Condotte Reattive nell’Autismo: Quando è il Corpo a Parlare

a cura della Dott.ssa M. Rebecca Farsi
Introduzione
Per un soggetto autistico il mondo è molto spesso incomprensibile. La realtà esterna e quella interiore rappresentano uno spazio inconoscibile da cui scaturiscono vissuti di vulnerabilità incrementati dall’impossibilità di una verbalizzazione intenzionale e controllata.
Da qui la necessità di esprimere con l’agito tutto ciò che lo turba: l’angoscia e l’insicurezza di fronte alla novità prendono spesso la forma di una scarica motoria ripetuta e afinalistica, il cui controllo risulta difficile. Ma quanto in apparenza aggressivo, questo acting non è ispirato da nessun intento proditorio o distruttivo, bensì dalla più innocua esigenza di comunicare un disagio non altrimenti esternalizzabile.
1. La Scarica Motoria come “Unica Soluzione”: un Possibile Perché
Ogni essere umano, sin dalla nascita, interiorizza un ambiente “mediamente prevedibile” che gli consente di non allarmarsi di fronte a situazioni esogene ed endogene attivanti, grazie al senso di familiarità e controllo con cui riesce a processarne il contenuto e a prevederne gli effetti. Ma l’ambiente mediamente prevedibile organizzato dall’autistico mostra una soglia di tollerabilità piuttosto bassa, e in special modo valicabile da qualsiasi tipo di stimolo con il quale non abbia precedentemente familiarizzato.
Questo lo pone in uno stato di allarme di fronte ad ogni mutamento ambientale cui non sia stato preparato. Di fronte alla novità e all’imprevisto un soggetto che soffre di autismo perde ogni possibilità di coping assertivo. Si sente letteralmente perduto. E come chiunque si trovi preda di un’angoscia sopraffacente e senza soluzione affida all’agito il sistema di controllo e regolazione, destabilizzandone ulteriormente la risposta.
2. Condotte Reattive nell’Autismo: le 3 Principali Forme di Reazione Aggressiva
Le condotte con cui il soggetto autistico è solito manifestare il disagio sono principalmente tre:
- Meltdown: si tratta di una risposta fisiologica e involontaria che si origina in seguito all’accumularsi di un’eccessiva quantità di stimoli generanti frustrazione e sopraffazione. A causa di questo overload di dati il soggetto può esplodere in crisi di pianto, urla, scariche motorie ripetute, condotte di auto o etero lesionismo poste in essere nei luoghi e nei contesti più disparati: da quelli domestici a quelli non familiari, per una quantità di tempo non facilmente prevedibile.
La sovrastimolazione può essere determinata da un eccesso di sollecitazioni ambientali (ad esempio trovarsi all’interno di luoghi rumorosi o affollati, o dover tollerare temperature eccessivamente calde o fredde), emotive (esperire vissuti affettivi disforici o ansiogeni), sociali ( sostenere impegni o competenze di cui non ci sente all’altezza: ad esempio svolgere un lavoro di gruppo, partecipare ad un gioco, prender parte ad un evento pubblico).
Allo stesso modo una sovrastimolazione può derivare dalla modifica di una routine, dal verificarsi di un imprevisto o da un cambiamento di abitudini imposto dall’esterno, e il suo instaurarsi può essere preceduto dai c.d. stimming, stereotipie auto regolative (dondolii, sfarfallio delle mani o ripetizione reiterata di gesti particolari) che hanno la funzione di placare l’ansia o di regolare stati emotivi disorganizzati in situazioni di crescente disagio; - Shut Down: per quanto egualmente attivata da situazioni sovrastimolanti, questa reazione è opposta alla precedente, risultando caratterizzata da una risposta neurologica passiva attivata dal sistema parasimpatico, e accompagnata da una deflessione timico- motoria che conduce fin quasi all’immobilità. Disturbato da una situazione endogena o esogena che rischia di comprometterlo, l’autistico cerca di liberarsene ricorrendo ad un ritiro dissociativo in seguito al quale manifesta atteggiamenti silenziosi e rifiutanti.
Quello a cui dà vita è un vero e proprio incapsulamento, meglio noto come “freezing”, utilizzato per distaccare i canali sensoriali dal contatto con quelle stimolazioni che rischiano di mandare in crisi le sue capacità di difesa. Questo ritiro difensivo può ovviamente comportare stati di silenzio e rifiuto comunicativo, spesso associati a manifestazioni regressive di competenze precedentemente apprese ( ad esempio, se aveva imparato ad allacciarsi le scarpe da solo, può sembrare non più in grado di farlo).
L’utilizzo di una serie di condotte anedoniche conferma la presenza di un blocco emotivo-posturale in atto e incrementa la presenza di stati letargici che impediscono l’accesso emotivo-relazionale. Il soggetto risulta non contattabile da stimoli esterni: non risponde alle domande, mostra scarsa mimica facciale o si isola letteralmente, talvolta rannicchiandosi su se stesso con le mani sulle orecchie e gli occhi chiusi, dondolandosi in maniera stereotipata e rimanendo immobile per ore, alla ricerca disperata di un rifugio che sia in grado di proteggerlo; - Tantrum: condotta posta in essere per protestare contro quelle situazioni in cui il soggetto teme di non poter ottenere qualcosa che desidera, cerca di evitare una conseguenza negativa per il Sé o non riesce a compiere qualcosa cui tiene particolarmente ( ad esempio non riesce a portare a termine un compito o a farsi capire dal proprio interlocutore).
