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INDICI DI LETTURA DEL DISEGNO INFANTILE

disegno dei bambini

Parliamo della possibilità di leggere in modo consapevole il disegno del bambino, andando al di là delle prime impressioni e delle nostre proiezioni.

In questo capitolo conosciamo gli indici di lettura: per una questione didattica dobbiamo considerarli singolarmente, ma andranno valutati globalmente nella lettura del disegno del bambino.

La localizzazione nello spazio

Primo fra tutti tra gli indici è la localizzazione nello spazio; se prendiamo un foglio bianco dobbiamo pensare al foglio come ad una proiezione dello spazio vissuto del bambino.

Il bambino vive e si muove nello spazio che ha a disposizione, che è sia uno spazio fisico sia uno spazio relazionale, così come si muoverà disegnando sul foglio.

Possiamo dividere il foglio in quattro zone, in quattro parti, piegandolo a metà sia verticalmente sia orizzontalmente; possiamo quindi vedere se il bambino si è mosso liberamente con la matita e quindi con la sua mano ed il suo braccio sul foglio: se il bambino ha disegnato su tutte e quattro le zone del foglio possiamo presupporre che si sia mosso in modo libero, senza impedimenti emotivi o caratteriali all’interno dello spazio che ha a disposizione, se il bambino invece si è limitato ad esplorare soltanto parte del foglio allora dobbiamo soffermarci sul perché il bambino non si sia mosso liberamente; tutto questo però non è possibile farlo a posteriori, soltanto con un disegno in mano senza conoscere il bambino.

Considerando questo primo indice di lettura e andando poi a seguire con gli altri dobbiamo sempre pensare al bambino, la lettura migliore che possiamo fare del disegno parte dalla presenza mentre il bambino disegna; è una lettura che inizia dalla relazione che il bambino vive con noi e noi con lui mentre disegna, soltanto così possiamo effettivamente vedere se il bambino è stato libero nella sua realizzazione grafica, soltanto così possiamo limitare l’effetto delle nostre proiezioni sul disegno che potrebbero andare a coprire le proiezioni del bambino dopo la localizzazione nello spazio.

Le dimensioni del disegno

Fino a circa sei anni il bambino tende a coprire tutto il foglio che ha a disposizione: un bimbo che sta bene nello spazio vissuto fino a 6 anni tenderà a disegnare figure che sono alte tanto quanto il foglio, anzi a tratti che vanno oltre il foglio.

Questo è il disegno di una bambina di 2 anni e 8 mesi, si tratta di un disegno molto grande; se pieghiamo il foglio in quattro parti possiamo vedere che la bambina ha disegnato su tutte le zone del foglio.

E’ il disegno di una grande lumaca, non troveremo nella realtà una lumaca così grande: che cos’è la dimensione quindi per la bambina e per tutti i bambini in questo periodo?!

La dimensione del disegno ha un valore affettivo ed emotivo: fino a 6 anni il bambino realizzerà le dimensioni delle figure con una valenza emotiva piuttosto che realistica, questo vale sia per singoli elementi disegnati sul foglio sia per gli elementi messi in relazione fra loro, come vedremo per esempio in seguito nel disegno della figura umana.

Se il bambino non si trova bene nello spazio vissuto, oppure possiamo pensare ad una sua caratteristica caratteriale, allora tenderà a non esplorare tutto lo spazio e vedremo infatti ad esempio una realizzazione di quest’altro tipo.

Si tratta del disegno di una bambina più o meno della stessa età, all’incirca tra i due anni e mezzo e tre anni: si può notare che a differenza del primo disegno la bambina non ha fatto un fiore molto grande, ma si è limitata a realizzare un fiore alto meno della metà inferiore del foglio, precisamente al centro del foglio; questo ci fa pensare ad una sua caratteristica più che legata allo stato d’animo del momento ad una caratteristica caratteriale.

Se pensiamo, come abbiamo detto prima, al bambino che si muove nello spazio e al bambino che si muove sul foglio possiamo contestualizzare questo pensiero e possiamo fare quindi un esempio: pensiamo in un contesto scolastico al periodo dell’inserimento, periodo in cui il bambino entra in un ambiente nuovo, conosce persone nuove sia dei pari e quindi bambini come lui sia adulte e quindi i suoi insegnanti le sue maestre, e che cosa fa il bambino quando entra in questo ambiente nuovo? Resta all’ingresso, non esplora facilmente tutto lo spazio, sarà un bambino che resterà all’ingresso della stanza, all’ingresso facendo un parallelismo tra stanza e spazio grafico a disposizione, ovvero il foglio, all’ingresso, a sinistra del foglio.

