LA TERZA ETÀ E IL FENOMENO DELL’INVECCHIAMENTO DEMOGRAFICO ITALIANO

a cura di Fidalma Valentina Ritondò

La terza età è quella fase della vita di una persona che, convenzionalmente, inizia a partire dai 65 anni. L’invecchiamento è un processo multifattoriale caratterizzato da una progressiva perdita delle capacità funzionali e da una crescente comorbidità, proporzionali all’avanzamento dell’età (Galluzzo et al., 2012).

Secondo le previsioni più recenti il numero di ultrasessantacinquenni potrebbe accrescere di 5 milioni nel prossimo ventennio (Istat, 2023). Si è registrato che l’invecchiamento della popolazione italiana negli ultimi cinquant’anni è stato uno dei più rapidi tra i Paesi maggiormente sviluppati e si stima che nel 2050 la quota di ultrasessantacinquenni ammonterà al 35,9% della popolazione totale, con un’attesa di vita media pari a 82,5 anni (79,5 per gli uomini e 85,6 per le donne) (Galluzzo et al., 2012).

Il fenomeno dell’invecchiamento demografico consiste nella crescita della quota di popolazione anziana (Blangiardo, 2024). L’invecchiamento demografico italiano, le peculiarità connesse a tale fenomeno nonché le politiche sociali e sanitarie hanno favorito l’organizzazione di servizi sociali e/o socio-sanitari rivolti alla fascia di popolazione che rientra nella definizione di terza età (Campanini, 2020); l’articolo, pertanto, dopo aver condotto una rassegna del sistema normativo a tutela della persona anziana ed a sostegno del nucleo familiare (ove presente) si pone l’obiettivo di esaminare gli strumenti di policy, i servizi che esistono a favore della popolazione anziana nonché le diverse professionalità coinvolte nel processo di aiuto.

L’allungamento della vita media determina un conseguente aumento delle patologie croniche invalidanti nonché un aumento nella richiesta di assistenza continuativa (Giacconi, Bonifazi, 2019).

Con l’aumento dell’aspettativa di vita e il rapporto sempre più sfavorevole tra popolazione attiva e non attiva, inoltre, tenderà ad aumentare l’onere socioeconomico correlato alla cura, all’assistenza e alle spese previdenziali destinate agli anziani, causando il cosiddetto longevity shock (Galluzzo et al., 2012). L’articolo si propone, pertanto, di definire le politiche di long-term care a livello nazionale (Ranci, Pavolini, 2015), nell’ottica del sostegno – di natura economico-finanziaria e psico-fisica – della persona anziana e del nucleo familiare in cui è inserita.

Introduzione 

L’invecchiamento si configura quale processo multifattoriale caratterizzato da una progressiva perdita delle capacità funzionali e da una crescente comorbidità, proporzionali all’avanzamento dell’età: la terza età è quella fase della vita di una persona che, convenzionalmente, inizia a partire dai 65 anni (Galluzzo et al., 2012); seppur, recentemente, la Società Italiana di Gerontologia e Geriatria ha posticipato di dieci anni l’entrata nella fase della terza età. 

La comprensione del tema – nella sua globalità – passa attraverso il fenomeno dell’invecchiamento demografico italiano, determinato dall’innalzamento dell’età media di vita e dal crollo della natalità, con notevoli ripercussioni sul sistema previdenziale e assistenziale.

  1. Terza età: quando inizia e quali sono le sue caratteristiche

 La terza età è quella fase della vita della persona che, convenzionalmente, viene fatta iniziare intorno ai 65 anni (Galluzzo et al., 2012). Seppur, di recente, la Società Italiana di Gerontologia e Geriatria ne ha posticipato l’inizio passando da 65 anni a 75 anni; tale decisione è stata determinata da fattori nodali quali: cambiamenti negli stili di vita, qualità della vita, la forza fisica in notevole mantenimento, il livello psicologico, culturale e sociale di ogni individuo (Società Italiana di Gerontologia e Geriatria, 2018).