Simile ad una sorta di lamentela, più semplicisticamente viene definito un capriccio, per quanto mancante dell’intento manipolativo e intenzionale tipico di quest’ultimo. Si conclude rapidamente quando lo scopo è stato raggiunto, ma può trasformarsi in un meltdown quando il l’obiettivo risulta frustrato e il coinvolgimento emotivo diventa ingestibile.
3. Le Reazioni più Adeguate da Adottare
La maggior parte delle reazioni socialmente inadeguate dell’autistico deriva dalla percezione di uno stimolo esterno ritenuto sgradevole perchè sconosciuto, e per questo minaccioso.
Ciò che spinge ad una scarica di aggressività, spesso lesiva del Sé o dell’altro, è nello specifico la convinzione di non potersi difendere da questo “nuovo e pericoloso stimolo”. Di non possedere le risorse per controllarlo e di doverne per questo subire i temibili effetti.
Sotto il peso di questa previsione terrifica si verifica un crollo emotivo, amplificato da una serie di fattori svantaggiosi tipici del disturbo autistico: tra questi bassa soglia di tollerabilità a stress e frustrazione, deficit di competenza relazionale, profonda incapacità regolativa del Sé intra ed interindividuale, marcata difficoltà comunicativa e di interazione.
Condotte Reattive nell’Autismo: Come Reagire?
Ovviamente è necessario non colludere con questo stato angoscioso.
Per quanto mantenere la calma di fronte ad una reazione agita- oltretutto in maniera veemente ed improvvisa- possa costituire uno stimolo stressogeno anche per coloro che vi assistono, è essenziale non lasciarsi prendere dal panico, dall’impazienza o da stati emotivi discontrollati. Se l’autistico esplode in una crisi aggressiva è perché non riesce a percepire una dimensione di controllo attorno a sé: dover fronteggiare anche lo sgomento degli altri sarebbe uno stimolo ulteriormente destabilizzante.
NIENTE PANICO È LA PAROLA D’ORDINE.
Il compito dell’adulto è volto a ripristinare uno stato di calma ed eustress attraverso l’impiego di adeguate strategie di controllo e prevenzione, tra le quali:
- Mettere in sicurezza: è necessario che il rischio dell’aggressività venga neutralizzato attraverso un contenimento, anche fisico, volto a sopprimere le condotte potenzialmente lesive del benessere del Sé o dell’altro;
- Mostrare empatia e comprensione: accogliere con calma e distensione il disagio, cercando di comprenderne le motivazioni e di gestirle con prontezza, pazienza e moderazione;
- Mostrare vicinanza senza invadere lo spazio vitale, evitando il contatto fisico al fine di non esacerbare ulteriormente il disagio e il senso di minaccia;
- Astenersi da ogni forma di rimprovero, cercando di stabilire un contatto “prudenziale” che comunichi la necessità di interrompere la condotta agita pur eludendo qualsiasi forma di stigma;
- No categorico alle condotte di “evitamento associativo”, per scongiurare il consolidarsi di legami svantaggiosi tra la situazione sgradita e il contesto spazio-temporale in cui la si sta vivendo; può altrimenti accadere che, se lo stimolo contestato si verifica durante il pranzo o in cucina, per impedirne il reiterarsi il soggetto si rifiuti di mangiare o di sedersi a tavola anche in futuro;
- Riconoscere le cause e cercare di eliminarle: sarà necessario individuare lo stimolo che ha scatenato la crisi e premurarsi di allontanarlo per impedire l’esacerbarsi del disagio; magari sarà opportuno chiedere che cosa è successo, come si è sentito in quel momento, quali sono le sensazioni fisiche che ha sperimentato e che lo hanno condotto a quella reazione, quali elementi del contesto lo hanno messo a disagio: nel tentativo di agevolare un spiegazione realistica e mentalizzante;
- Talvolta prevenire: cercare di intuire i sintomi che possono annunciare il sovraccarico, individuare le cause che lo hanno provocato e cercare di eliminarne la presenza prima che si manifesti lo scoppio vero e proprio; ad esempio, di fronte a rumori troppo forti tappargli le orecchie, cambiare stanza o cercare di farlo allontanare dalla fonte del rumore per non raggiungere e superare la finestra di tolleranza;
- Durante la crisi: per favorire uno stato di calma ci si può avvalere dei c.d. oggetti preferiti, gli stessi che hanno dimostrato, in altre occasioni, capacità sedative delle condotte disorganizzate ( ad esempio orsacchiotti, peluches, bambole, ma anche portachiavi, libri, oggetti antistress di vario genere); egualmente sarà possibile ricorrere ad attività che in genere lo divertono o lo calmano, al fine di ripristinare uno stato di controllo o quanto meno di non esacerbare gli effetti della crisi;
- Non colpevolizzare: in nessun caso il soggetto deve essere portato a percepire lo stigma per ciò che è accaduto. L’adulto prima di ogni altro deve comprendere che la reazione disregolata non è stata messa in atto per un mero capriccio o per mera volontà di disobbedire. Al contrario: ciò che è accaduto rappresenta l’esito di un disagio comportato dagli effetti collaterali del disturbo, e non da una volontà che debba essere in qualche modo punita o biasimata.
