L’INVECCHIAMENTO ATTIVO DELLA POPOLAZIONE NELL’OTTICA DELLO SCAMBIO INTERGENERAZIONALE?

a cura di Fidalma Valentina Ritondò

Il fenomeno dell’invecchiamento della popolazione rappresenta, attualmente, una delle sfide più significative: la longevità crescente costituisce segno di progresso medico e sociale bensì, al contempo, pone una serie di problematiche di carattere sociale ed economico. 

Alla luce dei cambiamenti demografici si rende necessario ragionare su alcuni mutamenti in capo alla condizione anziana, determinati dall’allungamento della speranza di vita ma anche da altri fattori meritevoli di particolare attenzione quali lo status sociale di appartenenza, le reti primarie e secondarie, lo stato di salute, gli interessi individuali, la voglia di investire sulla propria persona, il desiderio di non invecchiare o di invecchiare bene (Ruspini, 2011). Conseguentemente, non si può prescindere dal riflettere circa i mutamenti che si stanno producendo all’interno dell’universo anziano e circa l’impatto che tali cambiamenti potranno produrre – nel lungo periodo – sul patto intergenerazionale e, più in generale, sulla società stessa.

  1. Tendenze demografiche e invecchiamento della popolazione

Il progressivo invecchiamento della popolazione risulta essere un fenomeno ormai noto; attualmente si assiste ad una ridistribuzione demografica senza precedenti, si prospetta che entro il 2050 la proporzione di anziani tenderà a raddoppiare, passando dall’11% al 22% della popolazione totale (Galluzzo et al., 2012).

L’invecchiamento della popolazione si configura quale uno dei maggiori mutamenti della società della seconda modernità (Ruspini, 2011). L’incremento della popolazione anziana sarà più evidente nei Paesi in via di sviluppo, ma soprattutto nei Paesi industrializzati il segmento di popolazione che aumenterà maggiormente sarà quello degli ultraottantenni, il cui numero assoluto – entro il 2050 – risulterà quadruplicato (Galluzzo et al., 2012); «la crescita della popolazione anziana è il risultato di diverse componenti demografiche e sociali: aumento della sopravvivenza e della speranza di vita, bassa fecondità e miglioramento della qualità della vita; gli effetti di questo fenomeno sono ampi e si esplicano in diversi ambiti: tra i principali si possono citare la struttura demografica, i modelli di famiglia e il sistema di welfare» (Ruspini, 2011, p.166).

Per comprendere il fenomeno nella sua globalità è fondamentale considerare che i processi fisiologici dell’invecchiamento si caratterizzano per esisti differenti, determinati da variabili personali, familiari e sociali di ciascuno, le quali possono generare opportunità e condizionamenti (Campanini, 2020). 

  1. L’invecchiamento attivo della popolazione come risposta ai cambiamenti demografici

L’invecchiamento della popolazione rappresenta un fenomeno in costante aumento nonché mutamento, pertanto, è necessario considerarlo in riferimento alle sue molteplici implicazioni sociali (Ruspini, 2011).

Se si ritiene che il fenomeno dell’invecchiamento demografico consista nell’aumento della quota di popolazione anziana, si deve anche mettere in conto come un potenziale cambio nella definizione delle soglie di ingresso nell’universo degli anziani possa determinare un consistente sgonfiamento dell’intensità dell’invecchiamento stesso (Blangiardo, 2024).

«Nonostante gli studi insistano sulla diversità e unicità dei processi di invecchiamento, sull’anzianità come fase della vita in cui perdite si accompagnano a nuove acquisizioni e capacità, sembra prevalere, nel senso comune, l’idea di anzianità come malattia, come peso sociale» (Campanini, 2020, p.70).

In risposta ai cambiamenti demografici e all’invecchiamento della popolazione, si rende necessaria ed urgente l’attuazione di un importante ribaltamento nella rappresentazione sociale della condizione di anzianità; «anche se l’idea/obiettivo dell’invecchiamento attivo è presente nei dibattiti, nelle scelte politiche, nelle rivendicazioni sindacali, nei comportamenti di molti, vi è la necessità che diventi pensiero e azione di tutti. Ciò può avvenire con politiche informative, promozionali, diffuse, promosse dai servizi» (Campanini, 2020, p.70).