I mutamenti in capo alla condizione odierna degli anziani sono «determinati certamente dall’allungamento della speranza di vita (quindi dal processo di invecchiamento della popolazione che ormai attraversa varie fasi del corso di vita: terza età, quarta età, grandi anziani), ma anche da altri fattori alquanto significativi e strettamente intrecciati tra loro: lo status sociale di appartenenza; la presenza o meno di figli e nipoti; lo stato di salute; la rete amicale; l’ammontare della quota pensionistica; gli interessi individuali; la voglia di investire su di sé e sul corso di vita; il desiderio di fare nuove esperienze; il desiderio di non invecchiare e/o di invecchiare bene» (Ruspini, 2011, p.153).

Le persone che entrano a far parte della fascia della terza età si trovano a far fronte alle conseguenze potenziali del processo naturale dell’invecchiamento, caratterizzato da modificazioni sul piano fisiologico, quali il rallentamento del metabolismo basale e la diminuzione della muscolatura scheletrica, cambiamenti dello stile di vita, come la sempre ridotta capacità di fare attività fisica, elementi tali da ridurre il fabbisogno energetico, ma che richiedono comunque un giusto apporto di nutrienti (Ministero della Salute, 2021).

Tuttavia, è importante tenere presente che il carattere temporale di entrata nella fase della terza età non riguarda in modo indistinto ogni individuo, poiché ciascuno invecchia in tempi e con ritmi diversi, dettati dalle condizioni fisiche, di salute, sociali, familiari nonché ambientali (Società Italiana di Gerontologia e Geriatria, 2018).

Da diversi studi di stampo sociologico si evince che l’età è un concetto fluido e i suoi strati tendono a spostarsi nonché a modificarsi. «Volendo in ogni caso stabilire alcune definizioni o criteri di classificazione, è possibile scomporre l’età in alcune dimensioni e relativi indicatori. In primo luogo esiste indubbiamente l’età cronologica o anagrafica, in altre parole il tempo o corso della vita, inteso come quel periodo che va dalla nascita alla morte. In secondo luogo l’età biologica, come tempo di sviluppo e d’invecchiamento fisico; l’età cronologica e l’età biologica non coincidono necessariamente, variando al variare delle condizioni morfologiche funzionali (la qualità dei tessuti, degli organi e degli apparati) degli individui valutate comunemente rispetto a standard di riferimento. Esiste poi l’età psicologica, correlata alla capacità d’adattamento individuale nello specifico contesto esperienziale, in termini anche di resilienza, ovvero di capacità individuale di affrontare e superare i problemi della vita e di utilizzarli in modo positivo» (Ruspini, 2011, p.160).

  1. La situazione demografica italiana: il fenomeno dell’invecchiamento della popolazione

Il fenomeno dell’invecchiamento demografico consiste nella crescita della quota di popolazione anziana (Blangiardo, 2024). Tale fenomeno si presenta in costante aumento: secondo le previsioni più recenti il numero di ultrasessantacinquenni potrebbe accrescere di 5 milioni nel prossimo ventennio (Istat, 2023). Si è registrato che l’invecchiamento della popolazione italiana negli ultimi cinquant’anni è stato uno dei più rapidi tra i Paesi maggiormente sviluppati e si stima che nel 2050 la quota di ultrasessantacinquenni ammonterà al 35,9% della popolazione totale, con un’attesa di vita media pari a 82,5 anni (79,5 per gli uomini e 85,6 per le donne) (Galluzzo et al., 2012).

«L’invecchiamento della popolazione è un fenomeno in aumento ed è indubitabile che debba essere considerato con attenzione per le sue implicazioni sociali» (Ruspini, 2011, p.156).

