Invenzione di una Fiaba
La fiaba nella relazione di aiuto, invenzione della fiaba. Come fin qui esposto, la narrazione e la fiaba sono strumenti e mediatori utili nelle relazioni di aiuto, questo sia nell’ambito della consulenza di sostegno e nella prevenzione e promozione della salute, sia in ambito psico educativo, sia in ambito clinico terapeutico facendo riferimento in particolare alla fiaboterapia e alla biblioterapia. Rispetto a questi contesti si è fin qui parlato dell’uso di fiabe già elaborate come ad esempio quelle proposte da Gisella Eberlein nel training autogeno in età evolutiva con “Le fiabe che rilassano” oppure si è parlato di un repertorio di fiabe appositamente elaborate per fasce di età e per tematiche di lavoro da psicologi e psicoterapeuti esperti in età evolutiva. Tuttavia può essere utile e interessante anche un’esperienza di creazione ex novo di una fiaba ad hoc rispetto al contesto all’utenza e alla tematica con cui si sta lavorando.
Nel creare una nuova fiaba è importante mantenerne le valenze e le potenzialità che la rendono funzionale agli obiettivi di lavoro, quindi mantenere una valenza educativa ovvero, trasferire ai bambini e ai ragazzi la competenza; organizzare la propria esperienza e la narrazione delle propri esperienze secondo categorie di spazio e tempo quindi secondo la successione temporale degli eventi che hanno una gradualità e nel corso dei quali c’è un confronto con dei limiti e dei vincoli che comportano la elaborazione di strategie per poterli superare e gestire. Inoltre c’è la valenza educativa dell’ampliamento di possibili punti di vista attraverso l’identificazione e l’apprendimento dichiarante con il protagonista e con altri personaggi o tramite il confronto con il conduttore psicologo/psicoterapeuta e con gli altri partecipanti, se ci troviamo in un setting di gruppo. E’ importante mantenere anche la valenza terapeutica della fiaba ovvero il fatto che essa proponga tramite l’identificazione e la catarsi la possibilità di acquisire nuove modalità di coping quindi nuove modalità per fronteggiare delle situazioni che possono provocare ansia, paura, dolore e tristezza sapendole ridurre o gestire.
Nella creazione di una fiaba ex-novo bisogna mantenerne anche le potenzialità:
- la potenzialità ludica ovvero il fatto che la fiaba ha il carattere magico/fantasioso è connotata come esperienza piacevole e positiva già nota e quindi in quanto tale è un gancio utile per la motivazione e l’attenzione e quindi il coinvolgimento e la partecipazione dei bambini e dei ragazzi.
- la potenzialità ovviamente preventiva e curativa dato che ci colleghiamo in un contesto clinico,
- mentre la potenzialità didattica ed educativa è più congruente con un contesto appunto didattico educativo quindi scolastico. In questo contesto la narrazione di una fiaba può essere utile o per veicolare delle modalità di comportamento che si conformano a norme e valori che si vogliono trasmettere, a cui si vuole educare, oppure può essere la narrazione una modalità più accattivante rispetto a quelle didattiche tradizionali per proporre delle nozioni e dei temi particolari.
Nella creazione di una fiaba si possono utilizzare come linee guida quelle che si possono dedurre dalla narratologia in particolare da tre autori: Vladimir Propp con le 31 funzioni ricorrenti, il modello strutturalista di Bredmond-Barthes e il binomio fantastico di Gianni Rodari.
Vladimir Propp è un narratologo russo che ha svolto uno studio di confronto tra la maggior parte delle fiabe della tradizione popolare e tra di esse ha individuato uno schema di base ricorrente cioè dei ruoli e delle funzioni ovvero dei passaggi che sono ricorrenti nella trama di tutte o quasi. I ruoli ricorrenti sono solitamente il protagonista che diventa poi l’eroe. Ha di solito un antagonista, svolge un compito o una missione perché gli viene affidata da un mandante, viene di solito supportato da un aiutante per lo più magico e salva la principessa. Ha di solito un antagonista. Lo schema ricorrente quindi le funzioni e i passaggi ricorrenti prevedono che all’inizio della fiaba ci sia una situazione di relativa tranquillità e armonia che però viene interrotta da una sciagura e questa sciagura è dovuta di solito a un tranello, trabocchetto o l’infrazione di una regola o di un divieto. Quindi il mandante, che di solito è il re o comunque la figura più potente, affida al protagonista una missione; svolgere dei compiti e delle prove che lo porteranno a ripristinare l’armonia iniziale e quindi a cancellare la sciagura. Per affrontare questi compiti, il protagonista di solito parte per un viaggio dove viene aiutato dall’aiutante magico, ma viene anche contrastato dall’antagonista, affrontando prove e compiti riesce a compiere la sua missione quindi cioè l’identificazione del personaggio con l’eroe riconosciuto in quanto tale, salva la principessa, riesce a sconfiggere l’antagonista e quindi l’antagonista (in quanto personaggio negativo) di solito viene allontanato o punito, mentre personaggi positivi hanno il loro lieto fine. Questo schema essendo tipico della maggior parte delle fiabe narrate fin dalla prima infanzia può essere molto utile per lavorare con i bambini, ma lo schema di Propp, con le 31 funzioni e i ruoli ricorrenti, si presta anche a delle potenzialità creative interessanti nel lavoro con i preadolescenti.