Se questo modo di disegnare fosse legato soltanto all’emozione del momento, allora potremmo vedere nei disegni che seguiranno nel tempo un cambiamento, ovvero uno spostamento delle sue rappresentazioni grafiche più centrali e che tenderanno ad occupare tutto lo spazio, qui invece vediamo un disegno di una bambina che sappiamo non essere stato realizzato durante una fase di inserimento o durante un periodo critico di vita, dove per periodo critico intendiamo un periodo in cui è necessaria una ristrutturazione delle proprie abitudini e quindi delle proprie capacità emotive e relazionali di vivere in nuove situazioni – parliamo quindi di inserimento, o di nascita di un fratellino o situazioni critiche più spiacevoli, come per esempio il vissuto di una malattia.

Qui sappiamo di una bambina che realizza questo disegno in una qualunque giornata serena e la vediamo disegnare al centro del foglio, in basso; pensiamo quindi che la bambina possa disegnare in questo modo perché tendenzialmente nello spazio vissuto e nel foglio tende ad occupare poco spazio, a relazionarsi soltanto con chi ha vicino a sé; sarà quindi una bambina tendenzialmente timida.

Ma come possiamo uscire da una ipotesi legata soltanto alla lettura di questo disegno per arrivare effettivamente ad una comprensione del vissuto di questa bambina?

Possiamo farlo solo conoscendo la bambina e avendo a disposizione più prodotti che si seguono nel tempo, saremo allora certi di questa lettura soltanto confrontando diversi disegni e guardando la bambina giocare con gli altri, fare esperienze e relazionarsi con noi.

La pressione sul foglio, l’impugnatura e i movimenti

Altro indice di lettura è la pressione della penna o del colore sul foglio, pressione che va insieme all’impugnatura e ai movimenti, ai movimenti che il bambino compie sul foglio; questi tre indici di lettura pressione, impugnatura e movimenti devono essere considerati insieme: ad una impugnatura costretta si associa prevalentemente una pressione forte sul foglio, dei movimenti tendenzialmente ampi, vigorosi e tendenzialmente disordinati, che realizzeranno dei tratti prevalentemente spezzati, a punta; al contrario, un’impugnatura ergonomica – che è l’impugnatura tendenzialmente più semplice dello strumento e che tende a non sovraccaricare il braccio, il polso e la mano – si associa ad una pressione normale sul foglio. All’impugnatura ergonomica e alla pressione normale seguirà un tratto prevalentemente circolare; un tratto circolare prodotto con movimenti non vigorosi e disordinati come nel primo caso, ma sicuramente più controllati, consapevoli e più morbidi.

Ricapitolando, abbiamo visto la disposizione nello spazio, la dimensione, la pressione, l’impugnatura dello strumento, il tratto e quindi la linea prevalentemente curva o prevalentemente spezzata, e i movimenti del braccio e della mano.

Le esitazioni e le cancellature

Altro indice di lettura sarà costituito dalle esitazioni e dalle cancellature, che possono essere lette come tentennamenti nelle proiezioni che il bambino fa realizzando il suo disegno.

Il bambino disegnando sul foglio ha dei ripensamenti, delle esitazioni, sbaglia più volte, tutto questo può far pensare ad una tensione emotiva; per comprendere l’origine di questa tensione emotiva dobbiamo sempre, e non mi stancherò mai di ripeterlo perché è importantissimo, conoscere il bambino, altrimenti rischiamo di fare soltanto un gioco filosofico di proiezione massiccia del nostro modo di vedere il disegno, quindi del nostro mondo interiore e non del mondo interiore del bambino.

Le distorsioni

Oltre alle esitazioni e alle cancellature dobbiamo pensare alle distorsioni: distorsioni nella forma e nel colore.

Distorsioni nella forma: possiamo pensare ad una grande mano oppure ad una bocca sproporzionatamente grande rispetto al disegno del volto; che cosa potrà significare questa sproporzione nella grandezza?! Dipende molto dal contesto; se pensiamo ad una bocca grande e ad una mano grande in un contesto del disegno globale sereno con tutti gli altri indici che rimandano ad emozioni piacevoli allora possiamo pensare ad una mano accogliente, quindi di cui il bambino ha un’esperienza positiva, e ad una bocca altrettanto accogliente, che rimanda ad emozioni positive; al contrario, dobbiamo pensare una mano grande ed una bocca grande non così rinvianti ad un contesto positivo in un disegno che invece già dalla prima impressione ci fa pensare ad uno squilibrio emotivo.

