Il Gaslighting: come Manipolare la Mente dell’altro
Esiste una violenza che non è fatta di rabbia espressa o agita ma, al contrario, è insidiosa, è fatta di silenzi ostili alternati a parole pungenti. Si tratta di forme spesso nascoste e silenziose che spesso sfuggono agli occhi dei più, difficili da rilevare e comprendere ma in grado di lasciare profonde ferite psicologiche; una di queste è il gaslighting.
Il gaslighting è una forma di violenza psicologica nella quale alla vittima vengono presentate false informazioni, con l’intento di farla dubitare della sua stessa percezione e della sua stessa memoria. Può manifestarsi anche come negazione di fatti realmente accaduti, come spesso accade negli episodi di violenza.
Il gaslighting è una forma di abuso molto più comune di quanto si possa pensare. Si verifica ogni volta che qualcuno mente, negando l’evidenza dei fatti ed imponendo una realtà alternativa, modificata a suo piacimento e tornaconto.
Ciò che colpisce è che nella stragrande maggioranza dei casi la vittima e il gaslighter sono partner o parenti stretti.
In numerosi casi, il comportamento di gaslighting è adottato dal coniuge abusante per punire o allontanare l’altro. La finalità sembrerebbe essere quella di togliere all’avversario la padronanza, la fiducia e la sicurezza di sé, l’autonomia dell’Io e, nei casi più estremi, la capacità di intendere e di volere. Questo meccanismo porterebbe il gaslighter a convincersi di poter continuare ad avere potere su qualcuno, accrescendo la sua autostima.
Il termine deriva dal titolo di un’opera teatrale del 1938 (Gas light) e dei successivi adattamenti cinematografici (il titolo italiano di uno di questi è Angoscia). La storia racconta di un marito che cerca di portare la moglie alla pazzia manipolando piccoli elementi dell’ambiente e dicendole che si sbaglia o si ricorda male quando ella nota questi cambiamenti. Da qui, il termine “gaslighting” utilizzato per definire il crudele comportamento manipolatorio messo in atto da una persona per far sì che l’altro dubiti di se stesso e dei suoi giudizi di realtà fino a sentirsi confuso e sbagliato.
Essendo inclini alla trasgressione delle leggi e delle convenzioni sociali, nonché allo sfruttamento degli altri, i sociopatici tenderebbero ad utilizzare frequentemente tattiche di gaslighting, portando le loro vittime a dubitare della propria percezione (Stout, 2005).
Talvolta il gaslighting è osservato fra coniugi nei casi di adulterio (Gass e Nichols, 1998).
“Gaslighter” viene definito colui che tenta tale manipolazione mentale e che cerca di mettere la vittima nella condizione di credere di aver sbagliato e di pensare di meritare una punizione.
Il gaslighting nasce spesso all’interno di rapporti precedentemente costruiti sull’amore. Accade poi che una frustrazione alla quale non si sa adeguatamente reagire mette in crisi la sicurezza e la fiducia che il manipolatore ripone in sé e tutto crolla: l’amore viene sostituito dalla cattiveria gratuita e dalle molestie. Ad esempio, insulti come “Sei grassa!” o “Sei brutta!” possono rappresentare una forma di gaslighting, ma anche un genitore che mente al figlio – pur agendo in buona fede – per alterare la sua percezione dei fatti e trarne vantaggio può essere definito un gaslighter o, ancora, i casi di infedeltà tra partner agiti ma non ammessi pur di fronte all’evidenza costituiscono forme di gaslighting.
Esistono tre tipologie di manipolatori: il manipolatore adulante o affascinante, il manipolatore bravo ragazzo e il manipolatore autoritario (Lattanzi 2008).
L’affascinante costituisce probabilmente la tipologia più insidiosa, in quanto tende ad alternare silenzi ostili a momenti d’amore e lusinghe. Il bravo ragazzo è in realtà un egoista camuffato da persona altruista; è sempre attento ad anteporre i propri bisogni, il proprio tornaconto personale a quello della vittima, anche se riesce a dare l’impressione opposta. L’autoritario, infine, è sicuramente il più diretto e non si preoccupa di nascondersi dietro false facciate.