L’invecchiamento attivo della popolazione è definito dall’Organizzazione Mondiale della Sanità come il processo di ottimizzazione delle opportunità di salute, partecipazione e sicurezza al fine di migliorare la qualità della vita della persona durante il naturale processo di invecchiamento (Dipartimento per le politiche della famiglia, 2019) ed è l’obiettivo che diverse organizzazioni – tra cui l’Organizzazione Mondiale della Sanità e il Ministero della Salute – si pongono (Campanini, 2020).

Mentre il processo di invecchiamento appare ormai irreversibile, ciò che muta sono i confini che caratterizzano uno status rispetto ad un altro e i relativi ruoli connessi alle fasi del corso di vita: l’età, secondo tale accezione, si configura quale la collocazione di un individuo nel tempo biologico ma anche nei processi storici, economici nonché sociali (Ruspini, 2011). L’invecchiamento attivo offre un approccio olistico per affrontare le sfide che la condizione stessa di anzianità presenta.

È importante cambiare paradigma e modo di leggere la realtà dell’anzianità, la quale deve essere intesa non come malattia, peso e costo sociale bensì come fase di vita in cui a perdite fisiologiche e funzionali si accompagnano nuove capacità e potenzialità da valorizzare; tale approccio conferma il valore etico degli interventi a sostegno di questa causa, fortemente caratterizzati da sostegno, riconoscimento, promozione delle risorse personali per favorire l’identità, l’autonomia e l’autostima (Campanini, 2020). Numerosi studi internazionali testimoniano, infatti, il legame positivo esistente tra l’invecchiare in maniera attiva e i benefici sulla salute fisica e psicologica, inclusa la percezione di una maggiore qualità e soddisfazione della vita (Dipartimento per le politiche della famiglia, 2019); pertanto, risulta determinante esaminare le dimensioni fondamentali dell’invecchiamento attivo e le pratiche che possono favorire una vita anziana soddisfacente e produttiva.

  1. Dimensioni dell’invecchiamento attivo della popolazione

L’invecchiamento attivo costituisce un concetto chiave finalizzato alla promozione del benessere e qualità della vita degli anziani. Pertanto, dopo aver esplorato le tendenze demografiche, si rende necessario indagare circa i principi e le dimensioni dell’invecchiamento attivo nonché le strategie volte a favorire un invecchiamento sano ed appagante.

L’aumento medio della popolazione anziana ha visto il moltiplicarsi dei servizi a favore di questa fascia di popolazione, in termini di assistenza e cura della persona (Zini, Miodini, 2015); tuttavia, parallelamente ai servizi socioassistenziali, è importante pensare interventi finalizzati alla promozione dell’invecchiamento attivo della persona e del mantenimento delle capacità fisiologiche nonché psicologiche.

Il processo di invecchiamento attivo può riguardare diverse dimensioni:

  • La persona anziana: un ruolo attivo, in primis, lo ha la persona stessa, che pur nella consapevolezza della propria realtà e condizione è stimolata e motivata ad apprendere comportamenti nuovi a fronte di abitudini consolidate nel tempo (Campanini, 2020);
  • La famiglia: la famiglia in cui la persona anziana è inserita – intesa come spazio di vita quotidiana e spazio dell’abitare della persona – gioca un ruolo fondamentale nel processo di invecchiamento attivo, «fondamentale è il ruolo della famiglia, che incoraggia protagonismi, assunzioni di responsabilità, che è solidale verso i propri membri e funge da antidoto al vuoto dal lavoro, alla perdita di un ruolo e di relazioni sociali significative» (Campanini, 2020, p.55);
  • La società: ruolo centrale nel processo di invecchiamento attivo è rivestito dalla società, la quale – frequentemente – tende ad offrire una rappresentazione negativa dell’anzianità dipingendola più come un peso ed un costo che come un valore aggiunto, in ragione di ciò possono determinarsi atteggiamenti difensivi e prodursi effetti negativi sull’identità personale nonché sull’autostima (Campanini, 2020).
  1. Politiche e pratiche a favore dell’invecchiamento attivo della popolazione

L’aumento della longevità rappresenta una grande conquista, in quanto testimonia il crescente miglioramento delle condizioni di vita e i progressi della medicina, tuttavia tale fenomeno potrebbe trasformarsi in una minaccia per il futuro, nel caso in cui non fosse adeguatamente controbilanciato da una rinnovata capacità di programmazione di adeguati e sistematici interventi di politica sanitaria che investano contestualmente i campi della ricerca, assistenza e benessere degli anziani, tenendo in considerazione l’evoluzione del concetto stesso di invecchiamento (Galluzzo et al., 2012); in quest’ottica risulta determinante attuare interventi ed iniziative sistematiche a favore dell’invecchiamento attivo della popolazione.

