Dall’essere figli al vedersi adulti indipendenti: una nuova tappa nel ciclo di vita della famiglia.

A cura di: Marianna Musolino

INTRODUZIONE

Tra i vari modelli di terapia familiare, secondo la prospettiva transgenerazionale le generazioni vecchie e nuove hanno in comune diverse dimensioni e la storia della famiglia tende alla reiterazione. Punti nodali che segnano lo svolgersi di essa sono i compiti di sviluppo e gli eventi critici. Il modo in cui vengono affrontati, la loro elaborazione o non risoluzione è centrale nelle relazioni tra le generazioni. Le famiglie, infatti, entità in costante cambiamento, seguono il loro ciclo continuo di formazione, crescita, declino e dissoluzione. Storicamente, il focus nella teoria familiare intergenerazionale è sugli stadi di sviluppo dell’individuo e della famiglia (Bowen, 1978; Carter & McGoldrick, 1998; Williamson, 1981).

Donald S. Williamson (1935) introduce una nuova fase di transizione all’interno del ciclo di vita della famiglia, secondo lui non ancora riconosciuta da Carter e McGoldrick nei loro sei stadi (1980), quella del passaggio dall’essere figli al vedersi adulti indipendenti da un punto di vista principalmente affettivo. Il costrutto del Personal Authority in the Family System (PAFS) ha a che vedere con l’intimidazione, il potere e la gerarchia, la rinegoziazione del rapporto tra autonomia e intimità.

Il quesito a cui il PAFS cerca di dare una soluzione, ovvero come ci si distacca affettivamente dalla propria famiglia d’origine facendo comunque parte di essa e conservando un legame con i suoi membri, può essere declinata in diversi modi: come sia possibile generare una propria identità, un proprio sé nella nuova generazione rimanendo comunque parte della vecchia; come sia possibile sentire di non essere più in debito verso il passato ma allo stesso tempo provare gratitudine per quanto ricevuto; in definitiva, come sia possibile agire al meglio per se stessi tenendo in considerazione l’altro.

Nel 1991 viene pubblicato The Intimacy Paradox: Personal Authority in the Family System di Donald S. Williamson. La sua teoria dell’autorità personale riunisce due aspetti cruciali dell’esperienza umana: la volontà del giovane adulto di svincolarsi dalla propria famiglia d’origine e la continua ricerca di vicinanza ad essa.

A partire dal modello di Williamson è stato sviluppato il Personal Authority in the Family System questionnaire (PAFS-q; Bray, Williamson, Malone, 1984), uno strumento prezioso per la ricerca sull’outcome in psicoterapia familiare multigenerazionale (Mascellani et al., 2019). Il PAFS-q permette di rilevare i cambiamenti attraverso la misurazione dei costrutti teorici propri del modello multigenerazionale (Mascellani et al., 2019), quindi di quei processi relazionali che, secondo i terapeuti familiari, favoriscono l’evoluzione della famiglia e sono responsabili dello sviluppo normale o patologico di essa.

1. Famiglia e autorità personale: autonomia e intimità

Intrinseca alla domanda alla base del PAFS è una contraddizione, un conflitto: ogni relazione affettiva intacca la libertà dell’individuo, si vuole essere liberi e autonomi sul piano affettivo ma allo stesso tempo coinvolti, legati ad altri significativi in relazioni intime. Williamson chiama questo dilemma il paradosso dell’intimità (Williamson, 1991): il modo in cui esso verrà risolto con la propria madre e il proprio padre sarà determinante per la sua risoluzione anche nelle relazioni intime future, in particolare il matrimonio.

Se la completa risoluzione di questo paradosso sia possibile o se tra autonomia e intimità ci sia un irrisolvibile conflitto sono quindi le domande che guidano il lavoro di Williamson: il raggiungimento di un sano equilibrio tra i due poli è il principale obiettivo psicosociale nella vita sia dell’individuo che della famiglia.

Il PAFS è quindi un nuovo stadio nel ciclo di vita di entrambi, tra i 30 e i 40 anni del figlio.

È un costrutto che riunisce la differenziazione del sé e lo sviluppo di relazioni affettive intime con la famiglia d’origine – i genitori – che, in quanto consapevoli e volontarie, l’individuo sceglie di avere. Per fare ciò deve prima avvenire un cambiamento nella politica familiare (Williamson, 1983): devono essere rinegoziati i confini gerarchici di potere tra i genitori e il figlio. È necessaria una ridistribuzione di esso e del controllo attraverso i confini intergenerazionali affinché tra le due generazioni sia raggiunta parità a livello sociale e psicologico.