  1. L’invecchiamento demografico: opportunità o sfida?

Il fenomeno dell’invecchiamento demografico italiano – determinato dall’innalzamento dell’età media di vita e dal crollo della natalità – genera notevoli ripercussioni sul sistema previdenziale e assistenziale; in tale ottica il fenomeno dell’invecchiamento della popolazione potrebbe essere letto come una sfida – sul piano sociale, economico e culturale – bensì anche come un’opportunità.

Attualmente, risultano innumerevoli i fattori atti a delineare l’identità anziana nonché le sue rappresentazioni sociali (Ruspini, 2011). Se da un lato l’aumento della longevità rappresenta una conquista, in quanto testimonia il crescente miglioramento delle condizioni di vita e i progressi della medicina, dall’altro potrebbe costituire una minaccia per l’immediato futuro, nella misura in cui non risulti adeguatamente controbilanciato da una rinnovata capacità di programmazione di opportuni, sistematici e urgenti interventi di politica sanitaria che investano l’assistenza e il benessere degli anziani, tenendo in considerazione l’evoluzione del concetto stesso di invecchiamento (Galluzzo et al., 2012).

«Nella maggior parte dei casi gli studi prodotti, a livello sia locale sia nazionale, si sono focalizzati soprattutto sulle problematiche legate al progressivo indebolimento e alla fragilità conseguenti al procedere dell’età, ponendo l’enfasi sui fenomeni di povertà, isolamento, marginalità sociale, morbilità ai quali è esposta la popolazione anziana» (Ruspini, 2011, p.156). Tuttavia, accanto all’aggravamento delle problematiche note in capo alla popolazione anziana emergono molteplici segnali di mutamento in chiave positiva (Ruspini, 2011).

  1. L’impatto dell’invecchiamento demografico sul sistema familiare, previdenziale e assistenziale 

Il progressivo invecchiamento demografico, con conseguenze in termini di aumentata richiesta di protezione e cura delle persone anziane – con particolare riferimento ai soggetti non autosufficienti – costituisce una tematica sempre più rilevante per le politiche sociali e nell’ambito dell’organizzazione dei servizi sanitari, sociali e socioassistenziali (Giacconi, Bonifazi, 2019).

Gli anziani spesso rappresentano la fascia più debole della popolazione dal punto di vista socioeconomico, pertanto, ne consegue una loro maggiore esposizione a situazioni di disagio sociale e deprivazione materiale (Ruspini, 2011).

L’allungamento della vita media determina un conseguente aumento delle patologie croniche invalidanti nonché un aumento nella richiesta di assistenza continuativa (Giacconi, Bonifazi, 2019) ed una sempre minore capacità delle famiglie di rispondere a tali richieste facendo fronte alle risorse interne al nucleo stesso.

Con l’aumento dell’aspettativa di vita e il rapporto sempre più sfavorevole tra popolazione attiva e non attiva, inoltre, tenderà ad aumentare l’onere socioeconomico correlato alla cura, all’assistenza e alle spese previdenziali destinate agli anziani, causando il cosiddetto longevity shock (Galluzzo et al., 2012); il termine indica il protrarsi della vita dei soggetti che godono di un vitalizio oltre le medie di aspettativa di vita a loro attribuite e tale differenza di prospettive riguardo alla longevità – positiva dal punto di vista umano ma potenzialmente negativa sul piano finanziario – introduce uno dei temi chiave che la caratterizzano: la sua duplice valenza in termini di costi ed opportunità (Robotti, 2020).

  1. La persona anziana all’interno del nucleo familiare

Risulta determinante sottolineare che attualmente la domanda di assistenza espressa dalla popolazione anziana trova prevalentemente risposta all’interno del nucleo familiare, il cui ruolo però rimane poco riconosciuto in termini di sostegno alle funzioni assegnate alla famiglia (Giacconi, Bonifazi, 2019). A fronte dei cambiamenti demografici si aggiungono ulteriori processi che rendono sempre più complesso immaginare che le famiglie – senza alcun tipo di sostegno – riescano a rispondere alla domanda di cura proveniente dalla persona anziana; fra tali cambiamenti «l’aspetto più importante, e per alcuni versi rivoluzionario in paesi […] come l’Italia, è l’aumento costante della propensione delle donne a lavorare e a mantenere la posizione lavorativa per tutto l’arco della loro età lavorativa»  (Ranci, Pavolini, 2015, p.242).