Osserviamo un disegno di questo tipo:

Come nell’ultimo scenario che abbiamo descritto, parliamo di un disegno che a prima impressione del lettore non dà un’emozione piacevole, davanti ad un disegno del genere il lettore non farà nella maggior parte dei casi un sorriso, più che altro una smorfia ed un pensiero del tipo “mamma mia questa bimba cosa avrà disegnato?!”.

La maggior parte delle volte che mostro questo disegno, le persone pensano che sia rappresentato un cimitero; per una maggiore chiarezza espongo un pochino il contesto in cui è stato prodotto questo disegno: si tratta del disegno di una mamma in cucina; la bambina ha disegnato un forno e questa che vediamo qui è una ringhiera, la ringhiera di un balcone della finestra che c’è in cucina. La bambina ha tre anni e disegna durante un’ora di gioco libero a scuola e poi regala il disegno all’uscita di scuola alla mamma; oltre a questo ovviamente la mamma riceve nel tempo altri disegni che più o meno riportano la stessa emozione vissuta dalla bimba. La bimba comunica una situazione di allarme alla mamma una situazione di allarme che la mamma vive tutta e che infatti si rivolge ad un clinico.

La bimba disegna la mamma, come vediamo c’è una mano molto grande – parlo soprattutto della mano perché abbiamo parlato delle distorsioni – e una bocca grande all’interno di un contesto con un colore nero (indice di lettura di cui non abbiamo ancora parlato e che vedremo a breve) e che rimanda emotivamente ad una situazione poco serena vissuta dalla bimba.

In questo contesto così come l’abbiamo descritto, la bambina disegna una mano grande, una bocca grande, che possiamo ipoteticamente leggere come una mano non accogliente, ma una mano insieme alla bocca che destano qualche preoccupazione.

La bambina non ha vissuto relazioni soltanto di affetto con questa mano, ma anche reazioni aggressive da parte della mamma; parliamo però sicuramente di una situazione non preoccupante, non c’è alcuna situazione o trauma che sia eccessivamente preoccupante: la bambina infatti qui sta comunicando spontaneamente, perché si è accostata liberamente al gioco del disegno e spontaneamente ha disegnato questo disegno, volendo disegnarlo per la sua mamma; le ha regalato questo disegno, regalerà alla mamma altri disegni proprio come richiesta di una chiarezza, come a volerle dire: “Mamma! facciamo qualcosa! Mamma! in qualche modo aiutami, perché io con te in questo periodo vivo soprattutto emozioni di questo tipo, reazioni di questo tipo!”

Quindi, da una parte pensiamo ad una mano grande in un contesto sereno, ad una bocca grande in un contesto sereno, dall’altra invece pensiamo ad una mano grande e ad una bocca grande in un contesto del genere, che rimandano quindi a vissuti relazionali spiacevoli; questa però rimane soltanto un’ipotesi, senza conoscere la bambina, senza conoscere la mamma, senza conoscere i vissuti relazionali della mamma con la bambina, la storia di queste due persone ed anche il contesto di vita, gli altri modi di esprimersi e di comunicare della bambina oltre al disegno, quindi i suoi comportamenti, le sue reazioni emotive, il suo modo di relazionarsi con gli altri, sia nella situazione domestica come quella per esempio rappresentata, sia nelle altre situazioni di vita normale; se non facciamo tutto questo la lettura del disegno che abbiamo appena fatto diventa soltanto e resta un’ipotesi da valutare, valida sicuramente a fini didattici, ma non di più.

Le parti mancanti

Oltre a questi indici di lettura restano le parti mancanti: se un bambino finisce di disegnare lasciando delle parti mancanti nella sua rappresentazione grafica che cosa potrà significare?!

Non sempre la parte mancante sta a significare una proiezione di cui il bambino ha avuto paura, timore di disegnare; non sempre la parte mancante rimanda ad un’emozione spiacevole da evitare.

E’ fondamentale vedere sempre il disegno nella sua complessità: se parliamo di un disegno molto ben strutturato, per esempio prodotto da un bambino piccolo, possiamo pensare – e possiamo capirlo sicuramente se siamo stati presenti mentre il bambino ha disegnato – che sia subentrata la stanchezza e quindi il bambino abbia lasciato incompleto il suo disegno, altrimenti possiamo pensare che il bambino aveva esaurito la sua esigenza di comunicare attraverso il disegno e quindi di proiettare sul foglio.

Soltanto se nel disegno tutti gli altri indici che abbiamo descritto portano ad una lettura preoccupante e quindi potrebbero rimandare ad una necessità di vedere e di conoscere il bambino sotto gli altri aspetti comunicativi, allora possiamo pensare alle parti mancanti come a delle emozioni evitate per paura, evitate perché faceva male ed era troppo anche rappresentarle in modo grossolano distorto come questa mano.

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