Sebbene in questi ultimi anni sia andato incontro ad una forte crescita (in termini di impiego e di richiesta), c’è ancora una certa confusione tra i non addetti ai lavori riguardo a cosa sia e a cosa non sia l’intervento psicologico clinico che va sotto il nome di counseling.
La British Association for Counselling (BACP) fornisce la seguente definizione: «Il counseling psicologico è un uso della relazione abile e strutturato che sviluppi l’autoconsapevolezza, l’accettazione delle emozioni, la crescita e le risorse personali. L’obiettivo principale è vivere in modo pieno e soddisfacente. Il counseling può essere mirato alla definizione e soluzione di problemi specifici, alla presa di decisioni, ad affrontare i momenti di crisi, a confrontarsi con i propri sentimenti ed i propri conflitti interiori o a migliorare le proprie relazioni con gli altri. Il ruolo dello psicologo counselor è quello di facilitare il lavoro dell’utente in modo da rispettarne i valori, le risorse personali e la capacità di autodeterminazione».
Evidentemente, si tratta di un intervento di supporto e di aiuto psicologico alla persona, realizzato sotto forma di colloquio ed avente come obiettivi il miglioramento della qualità di vita del cliente e, più in generale, la promozione del benessere.
Tale intervento, limitato nel tempo e negli obiettivi, è riservato al “trattamento” di problemi aspecifici (il dover prendere una decisione importante o migliorare le relazioni interpersonali) ed aventi un ambito circoscritto (affettivo, familiare, sociale, scolastico, lavorativo). Si tratta di un supporto specialistico che si avvale della relazione e della comunicazione che tuttavia non è destinato a persone che risultano affette da disturbi mentali, bensì è indirizzato a soggetti “normali” che si trovano a vivere un particolare problema – personale, familiare, evolutivo, professionale e così via – e che, a causa di tale problema, necessitano di intraprendere un percorso di supporto mirato.
Lo psicologo counselor offre al soggetto che lo ha richiesto uno spazio di ascolto e di riflessione all’interno del quale sia possibile considerare e condividere tematiche personali ed emotivamente rilevanti, accrescere la conoscenza di sé e la consapevolezza di situazioni, difficoltà e risorse ed analizzare la situazione critica portata.
L’intervento del counselor è orientato ad aiutare il cliente ad esaminare ventagli di possibili scelte, a guidarlo rendendolo consapevole dei suoi punti di forza, delle sue risorse e delle ragioni delle sue difficoltà, a svilupparne le potenzialità. Così facendo, vengono promossi atteggiamenti attivi e propositivi ed incentivate le capacità di autodeterminazione; il cliente non rinuncerà al libero arbitrio e alla propria responsabilità seguendo indicazioni che gli vengono date dall’esterno, bensì sceglierà autonomamente, utilizzerà le proprie risorse personali e troverà una soluzione al problema che lo affligge.
Un corretto intervento di counseling comporta il non giudicare la persona che si ha davanti, l’essere disposti a conoscerla, il rispettare i suoi valori e le sue convinzioni. Inoltre, il counseling differisce notevolmente dal dispensare consigli destinati ad essere seguiti passivamente; il counselor deve aiutare il cliente a trovare se stesso e la sua strada: «il superamento del problema, la vera trasformazione (…) spetta solamente al cliente: il counselor può solo guidarlo, con empatia e rispetto, a ritrovare la libertà di essere se stesso»1.
Umberto Galimberti definisce il counseling come «un’azione di sostegno terapeutico nella decisione, allo scopo di creare le condizioni per un’autonomia decisionale, attraverso la considerazione dei fattori coscienti, come gli interessi, i gusti, le aspirazioni economiche, il prestigio sociale, e le inclinazioni profonde e inconsce che rinviano a bisogni affettivi di fondo e ai meccanismi di adattamento che sono alla base delle dinamiche personali e del modo di esistere dell’individuo. Scopo del counseling è quello di consentire all’individuo una visione realistica di sé e dell’ambiente sociale in cui si trova ad operare, in modo da poter meglio affrontare le scelte relative alla professione, al matrimonio, alla gestione dei rapporti interpersonali con la riduzione al minimo della conflittualità dovuta a fattori soggettivi»2.
Note
1 R. MAY, L’arte del counseling, Roma, Astrolabio-Ubaldini, 1991.
2 U. GALIMBERTI, Dizionario di Psicologia, Torino, UTET Libreria, 2006, p. 218.
BIBLIOGRAFIA
• GALIMBERTI U., Dizionario di Psicologia, Torino, UTET Libreria, 2006
• MAY R., L’arte del counseling, Roma, Astrolabio-Ubaldini, 1991
A cura della dott.ssa Ester Belfatto
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