersonalizzazione?
Secondo Sedman (1972) la depersonalizzazione indica un cambiamento peculiare nella consapevolezza di sé, nel corso del quale la persona ha la sensazione di essere irreale. In un certo senso il soggetto perde il sentimento di familiarità per sé stesso, nasce il sentimento del “COME SE” (il soggetto si sente alterato o inadeguato nel suo spazio interno).
Secondo Schilder (1928) «è come se fossero morti, inanimati, meri automi». Sembrerebbe che questo tipo di sensazione sia abbastanza lontana dalla “normalità”, mentre in realtà è molto comune nel soggetto sano e “normale” (ad es. la sensazione del «è come se mi guardassi dal di fuori» «è come se stessi vivendo un sogno») ed insorge tipicamente in seguito ad emozioni intense, crisi esistenziali (estrema felicità, innamoramento, perdita di una persona cara, paura intensa, rabbia…), stati di affaticamento, deprivazione prolungata di sonno o deprivazione sensoriale.
Pur essendo un’esperienza molto comune, è difficilmente riscontrabile nella popolazione psichiatrica poiché è un sentimento imbarazzante per il soggetto, il quale ometterà di descrivere alcune situazioni ritenute eccessive
Le sensazioni di depersonalizzazioni possono manifestarsi in tre modalità o ambiti:
1. DESOMATIZZAZIONE: alterazione nella consapevolezza di differenti organi (grandezza e/o qualità);
2. DEAFFETTIVITÀ: sentimenti di perdita della capacità di provare emozioni;
3. AMBITO SOCIALE E SITUAZIONALE: sensazione di una ridotta capacità di accettare sé stessi, il proprio comportamento rispetto a quello che hanno gli altri.
Fatte tali considerazioni e constatando che il 30-70% degli studenti universitari sperimenta sintomi di depersonalizzazione, possiamo chiederci: «è possibile che la maggior parte di essi appartenga alla “categoria dei fuori sede”»? «Ci potrebbe essere una connessione tra questi due variabili»?
A mio giudizio la situazione dello studente, essendo una condizione di per sé delicata, potrebbe rappresentare un terreno fertile per l’insorgenza di sentimenti di depersonalizzazione perché questo tipologia di studente subisce l’influsso di diverse fonti stressogene. Prima fra tutto l’allontanamento dal proprio nucleo familiare e dal proprio contesto socio-culturale che conduce alla ristrutturazione della propria identità a cui ovviamente bisogna sommare lo stress provocato dalle spinte adolescenziali. Non dimentichiamo di considerare la deprivazione del sonno molto comune non solo per gli studenti fuori sede ma per tutta la popolazione universitaria.
In questa situazione è facilmente riscontrabile il sentimento del “come se”. Per poter verificare quest’ipotesi è opportuno chiaramente condurre delle ricerche e soffermarsi sul fatto che probabilmente parlare con gli stessi studenti di queste possibili insorgenze e dell’alta frequenza delle sensazioni di depersonalizzazione nella popolazione “normale”, possa in qualche modo aiutarli a superare momenti difficili da accettare e possa far in modo che gli stessi riconoscano il problema e non si sentano “folli” o si vergognino di questa situazione. È fondamentale che essi riconoscano queste sensazioni e cerchino, magari con l’aiuto di qualcuno, di superarli . Inoltre, e per concludere, vorrei sottolineare che la depersonalizzazione è uno dei sintomi del burnout… dunque, avendo sottolineato in precedenza la possibile insorgenza di questa sindrome negli studenti universitari è chiaro sottolineare che il sintomo più evidente in essi sia proprio la depersonalizzazione!
A cura della Dott.ssa Valeria Di Leo