Nel comprendere il fenomeno nella sua globalità e complessità è importante – dunque – considerare che le famiglie, in ragione dei molteplici cambiamenti negli stili di vita, presentano sempre maggiori difficoltà nella gestione delle persone anziane all’interno del nucleo nonché una capacità sempre minore di rispondere ai bisogni di cura manifestati dall’anziano (Giacconi, Bonifazi, 2019); per questa ragione «negli ultimi anni si è imposto il mercato degli assistenti familiari privati (cosiddetti badanti), di cui una buona parte di origine straniera, fenomeno questo che tende ancora ad essere poco conosciuto dalle politiche sociali e che invece andrebbe maggiormente regolamentato» (Giacconi, Bonifazi, 2019, pp.138-139).

Dai diversi studi disponibili in materia emerge la consapevolezza che il sistema familiare – nella sua attuale strutturazione – non sia più sufficiente a far fronte ai bisogni complessi di cura e, conseguentemente, si rileva che lo spazio delle politiche sia destinato a diventare sempre più centrale non solo sul piano assistenziale bensì anche per sostenere e coadiuvare le reti di aiuto familiare (Ranci, Pavolini, 2015).

  1. Il sistema di protezione sociosanitario italiano e gli strumenti di policy

L’invecchiamento demografico italiano, le peculiarità connesse a tale fenomeno nonché le politiche sociali e sanitarie hanno favorito l’organizzazione di servizi sociali e servizi socio-sanitari rivolti alla fascia di popolazione che rientra nella definizione di terza età (Campanini, 2020); la risposta più efficace a livello territoriale è costituita «dall’UVG (Unità Valutativa Geriatrica), che […] ha il compito di promuovere e sostenere, attraverso un approccio globale, interventi adeguati alle necessità fisiche e psichiche dell’anziano» (Zini, Miodini, 2015, p.121).

Dal punto di vista legislativo, la legge quadro 328/2000 enfatizza gli interventi che favoriscono la domiciliarità, prevedendo il sostegno per le persone anziane non autosufficienti che ne fanno richiesta (L.328/2000, art.15) nonché la valorizzazione e sostegno delle responsabilità familiari (L.328/2000, art.16); ciò nonostante, solo a partire dal 2004 a livello politico e sociale si acquisisce coscienza in modo crescente del fenomeno e delle sue ripercussioni (Giacconi, Bonifazi, 2019). 

La legge quadro, inoltre, introduce il tema dei LEPS erogabili sotto forma di beni e servizi al fine di attuare un sistema integrato di interventi e servizi sociali (L.328/2000, art.22).

«I LEPS, previsti per ogni ambito territoriale, sono:

  • Servizio sociale professionale e segretariato sociale;
  • servizio di pronto intervento per le situazioni di emergenza personali e familiari;
  • assistenza domiciliare;
  • strutture Residenziali e semiresidenziali per soggetti con fragilità sociali» (Campanini, 2020, p.58).

Si tratta di prestazioni che costituiscono un diritto esigibile fortemente condizionato dalle risorse economico-finanziarie disponibili anno per anno (Campanini, 2020).

Il sistema di protezione sociosanitario italiano è basato, attualmente, su tre tipi di intervento:

  1. forme di assistenza domiciliare o residenziale di tipo sociale;
  2. forme di assistenza domiciliare o residenziale di tipo sociosanitario;
  3. contributi a carattere monetario (Pavolini, 2005).

In diversi paesi il confine fra le prestazioni di cura, il trattamento sanitario e il supporto finanziario è labile e tende ad una sovrapposizione (Ranci, Pavolini, 2015). 