«Diversi sono gli elementi che hanno contribuito a mettere in evidenza il tema dell’anzianità […]. Per l’ampiezza e la complessità del fenomeno si sono attivate numerose ricerche, in diversi ambiti disciplinari. Gli esiti di maggior rilievo scientifico e culturale contraddicono l’idea di un’anzianità omogenea ed evidenziano come i differenti modi di essere anziani siano il risultato di intrecci non sempre esplorati tra elementi biologici e funzionali: la salute, le condizioni socioeconomiche, ambientali, relazionali, che connotano specifici stili di vita» (Campanini, 2020, p.53). Alla luce di tali considerazioni, si rende necessario investire su azioni concrete a sostegno dell’invecchiamento attivo della popolazione, come risposta ai cambiamenti demografici e – più in generale – al fisiologico processo di invecchiamento.

Con particolare riferimento alla condizione e ai problemi sociosanitari manifestati dalla popolazione anziana, risulta evidente come ciò che era previsto dalle leggi di riforma e dai conseguenti progetti, trovi oggi una parziale corrispondenza; tuttavia, ciò non significa non riconoscere il radicale cambiamento – in termini di obiettivi e organizzazione dei servizi – intrapreso a partire dalla legge di riforma sanitaria, bensì prendere consapevolezza di come nel tempo e per effetto della crisi economica i minori finanziamenti per le politiche di welfare abbiano ridotto tutele e possibilità di cura, esponendo le famiglie a costi elevati per l’assistenza privata e conseguenti ulteriori difficoltà (Campanini, 2020).

«È evidente che non sarà possibile in tempi ravvicinati poter contare su politiche espansive, a fronte di un crescente bisogno di servizi sociali e sanitari. Da un lato, l’aumento della popolazione anziana per effetto della maggiore speranza di vita determina maggiori rischi di patologie invalidanti; dall’altro, limitate politiche preventive e un numero crescente di cittadini poveri rinviano alla necessità di più servizi» (Campanini, 2020, p.71); per tali ragioni, la necessità di modifiche sostanziali all’attuale sistema di welfare acquisisce carattere di particolare urgenza.

L’invecchiamento attivo fa riferimento alla capacità degli anziani di essere attivamente coinvolti in attività economiche, culturali, sociali e civiche, mantenendo la propria salute e benessere (Campanini, 2020). 

Le principali politiche e pratiche attuate a favore dell’invecchiamento attivo riguardano:

  1. Salute e benessere fisico: il fisiologico processo di invecchiamento è spesso accompagnato da un aumento della prevalenza di malattie croniche, in questo quadro si inserisce l’importanza di programmi di prevenzione, diagnosi precoce, gestione e cura delle patologie (Walker, 2005) e l’ attività fisica, infatti, promuovere l’attività fisica regolare attraverso programmi di esercizi adattati per gli anziani aiuta a mantenere la mobilità e la forza, riducendo il rischio di cadute e migliorando la salute generale (World Health Organization, 2002);
  2. Partecipazione sociale: riguarda il coinvolgimento attivo degli anziani nelle attività sociali, culturali ed economiche del Paese, ad esempio mediante attività di volontariato che, oltre a valorizzare le loro esperienza e competenze, promuovono il loro benessere mentale e sociale (Walker, 2005; World Health Organization, 2002);
  3. Sicurezza e protezione: intesa come sicurezza economico-finanziaria, che si realizza mediante l’attuazione di politiche che assicurano pensioni adeguate e accesso a servizi finanziari sicuri e intesa anche come protezione contro le diverse forme di abuso di cui sempre più frequentemente gli anziani sono vittime (Walker, 2005; World Health Organization, 2002);
  4. Apprendimento continuo: si realizza mediante la promozione dell’accesso all’educazione e alla formazione continua per gli anziani, fattore che aiuta a mantenere la loro funzione cognitiva nonché a prepararli a nuove opportunità di partecipazione sociale (Walker, 2005; World Health Organization, 2002).

