Il disegno della figura umana è in assoluto la rappresentazione più comune dei bambini.
Il bambino, abbiamo già detto, inizia a rappresentare la figura umana come un omino girino, passerà poi a orientare sul foglio l’omino girino arricchendolo sicuramente con occhi e bocca e parleremo quindi dell’omino testone o cefalopode; adesso invece parliamo della figura umana che ha lo schema corporeo ben definito.
Nella rappresentazione della figura umana dobbiamo distinguere tra schema corporeo e immagine di sé:
lo schema corporeo è la rappresentazione cognitiva, la conoscenza della struttura della figura umana; il bambino rappresentando la figura umana ci mostra la sua conoscenza di come la figura umana sia formata da testa, collo, braccia, busto, gambe e piedi; gradualmente riuscirà a dare una rappresentazione sintetica ed equilibrata della figura umana. Il collo non arriva subito nella rappresentazione dei disegni.
Intorno ai 3 anni e mezzo o quattro vediamo come il bambino passa gradualmente dalla rappresentazione del cefalopode alla figura umana con lo schema corporeo ben definito, il collo però arriverà soltanto nella fase della maturità e, come la linea di terra, anche il collo inizierà ad essere rappresentato però magari incastrato tra la testa e il busto, proprio perché non avrà subito la funzione simbolica di “filtro”, filtro tra la capacità cognitiva del bambino – la maturità data per esempio dalla vitalità del colore giallo (per riprendere gli indici di lettura) e la vitalità del busto che è quella più istintiva come viene espressa dal colore rosso.
Non dovrà mai mancare nel volto della figura umana così come nell’omino cefalopode la rappresentazione degli occhi e della bocca, che sono appunto gli elementi di comunicazione di vitale importanza nella figura umana rappresentata liberamente per gioco dal bambino.
Il bambino poi potrà personalizzare la sua figura umana con lo schema ben definito e dargli appunto una soggettività, una individualizzazione, che riporta più al mondo femminile o al mondo maschile: potrà realizzare un omino con il pallone in mano, con i pantaloni, con qualcosa che lo definisce e lo rappresenta di più, oppure potrà realizzare una bambina con una gonna quindi con monili, con la borsetta a rappresentazione del mondo femminile nelle caratteristiche che più rappresenta quella bambina, e quindi passiamo dallo schema corporeo all’immagine di sé e quindi al significato simbolico psicologico della figura umana.
Schema corporeo e immagini di sé devono essere sempre considerati insieme.
Cosa poi andremo a leggere nella figura umana?
La lettura del disegno è quella classica di qualunque altro disegno; partiamo quindi dalla collocazione sul foglio che sarà centrale se il bambino si trova bene nel suo spazio, si trova bene nell’espressione grafica spontanea sul foglio e non ha timore di esprimersi; sarà grande – alta tanto quanto il foglio fino a circa 6 anni per poi ridursi nel bambino che sta bene nel foglio (a livello emotivo) a circa tre quarti del foglio e dello spazio grafico a disposizione; poi dobbiamo vedere oltre alla collocazione e alla dimensione eventuali distorsioni, eventuali esitazioni o parti mancanti, pensando sempre che se ci sono parti mancanti e se il disegno è ben strutturato probabilmente quella parte mancante avrà un significato di stanchezza da parte del bambino, che quindi ha lasciato incompleto il suo disegno, o di una fine dell’esigenza di giocare e di proiettare sul foglio attraverso il disegno.
Andremo poi a vedere delle esagerazioni, per esempio negli arti, oppure un colore anomalo in una parte del corpo che andrà per esempio a rappresentare l’espressione emotiva di un vissuto particolare: se pensiamo per esempio comunemente al disegno di un bambino che ha appena vissuto una operazione alle tonsille, una tonsillectomia, il bambino potrà disegnare e colorare in modo più grossolano e più acceso il collo proprio ad indicare il disagio fisico ed emotivo associato che ha vissuto.