I mutamenti a cui il fenomeno dell’invecchiamento è costantemente sottoposto e le richieste specifiche provenienti dalla popolazione anziana fanno acquisire maggior forza alla tesi secondo cui vi è una necessità sempre più pressante di «affrontare in modo sistematico la tematica dei bisogni socio sanitari degli anziani e quindi di orientarsi verso forme di intervento integrato, con linee differenziate di azione che interessano sia i servizi territoriali sia quelli residenziali» (Giacconi, Bonifazi, 2019, pp.140-141).

A livello nazionale, gli strumenti di policy più diffusi riguardano:

  • fornitura pubblica diretta o mediata attraverso servizi di cura, quali ad esempio strutture residenziali e l’assistenza domiciliare professionale;
  • prestazioni a carattere monetario finalizzate a finanziare le attività di cura prestate da caregiver da personale specializzato direttamente impiegato dal nucleo familiare oppure finalizzate supportare la persona nell’acquisto di servizi di cura sul mercato privato (Ranci, Pavolini, 2015).
  1. I servizi per la terza età e le figure professionali coinvolte nel processo di aiuto 

«L’aumento della popolazione anziana, la peculiarità dei problemi a essa connessi, le politiche sociosanitarie e innovative hanno favorito l’organizzazione dei servizi rivolti specificamente agli anziani, con l’assunzione di operatori di differente professionalità, competenze, modalità operative» (Campanini, 2020, p.53).

Nell’area degli anziani vi è una vasta disponibilità di servizi ed interventi, fra questi:

  • I servizi di tipo domiciliare: vengono attivati per offrire una risposta specifica ai bisogni socioassistenziali e sanitari della persona anziana e del suo nucleo familiare e possono riguardare interventi a carattere sociale, sanitario, riabilitativo e medico-infermieristico. Lo scopo di servizi di questo tipo è quello di favorire la permanenza della persona nel suo contesto di vita abituale pur offrendo l’assistenza necessaria (Giacconi, Bonifazi, 2019);
  • Il ricovero presso una struttura residenziale: costituisce la misura più tradizionale di assistenza long-term care (Ranci, Pavolini, 2015) e – in specifiche situazioni – la scelta di ricorrere ad un servizio di tipo residenziale risulta essere l’unica risorsa possibile per rispondere in maniera adeguata ai bisogni specifici della persona, tuttavia, «l’anziano, inserito in una struttura protetta, sperimenta una dimensione che lo allontana completamente dalla propria casa e dai suoi oggetti, che gli richiede cambiamenti di abitudini per inserirsi in un ambiente completamente nuovo, molte volte non scelto» (Zini, Miodini, 2015, p.123);
  • I servizi di tipo semiresidenziale: sono generalmente rivolti agli anziani che presentano buone condizioni di salute e di autonomia personale, lo scopo principale è quello di favorire la socializzazione bensì nei servizi di questo tipo possono essere offerte anche prestazioni quali la psicomotricità, la fisioterapia, l’igiene e la cura della persona nonché attività riabilitative (Giacconi, Bonifazi, 2019).

Nei servizi rivolti agli anziani, la presenza di un’équipe multidisciplinare – che sia capace di integrare aspetti relazionali, educativi, psicologici e di assistenza – è fondamentale per offrire una risposta adeguata ai bisogni complessi che possono essere manifestati dalla persona; pertanto, a seconda del livello di intervento, le figure professionali coinvolte nel processo di aiuto sono molteplici, ad esempio, medici, infermieri, oss, assistenti sociali, psicologi, fisioterapisti, educatori, ecc.

Lavorare in équipe non significa che una sola figura professionale si occupa della persona – in questo caso l’anziano – e dei suoi bisogni, e non significa che molte figure professionali si occupano della persona ognuna in modo autonomo e indipendente dall’altra. Lavorare in équipe significa che il lavoro viene condotto in modo integrato, cioè da un gruppo composto da persone che lavorano in modo armonico e sinergico tra di loro e che operano attraverso continui interscambi, confronti, contributi reciproci (Società Italiana di Gerontologia e Geriatria, 2018).