Il modello strutturalista di Bredmond e Barthes può essere più interessante per i preadolescenti perché prevede all’inizio una sorta di brainstorming con un ventaglio di più possibilità, di più eventualità da cui la storia può partire. Se ne sceglie una e quindi si passa dall’eventualità all’attualizzazione di una eventualità. Si prende quindi spunto per iniziare la narrazione che però potrebbe o meno arrivare a compimento quindi ha una risoluzione positiva e a una conclusione positiva e concreta. Questo dipende dalle scelte che fanno i partecipanti che stanno creando la fiaba anche perché ad ogni passaggio si può di nuovo aprire il ventaglio delle tante possibilità.
Il binomio fantastico di Gianni Rodari si presta a delle potenzialità creative sia con i piccini che con i più grandicelli. Gianni Rodari nel suo testo “La Grammatica della fantasia” propone questo binomio fantastico dicendo che se si accostano due termini che fra di loro sono apparentemente assolutamente incongruenti si scatena un cortocircuito della creatività della fantasia che quindi viene stimolata al massimo delle sue potenzialità. L’esempio che lui faceva era se le due parole sono Gatto e Armadio è differente partire da “C’era una volta un gatto in un armadio”; “C’era una volta un gatto con un armadio”; “C’era una volta un gatto sopra l’armadio”. Si aprono diverse possibilità narrative.
Per facilitare ancora di più nella creazione di una fiaba ex novo si può proporre una sorta di copione di base: lo Script. Lo Script può partire da situazioni reali, questo veniva indicato come suggerimento anche da Gisella Erbelein, quando diceva di prestare attenzione ascoltare osservare i bambini quando ad inizio sessione avevano 10-15 minuti di gioco libero spontaneo perché ascoltando i loro discorsi e focalizzando i temi più ricorrenti si potevano dedurre i temi che in quel momento a loro maggiormente stavano a cuore e che quindi potevano essere inclusi nella narrazione di quella sessione perché sicuramente questo risultava per loro più motivante e coinvolgente. Quindi si può proporre ai bambini o ragazzi di inventare insieme una storia ad esempio su una giornata a scuola se è quello il tema più ricorrente o proprio il tema di lavoro di quel gruppo. Inventiamo questa storia facendo finta che sia un film: Cosa ci serve? Innanzitutto stabilire dove si svolge e quindi descrivere l’ambientazione e il luogo. In questo è importante stimolare a una descrizione molto precisa facendo riferimento agli elementi sensoriali quindi cercando di evocare percezioni sensoriali molto precise perché sia proprio un percorso esperienziale concreto in cui ci si possa immergere come se fosse reale. Poi si vanno ad identificare i personaggi quindi dove si svolge questa storia e chi c’è e perché è proprio in quel luogo? Chi sono i personaggi? Cosa fanno lì? Poi come è stato detto si lavora sulla categorizzazione spaziale ma anche temporale della narrazione quindi: quando avviene questa storia? è mattina? è notte? Possiamo ampliare: in che stagione siamo? e che giorno della settimana? che periodo dell’anno?. E poi si lavora sulla connotazione emotiva e sull’attribuzione di significato. Questa storia è allegra? è triste? è calma? è frettolosa? perché? e si individuano tre passaggi fondamentali. Cosa succede all’inizio (quindi qual è l’incipit); Cosa succede in mezzo quali sono gli eventi principali che poi creano la trama vera e propria e che cosa succede alla fine. (quindi come finisce).
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