L’intimidazione intergenerazionale del figlio è ciò che impedisce questo cambiamento. Alla base di essa vi sono la paura primitiva e inconscia sia della propria morte che di quella del genitore, del suicidio e dell’omicidio; queste sono collegate alla paura che deriva dal mettere in discussione l’ordine politico e sociale prestabilito e l’uso del potere all’interno della famiglia (Williamson, 1991). La paura del suicidio ha radici in quella del rifiuto da parte dei genitori e in quella conseguente e ancora più primordiale dell’abbandono; rifiuto che deriverebbe dal cambiamento dell’ordine corrente. Anche solo la perdita temporanea dell’approvazione genitoriale può essere esperita come un rifiuto e quindi come una minaccia alla propria vita. La paura della morte del genitore è fondata sul timore che tentare di modificare la struttura delle politiche familiari possa essere così doloroso e deludente per il genitore da provocarne la morte.

Ulteriori motivazioni che ostacolano il cambiamento delle politiche intergenerazionali possono essere le lealtà coperte, connesse alla colpa di non soddisfare le aspettative genitoriali; la paura della morte dei propri genitori che stanno invecchiando e la riluttanza a discutere apertamente con loro di ciò.

Il timore maggiore per i genitori è invece la prospettiva dell’abbondono affettivo e la conseguente perdita del proprio ruolo e di una parte importante della propria identità e del proprio sé (self-as-parent) e la paura di fallire come genitore. Per Williamson, i genitori, superato il sospetto iniziale, sono pronti e predisposti al confronto e alla condivisione delle loro storie con i figli (Williamson, 1991).

Il superamento del confine gerarchico intergenerazionale e dell’intimidazione a esso legata permette l’acquisizione autentica dell’autonomia personale.

È inoltre necessario che le figure genitoriali vengano demitizzate (Williamson, 1982a). Il padre e la madre devono essere visti e riscoperti come l’uomo e la donna che sono e che sono stati, riuscendo a fare a meno di loro come genitori, divenendo indipendenti sul piano affettivo-gerarchico. Andare oltre le funzioni reciproche di figlio e genitori renderà possibile anche l’accettazione della loro vecchiaia e l’inevitabilità della loro morte. Il figlio adulto si sentirà libero dall’approvazione dei genitori e dal dover aderire alle loro aspettative e non più responsabile della loro felicità (Williamson, 1982a). La prima generazione non ha più una posizione di privilegio, né mantiene più il potere di premiare o punire, senza che tutto ciò venga percepito dalla seconda come un “assassinio” o un atto di slealtà nei confronti dei genitori, i quali troveranno spontaneamente nuove modalità di rapporto con i figli (Williamson, 1982a).

Con il superamento dell’intimidazione intergenerazionale, per i figli, è possibile sperimentare anche una reale intimità. L’intimità, infatti, implica il percepirsi e il venire percepiti come separati, il senso dell’alterità di una generazione nei confronti dell’altra. Mettere in atto un processo di umanizzazione dei propri genitori consentirà di condividere con loro esperienze e significati più profondi, sani e autentici; sarà quindi possibile restare legati con amore alla famiglia d’origine, in modo libero e indipendente, essere uniti, mantenendo confini personali chiari e definiti (Williamson, 1982a).

Una famiglia con un figlio adulto è quindi altamente funzionale quando sono presenti “ex genitori” ed “ex figli” – former parents e former children – (Williamson, 1991), ovvero membri che hanno relazioni di parità.

L’incontro tra differenziazione del sé e intimità permette l’emergere dell’autorità personale, che è la base di sviluppo di diverse capacità a livello relazionale: poter comprendere e dirigere i propri pensieri e le proprie opinioni avendo la libertà emotiva di esprimerli o meno senza sentire il peso della pressione sociale o delle aspettative della famiglia di origine; prendere decisioni e agire in base al proprio giudizio avendo una visione critica di esso; assumersi la responsabilità di tutte le proprie azioni, decisioni ed esperienze e delle conseguenze di esse; relazionarsi con tutti gli altri come propri pari (Williamson, 1991).

Connessi all’autorità personale vi sono poi ulteriori idee e concetti che includono la detriangolazione e l’acquisizione di una forte I position; il raggiungimento di giustizia relazionale e la risoluzione delle lealtà coperte nella famiglia (Boszomenyi-Nagy & Spark, 1973); l’adeguamento della struttura funzionale di base della famiglia (Minuchin, 1974) e infine l’aperto riconoscimento di potenti dinamiche familiari che si muovono attraverso un ciclo trigenerazionale.