Conclusioni 

Il fenomeno dell’invecchiamento demografico si presenta in costante aumento nonché mutamento. La non autosufficienza assume i caratteri tipici di un nuovo rischio sociale a causa di un aumento di bisogni sul piano della cura e un parallelo indebolimento dei caregiver familiari e della loro disponibilità a far fronte a bisogni specifici e complessi, a seguito di alcuni cambiamenti demografici, culturali e sociali (Ranci, Pavolini, 2015); per tale ragione si rende sempre più urgente la necessità di rafforzare il sistema pubblico ed affrontare il fenomeno dell’invecchiamento nella sua globalità e nell’ottica di una reale valorizzazione della popolazione anziana che vada oltre la semplice assistenza.

Riferimenti bibliografici:

  1. Blangiardo Gian Carlo, “Aggiorniamo (e depotenziamo) l’invecchiamento demografico”, 9 Gennaio 2024, https://www.neodemos.info/2024/01/09/aggiorniamo-e-depotenziamo-linvecchiamento-demografico/
  2. Campanini Annamaria (a cura di), Gli ambiti di intervento del servizio sociale, Roma, Carocci Faber, 2020.
  3. Galluzzo Lucia, Gandin Claudia, Ghirini Silvia, Scafato Emanuele, “L’invecchiamento della popolazione: opportunità o sfida?”, Centro Nazionale di Epidemiologia, Sorveglianza e Promozione della Salute, Istituto Superiore di Sanità, Roma, 2012, https://www.epicentro.iss.it/ben/2012/aprile/2
  4. Giacconi Barbara, Bonifazi Loretta, L’assistente sociale e l’assistente sociale specialista. Manuale per la preparazione all’esame di Stato per assistente sociale (sez. B) e assistente sociale specialista (sez. A), Santarcangelo di Romagnola (RN), Maggioli, 2019.
  5. Istat, “Rapporto annuale 2023 in pillole”, 2023, https://www.istat.it/it/files/2023/07/PILLOLE-RAPANN-2023.pdf 
  6. Legge 8 novembre 2000, n. 328, “Legge quadro per la realizzazione del sistema integrato di interventi e servizi sociali”, https://www.gazzettaufficiale.it/eli/id/2000/11/13/000G0369/sg 
  7. Ministero della Salute, “Anziano”, 2021, https://www.salute.gov.it/portale/nutrizione/dettaglioContenutiNutrizione.jsp?lingua=italiano&id=5506&area=nutrizione&menu=vuoto&tab=3 
  8. Pavolini Emmanuele, Le politiche per gli anziani non autosufficienti, in G. Vicarelli (a cura di), Il malessere del welfare, Napoli, 2005.
  9. Ranci Costanzo, Pavolini Emanuele, Le politiche di welfare, Bologna, Il Mulino, 2015.
  10. Robotti Odile, “Longevità bifronte tra minacce e opportunità”, in Tendenze Nuove n.1 – 3-12 DOI: 10.32032/TENDENZE202001.PDF, 2020,  https://www.tendenzenuove.it/2020/02/03/longevita-bifronte-tra-minacce-e-opportunita/ 
  11. Ruspini Elisabetta (a cura di), Studiare la famiglia che cambia, Roma, Carocci, 2011. 
  12. Società Italiana di Gerontologia e Geriatria, Atti congressuali, 63° Congresso Nazionale SIGG, Pisa, Pacini Editore, 2018, https://www.sigg.it/assets/congressi/63-congresso-nazionale-sigg/atti-del-congresso.pdf
  13. Zini Maria Teresa, Miodini Stefania, Il colloquio di aiuto. Teoria e pratica nel servizio sociale, Roma, Carocci Faber, 2015.