L’Ansia Sociale o Fobia Sociale
L’Ansia Sociale (o Fobia Sociale) è apparsa nelle classificazioni internazionali (DSM-V, ICD-10) a partire dagli anni ’80 ed è stata descritta come una condizione ansiosa il cui nucleo sintomatologico caratterizzante è dato dalla paura, e dal conseguente evitamento, più o meno esteso, di situazioni nelle quali il soggetto è esposto al giudizio degli altri. In tali situazioni la persona vive un accentuato timore di mostrarsi imbarazzata, di apparire ridicola ed incapace o di comportarsi in maniera inopportuna, impacciata ed umiliante. Tutto ciò fa sì che il fobico sociale viva come delle vere e proprie prestazioni azioni che sono parte della vita quotidiana, come mangiare in compagnia degli altri o firmare un documento in un luogo pubblico.
Le manifestazioni sintomatologiche principali che delineano il Disturbo d’Ansia Sociale sono una marcata sensibilità verso il giudizio degli altri, che viene ipervalutato e distorto in senso negativo. A questi contenuti cognitivi si accompagnano sintomi corporei tipici dell’ansia, come la tachicardia, e la tensione muscolare, che si fanno maggiormente accentuati ed evidenti in situazioni interpersonali e sociali. Vi è inoltre l’incapacità di controllare le proprie reazioni emozionali e la conseguente paura di apparire per questo ridicoli, di comportarsi in maniera inadeguata, impacciata. I pazienti temono costantemente di essere osservati e di divenire oggetto di scherno da parte degli altri e non sempre è mantenuta una adeguata capacità di critica sulla reale possibilità che ciò avvenga.
L’intensità della reazione ansiosa, nella complessità dei suoi aspetti cognitivi, emozionali e comportamentali, la sua persistenza in vari contesti relazionali, e le sue conseguenze nella vita del soggetto, permettono di distinguere questo tipo di disturbo dalla semplice timidezza.
L’Ansia Sociale è un disturbo ansioso relativamente frequente, ha generalmente un decorso cronico, spesso nei casi più gravi può arrivare ad essere invalidante: in questi casi è talvolta possibile che vi sia comorbilità con un quadro clinico di depressione o di abuso di sostanze ed alcool.
Le categorie diagnostiche attualmente utilizzate per la classificazione delle manifestazioni patologiche legate all’Ansia Sociale riuniscono, sotto quest’unica diagnosi, sia la fobia presente solo in situazioni specifiche (come ad es. l’ansia derivante dal parlare di fronte ad un pubblico, mangiare o scrivere in presenza di altre persone) e la fobia di tipo generalizzato, ovvero una reazione ansiosa presente nel soggetto in maniera pervasiva in tutte quelle situazioni che richiedono un’interazione con gli altri, sia che si tratti di persone conosciute sia che si tratti di estranei. Questo secondo tipo di ansia sociale potrebbe quindi essere concettualizzato lungo un continuum in cui abbiamo anche la timidezza e l’inibizione comportamentale che, sebbene non vadano in alcun modo confuse con un disturbo, rappresentano caratteristiche stabili della personalità e, come tali, ad esordio precoce, meglio definite come tratti temperamentali.
Nella realtà clinica, infatti, la presenza di livelli elevati di ansia in contesti sociali può andare dalla semplice timidezza fino a quadri clinici complessi ed invalidanti, caratterizzati da evitamento marcato di tutte le situazioni che comportano il relazionarsi agli altri, a causa dell’eccessiva sensibilità al giudizio e alla critica.
Sul piano sintomatologico e patogenetico, oltre che sul piano che concerne la risposta ai trattamenti psicoterapeutici e farmacologici, non è chiaro se l’Ansia Sociale situazionale e quella generalizzata riconoscano una matrice comune o rappresentino piuttosto quadri clinici differenti.
Pensiamo, nello specifico, alla possibile sovrapposizione dell’Ansia Sociale generalizzata con il Disturbo Evitante di Personalità, che pur si distinguono per vari elementi, tra cui il profilo delle disfunzioni metacognitive, maggiormente presente in un Disturbo della Personalità.
Indipendentemente dalla gravità sintomatologica, l’ansia sociale e un’inibizione comportamentale marcata sembrano rappresentare spesso gli antecedenti di numerosi altri disturbi mentali: la Fobia Sociale e il Disturbo Evitante della Personalità si presentano infatti frequentemente in comorbilità con differenti Disturbi d’Ansia e Disturbi dell’Umore, e tendono a precederne l’insorgenza. Possono quindi essere interpretate sia come fattori predisponenti, sia come la manifestazione precoce di disturbi che evolveranno, in tempi successivi, verso quadri più complessi ed invalidanti.