Lo scopo del comportamento di gaslighting, comune alle tre categorie di manipolatori, è in ogni caso quello di ridurre la vittima a un totale livello di dipendenza fisica e psicologica, annullando la sua autonomia. La persona vittimizzata tenderà ad assumere un atteggiamento sempre più passivo e sottomesso; si tratta di un processo lento, scomponibile in tre fasi: la prima fase è caratterizzata dalla distorsione della comunicazione, la seconda è contraddistinta da tentativi di difesa e da sforzi per far cambiare l’abusante, la terza ed ultima fase consiste nella discesa della vittima nella depressione.
La vittima si convincerà che ciò che l’abusante dice corrisponde a verità, si rassegnerà, diventando insicura, dipendente ed estremamente vulnerabile; la violenza si cronicizzerà e la vittima si convincerà della ragione del manipolatore che, spesso, verrà anche idealizzato. Si innescherà così un circolo vizioso, difficilmente arrestabile.
Spesso accade che, quando la vittima di gaslighting inizia a prendere consapevolezza della sua condizione e tenta di modificarla (anche rompendo la relazione), il persecutore si trasforma in stalker. La violenza diviene così manifesta, imperiosa e incontrollabile.
Gaslighting e stalking possono essere considerati due facce della stessa medaglia, una più tacita e l’altra più aperta e manifesta.
All’origine dell’instaurarsi di questo rapporto perverso, un ruolo importante sarebbe giocato dal rapporto instaurato nell’infanzia con il proprio caregiver. Come è noto, i rapporti intimi tra adulti sono legati al modello di attaccamento in cui era strutturato il rapporto madre-bambino e da quanto questa relazione sia stata elaborata e “risolta” da parte del soggetto dipende la capacità di intraprendere in modo positivo e sereno nuovi legami significativi. Se il processo di individuazione-separazione dalle dinamiche della famiglia d’origine non avviene, il rapporto di coppia rappresenterà solo la ripetizione di vecchie e mai superate relazioni, ancora prioritarie per il soggetto. Nel persecutore (sia nel caso di gaslighting che di stalking) sarebbe spesso presente un attaccamento di tipo insicuro ambivalente, mentre nella vittima un attaccamento di tipo insicuro evitante.
Gli ambivalenti si percepiscono come non amati e vivono gli altri come imprevedibili nella loro disponibilità affettiva, tendono a immense paure abbandoniche che tentano di superare adottando atteggiamenti controllanti; le vittime si sentono spesso come persone non degne d’amore e vivono il rapporto di coppia dominate dall’ansia e dalla paura del rifiuto, tendono a non manifestare le emozioni, ad assumere un atteggiamento sprezzante verso la dipendenza affettiva e a fuggire dalla relazione (Proietti, 2010).
Secondo alcuni studiosi, il gaslighting potrebbe considerarsi come una variante della relazione sadomasochistica (Calef e M.Weinshel, 1981).
Fattori come una scarsa autostima, vissuti di insicurezza e una propensione alla dipendenza, per non parlare di esperienze pregresse di maltrattamento e abuso, costituiscono elementi che possono favorire la caduta in una spirale di violenza psicologica ad opera del partner.
Il gaslighting è un verocrimine contro l’integrità psichica altrui (Lattanzi, 2007; Milanini, 2008; Santoro, 2004), è un abuso psicologico a tutti gli effetti (Koester 2007). Tuttavia, in ambito giurisprudenziale, il gaslighting non è stato ancora riconosciuto come reato.
Bibliografia
Calef V., Weinshel E. (1981), “Some clinical consequences of introjection: Gaslighting”, Psychoanalytic Quarterly, 50(1), 44-66
Cancrini M.G., Harrison L., (1986), Potere in amore. Un viaggio tra i problemi di coppia. Editori Riuniti, Roma
Filippini S. (2005), Relazioni perverse. La violenza psicologica nella coppia, Franco Angeli, Milano
Gass, G. Zemon G. e Nichols W. C.. 1988. Gaslighting: A marital syndrome. Journal of Contemporary Family Therapy, 10(1), 3-16
Mascialino R. Il gaslighter e la sua vittima, p. 12. (AIPC – Roma)
Proietti Valentino A., (2010) Lo stalking: ricerca e analisi delle dinamiche di relazione, relazione presentata al Convegno Stalking: Aspetti vittimologici, giuridici e psicologici per l’assistenza ed il sostegno alle vittime. Roma
Stern R. (2007) The Gaslight effect, Morgan Road Books, New York
A cura della Dott.ssa Sara D’Ambrosio