Il concetto di invecchiamento attivo è da diversi anni inserito in Agenda sul piano Europeo, promosso da una molteplicità di documenti ed iniziative fra cui il Piano di Azione Internazionale di Madrid sull’Invecchiamento delle Nazioni Unite, adottato dalla Seconda Assemblea Mondiale sull’Invecchiamento di Madrid nel 2002; la creazione del Partenariato Europeo per l’Innovazione sull’Invecchiamento Attivo e in Buona Salute nel 2011; la designazione del 2012 come anno europeo dell’invecchiamento attivo; lo sviluppo e il lancio dell’Indice di Invecchiamento Attivo, voluto da Commissione Europea e Commissione Economica per l’Europa delle Nazioni Unite nel 2012, con la finalità di poter misurare il livello di invecchiamento attivo in un dato contesto geografico in base a una serie di indicatori. Inoltre, a partire dal 2019 è stata avviata un’ambiziosa iniziativa sul piano Nazionale che ha dato vita ad un coordinamento partecipato multilivello delle politiche sull’invecchiamento attivo grazie ad un accordo di collaborazione triennale, rinnovato nel 2022 per tre anni (2023-2026), fra il Dipartimento per le politiche della famiglia e l’Istituto Nazionale Riposo e Cura per Anziani; le attività coinvolgono tutti i principali stakeholder (ministeri, regioni, società civile, ricerca) ai vari livelli (nazionale, regionale e locale), per realizzare – in maniera partecipata e mediante un processo co-decisionale – un modello di interventi e buone politiche in materia di invecchiamento attivo della popolazione (Istituto nazionale per l’analisi delle politiche pubbliche, 2023).

  1. Lo scambio intergenerazionale come pratica di promozione dell’invecchiamento attivo

I mutamenti che si registrano attualmente in capo alla popolazione anziana e, più in generale, alla distribuzione demografica pongono in particolare rilievo la riflessione circa gli impatti che tali cambiamenti produrranno sul patto intergenerazionale, inteso come i rapporti esistenti fra le diverse generazioni (Ruspini, 2011).

Nello scenario attuale gli anziani costituiscono un’importante risorsa poiché possiedono un elevatissimo capitale sociale, in termini di trasmissione della conoscenza, protezione, sostegno affettivo, aiuti materiali, supporto nella cura, attività di volontariato e partecipazione in attività di interesse collettivo, partecipazione alle scelte di policy, incremento della qualità della vita e del benessere dei nipoti (Ruspini, 2011). «Se, da una parte, l’aumento dei grandi anziani di età superiore a 80 anni ha determinato, e determinerà ancor più in futuro, la crescita di nuovi bisogni da soddisfare, dall’altra il miglioramento delle condizioni di vita della popolazione anziana, in particolare della terza età, ha incrementato […] la quota di anziani attiva nelle reti di aiuto informale» (Ruspini, 2011, p.172).

Nel processo di promozione dell’invecchiamento attivo la dimensione della socializzazione e il mantenimento delle relazioni sociali e personali si configura quale componente indispensabile (Campanini, 2020). «Ricerche su alcune associazioni di volontariato con una presenza significativa di anziani (CESVOT, Fondazione Emanuela Zancan, 2013) hanno evidenziato l’importanza dell’esperienza associativa rispetto al benessere psicofisico, alla possibilità di provare nuove esperienze, allo stimolo a forme di impegno sociale. Vivere pienamente nel proprio territorio, usufruendo delle opportunità (sociali, culturali, sportive) presenti, rendersi disponibili per attività solidali e di impegno civico produce un duplice effetto positivo: promuovere l’invecchiamento attivo e offrire alla collettività l’apporto di competenze, esperienze, gratuità degli anziani, una risorsa insostituibile» (Campanini, 2020, pp.55-56).

Sono molteplici i possibili interventi attuabili nell’ottica della valorizzazione delle risorse personali e/o residue dell’anziano, dello scambio intergenerazionale nonché della promozione della salute psico-fisica della persona. 