- Ristabilire fiducia nel coping: il soggetto autistico non deve vergognarsi delle proprie reazioni, ma accettarle pienamente nella consapevolezza che, attraverso condotte reattive più adeguate, potrà imparare a gestirle funzionalmente, eliminando il senso di frustrazione e di impotenza che lo inducono all’agito;
- Educare al futuro: quando la crisi avrà esaurito i propri effetti sarà opportuno fornire strategie di gestione dell’ansia più adattivi, magari mostrando un modello di reazione alternativo che potrà essere tenuto in futuro, nel caso in cui quello stimolo sgradito dovesse ripresentarsi.
4. Di fronte al TANTRUM: quello Strano Capriccio
Anche questa reazione testimonia la presenza di un sovraccarico crescente che, per quanto ancora all’interno di una finestra di tolleranza gestibile, chiede di non essere superato. Come riuscirci? Generalmente è sufficiente che l’adulto mostri una certa noncuranza alle reazioni di protesta perché il soggetto, rendendosi conto dell’inutilità delle stesse, ne pratichi autonomamente l’estinzione. Si tratta semplicisticamente di un “ignorare pianificato” (utilizzato anche nell’ADHD), finalizzato all’utilizzo di modalità di persuasione e comunicazione più mature e adattive. Ovviamente, se la strategia di tolleranza non si rivela adeguata e la condotta rischia di degenerare in un meltdown, sarà più opportuno porre in essere le strategie di gestione già preventivate per quest’ultimo.
5. Un Disperato Bisogno Di Certezze
L’autistico si aggrappa al ritmo routinario come ad un’ancora di salvezza, indispensabile a fronteggiare tutti gli stimoli di nuova introduzione che per lui non rappresentano una possibilità di scoperta o di esplorazione, ma una terribile minaccia di fronte alla quale si sente privo di risorse difensive. Incompetenza, quest’ultima, dovuta anche al deficit di pensiero astratto e simbolico imposto dal disturbo, a causa del quale è costretto ad uno stile di apprendimento contestuale che gli impedisce di estendere dati e concetti in via categorizzante.
L’Autistico Ragiona per Parcellizzazione. È Incapace di Generalizzare:
dovendo apprendere poco e poco alla volta, è possibile che in ogni contesto diverso da quello di apprendimento debba ricominciare tutto da capo, con notevole dispendio di risorse emotive e cognitive. Così, una mela mangiata al parco non è la stessa se mangiata a casa, una fetta di carne normalmente fritta a casa della nonna, non è più carne se viene servita sotto forma di spezzatino e consumata alla mensa scolastica. Una fragola poggiata sopra il tavolo non è più tale se raffigurata in un libro o in una rivista. Ogni nuovo stimolo rappresenta un nuovo investimento con il quale confrontarsi e impegnare tutte le risorse.
Da qui la necessità di aggrapparsi ad immagini ed oggetti che richiamino sensazioni di familiarità e conoscenza, perché alle stesse si colleghi una percezione di controllo del Sé altrimenti difficile da mantenere. Il soggetto con autismo deve poter usufruire di una serie di regole stabili e consolidate- una sorta di libretto delle istruzioni – per muoversi funzionalmente all’interno di ogni settore della vita. Per acquisire dimestichezza con un mondo “incerto” che supera le sue capacità di lettura, sovrastimolando i canali con il quale organizza la maggior parte degli apprendimenti e delle relazioni esterne: quello visivo, quello sensoriale e quello percettivo. Quando ciò non si verifica ( e dunque viene somministrata una quantità di dati eccessiva né rispettosa dei ritmi di processamento e rielaborazione individuali) l’organismo può letteralmente esplodere, come nel caso del meltdown, o spegnersi, come accade con lo shut down, affidando all’agito una parola che non è capace di uscire o di lasciarsi interpretare.
Condotte Reattive nell’Autismo: In Conclusione
Il soggetto autistico ha bisogno di certezza e stabilità. Il compito dell’adulto- educatore o genitore in primis- sarà quello di fornirgliene a sufficienza, creando un contesto ambientale stabile e strutturato, in linea con le sue risorse di leggibilità interna. Per evitare il temuto rischio del nuovo, dell’incerto, dell’imprevisto, e implementando al contempo le competenze gestionali e regolative.
Bibliografia
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Risorse Informatiche
Autismo, 16 consigli per le persone con un’amica Asperger , in https://angsa.it/2018/02/10/autismo-16-consigli-per-le-persone-con-un-amica-o-asperger/, consultato in data 13 febbraio ’25.