Anche una sintomatologia ansiosa subclinica, in cui cioè le manifestazioni sono più contenute e paucisintomatiche, ma comunque fonti di disagio e rientranti in un quadro psicopatologico e non in un semplice aspetto caratteriale, sembra comportare sofferenza personale, disadattamento e la presenza di comorbilità con altri quadri psicopatologici.
Si fa qui riferimento, nello specifico, all’uso di sostanze a scopo disinibente e socializzante, eccessiva insicurezza in situazioni interpersonali o sociali, percezione di se stessi come inetti ed inadeguati di fronte agli altri: anche quando tutti questi aspetti non sono di per sé sufficienti a delineare una diagnosi di Fobia Sociale o di Disturbo Evitante della Personalità secondo gli attuali sistemi nosografici, rappresentano elementi caratterizzanti ai fini di una corretta interpretazione clinica di numerosi altri quadri psicopatologici, oltre ad avere un significato prognostico e terapeutico importante.
A differenza di quanto avviene nella Dismorfofobia, disturbo attualmente classificato all’interno dello spettro Ossessivo, nell’Ansia Sociale la paura del soggetto non è vincolata all’aspetto estetico di una parte del corpo, ma è legata piuttosto ad atteggiamenti, espressioni del volto o comportamenti dai quali può essere dedotto un giudizio complessivo sulla persona. Talvolta, ad esempio, i pazienti potrebbero ritenere di avere una particolare espressione mimica che può essere facilmente notata e risultare pertanto oggetto di critica.
La Fobia Sociale situazionale in genere riguarda performance o comportamenti eseguiti mentre si è osservati. Il timore che più frequentemente è possibile riscontrare all’osservazione clinica è la paura di parlare o di esibirsi davanti ad un pubblico o anche ad un più ristretto gruppo di persone. In queste circostanze una persona timida, che al contrario non ha un il disturbo, potrebbe presentare dei sintomi ansiosi, ma ciò non è da impedimento nell’agire in modo soddisfacente e funzionale alla circostanza.
L’ansia che viene a precedere la prestazione diminuisce non appena il soggetto comincia a parlare o ad agire. Nei pazienti con Fobia Sociale, invece, le reazioni ansiose sono molto più intense e si manifestano già molto tempo prima dell’inizio della prestazione, non cessano mano a mano che essa procede, spesso arrivano addirittura a comprometterla, e continuano a ripetersi anche nelle occasioni successive.
La paura di agire in maniera umiliante, di essere oggetto di giudizio negativo da parte di chi guarda, si accompagna a reazioni neurovegetative marcate ed evidenti quali rossore, tremori, sudorazione: spesso, in questi casi si associa il timore di mostrare i segni dell’ansia, o delle proprie emozioni più in generale, specialmente la vergogna.
Altri tipi di timore che si osservano frequentemente in pazienti con Fobia Sociale situazionale riguardano il bere o il mangiare in pubblico, azioni spesso accompagnate dalla paura che le mani tremino visibilmente, che l’ansia sia tale da impedire di deglutire, il timore di scrivere in pubblico, sempre per la paura che la mano tremi, che la grafia risulti quindi illeggibile rivelando la propria ansia, ecc.
L’Ansia Sociale generalizzata si caratterizza, invece, per un pattern comportamentale di evitamento più complesso ed esteso che, coinvolgendo la quasi totalità delle situazioni interpersonali, è causa di un disadattamento più grave rispetto all’Ansia Sociale situazionale. In questi casi i pazienti temono di incontrare estranei o persone nuove in qualsiasi contesto, sia formale che informale, risultano ad esempio particolarmente ansiosi quando devono incontrare persone che hanno “autorità”, ed in alcuni casi perfino quando devono incontrare amici e familiari. Per evitare l’esposizione ad esperienze dolorose o potenzialmente tali, questi soggetti adottano spesso comportamenti di rinvio, di evitamento, di rinuncia e di ritiro.
Riferimenti bibliografici
DSM-V. Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali. Raffaello Cortina, 2014.
Perdighe C. e Mancini F. (2010, a cura di), Elementi di psicoterapia cognitiva. Giovanni Fioriti Editore.
A cura di Eugenia Ferrovecchio