Lo scambio intergenerazionale è un approccio innovativo che mira a promuovere l’invecchiamento attivo attraverso l’interazione e la collaborazione tra persone di diverse età. Questa pratica non solo contribuisce al benessere degli anziani, ma favorisce anche una società più coesa e inclusiva (Manna, 2021). Attualmente, gli scambi intergenerazionali si realizzano particolarmente nel contesto educativo e scolastico, nelle strutture per anziani e nei luoghi di cura, attraverso il coinvolgimento di giovani e anziani nello svolgimento di attività culturali, sociali, educative, ricreative; un esempio interessante può essere quello riguardante la realizzazione di progetti finalizzati alla risoluzione dei problemi di alfabetizzazione digitale e tecnologica negli anziani che, grazie al supporto dei nativi digitali, riescono ad affrontare le difficoltà derivanti dall’uso delle nuove tecnologie (Varricchio, 2023).

Conclusioni 

L’invecchiamento attivo non è meramente riducibile ad una questione di salute fisica; comprende una serie di fattori interconnessi che influenzano fortemente la qualità della vita degli anziani. Implementare politiche e pratiche a supporto della salute, partecipazione attiva nonché sicurezza può trasformare il processo fisiologico di invecchiamento in una fase ricca di opportunità piuttosto che di declino. È necessario un impegno concertato da parte di governi, comunità e individui per promuovere un invecchiamento attivo e sostenibile, che riconosca e valorizzi il contributo degli anziani alla società, nell’ottica dello scambio intergenerazionale.

Riferimenti bibliografici:

  1. Blangiardo Gian Carlo, “Aggiorniamo (e depotenziamo) l’invecchiamento demografico”, 9 Gennaio 2024, https://www.neodemos.info/2024/01/09/aggiorniamo-e-depotenziamo-linvecchiamento-demografico/
  2. Campanini Annamaria, Gli ambiti di intervento del servizio sociale, Roma, Carocci Faber, 2022.
  3. Dipartimento per le politiche della famiglia, “L’invecchiamento attivo: introduzione”, 30 luglio 2019, https://famiglia.governo.it/it/politiche-e-attivita/invecchiamento-attivo/linvecchiamento-attivo-introduzione/ 
  4. Galluzzo Lucia, Gandin Claudia, Ghirini Silvia, Scafato Emanuele, “L’invecchiamento della popolazione: opportunità o sfida?”, Centro Nazionale di Epidemiologia, Sorveglianza e Promozione della Salute, Istituto Superiore di Sanità, Roma, 2012, https://www.epicentro.iss.it/ben/2012/aprile/2 
  5. Istituto nazionale per l’analisi delle politiche pubbliche, Accordo di collaborazione tra Inapp e PdCM-Dipartimento per le Politiche della Famiglia: al via la fase operativa, 20 ottobre 2023, https://www.inapp.gov.it/comunicazione/notizie/accordo-di-collaborazione-pdcm-dipartimento-per-le-politiche-della-famiglia-e-inapp-al-via-la-fase-operativa 
  6. Manna Tiziano, Lo scambio intergenerazionale come prassi formativa nei processi di empowerment tecnologico: una literature review, in Formazione, lavoro, persona – Rivista Online, 2021. ffhal-03714751 
  7. Ruspini Elisabetta (a cura di), Studiare la famiglia che cambia, Roma, Carocci, 2011. 
  8. Walker Alan, A European perspective on quality of life in old age. Eur J Ageing. 2005 Mar;2(1):2-12. doi: 10.1007/s10433-005-0500-0. Epub 2005 Mar 18. PMID: 28794711; PMCID: PMC5547671.
  9. Varricchio Antonietta, “La promozione e la valorizzazione del rapporto intergenerazionale” in Rassegna giuridica- Focus tematici, Inquadramenti normativi, 2023, https://www.minori.gov.it/sites/default/files/idi_rg-3-2023_focus4_0.pdf 
  10. World Health Organization, Active Ageing: A Policy Framework, Geneva, WHO, 2002.
  11. Zini Maria Teresa, Miodini Stefania, Il colloquio di aiuto. Teoria e pratica nel servizio sociale, Roma, Carocci Faber, 2015.