2. Williamson: famiglia e terapia intergenerazionale

Se per alcuni pionieri della terapia familiare come Boszormenyi-Nagy e Framo è fondamentale coinvolgere la famiglia estesa – tre generazioni – nel lavoro con le coppie e le famiglie nucleari, per Williamson, la terapia improntata sull’autorità personale si focalizza sulle vicissitudini intergenerazionali dell’individuo adulto e dei suoi genitori, ovvero il triangolo primario (Williamson, 1982b). I pattern dinamici e i significati delle relazioni intergenerazionale con i nonni sono comunque tenuti in grande considerazione ma i nonni non sono inclusi in terapia: i rapporti con loro non interferiscono in modo particolare nel lavoro con il triangolo primario. Allo stesso modo anche i fratelli non fanno parte della terapia, costituendo comunque una risorsa importante di informazioni, punti di vista e supporto a cui rivolgersi nel momento opportuno.

Williamson assume infatti che le vicende dell’individuo relative al potere, il controllo e l’intimità riguardano dinamiche tra sé e i genitori. Rivolgersi a più generazioni precedenti non è necessario e il raccogliere informazioni su di esse non assicura un esito migliore e un abbassamento maggiore del livello di ansia: il contesto più adatto alla rinegoziazione e alla risoluzione è quello del triangolo primario (Williamson, 1991).

Vengono sottolineati ulteriori aspetti per cui la personal authority therapy si differenzia dalla terapia familiare transgenerazionale. Quest’ultima non affronta apertamente il nodo delle politiche di potere intergenerazionali nella famiglia, e soprattutto non lo fa andando all’origine di esse, ovvero il triangolo primario e nello specifico la posizione di potere del genitore. L’intimidazione, emotiva e politica -gerarchica, di potere tra le generazioni, esercita un’influenza in ogni ambito della vita, e proprio per questo potrebbe essere il motivo per cui è evitata in terapia (Williamson, 1991).

In aggiunta a ciò, nella personal authority therapy, i genitori non sono mai oggettificati ma sono inclusi nel piano terapeutico, prendendo parte dall’interno alle strategie e agli interventi. Questo sarà possibile nel momento in cui essi saranno in grado di comprendere e rispondere ponendosi allo stesso livello del figlio.

Per la teoria familiare transgenerazionale, questa struttura politica gerarchica non deve essere cambiata: il genitore continua a mantenere il suo ruolo; quest’ottica ha influenzato anche il metodo in terapia.

Uno dei costrutti teorici su cui su cui poggia il lavoro di Williamson è la teoria della terapia contestuale di Boszormenyi-Nagy. Di quest’ultimo viene ripreso il modello delle lealtà coperte (Boszomenyi-Nagy & Spark, 1973), non ritenendo però che tali debiti debbano essere necessariamente pagati. È condivisa l’idea che sentirsi in debito verso la generazione precedente danneggi enormemente il funzionamento dell’individuo, in particolare nell’ambito di coppia e familiare; ma rifiutata totalmente quella conseguente per cui debba essere fatta giustizia saldandoli e l’equilibrio di potere debba restare intatto, i genitori rimanendo sempre tali nella loro posizione, senza essere “svalutati” (Williamson, 1982b).

In conclusione, il focus del PAFS è sulla relazione con i genitori -intergenerazionale-, in opposizione all’ottica transgenerazionale, intesa come effetto cumulativo del processo di trasmissione attraverso più generazioni.

La domanda da cui prende avvio il lavoro di Williamson è: in che modo l’individuo riesce a non essere più legato sul piano emotivo alla famiglia d’origine rimanendo comunque intimamente connesso ai suoi membri e mantenendo la propria libertà?

Questa domanda è collegata alla questione più ampia delle scelte che una persona prende nella vita in relazione allo scopo e al significato di essa. Anche alla base della teoria familiare transgenerazionale, in generale, vi è l’assunto che affrontare al meglio il problema centrale della famiglia d’origine sia un passo necessario per il raggiungimento della felicità e della soddisfazione nella vita dell’uomo.

2.1 Il Personal Authority in the Family System questionnaire

Il Personal Authority in the Family System questionnaire nasce come strumento di assessment familiare per la misurazione dei concetti e degli outcome nella terapia e nella teoria intergenerazionale.  Utile sia nella ricerca che nella pratica clinica, è uno strumento self-report che valuta le interpretazioni del soggetto rispetto alle relazioni significative e il suo posizionamento all’interno del sistema familiare, in un’ottica trigenerazionale (Williamson, 1991).

Il soggetto descrive le sue attuali relazioni con i genitori nella famiglia d’origine, con il partner e, se presenti, con i figli.

Le otto scale del questionario operazionalizzano i costrutti chiave della teoria familiare intergenerazionale (Williamson, 1991); individuazione e intimità, autorità personale e intimidazione intergenerazionale, fusione e distacco, triangolazione. Essi sono misurati in rapporto alla famiglia d’origine e a quella nucleare.

CONCLUSIONI

Il PAFS non è un costrutto di personalità ma un set di abilità interpersonali e di pattern comportamentali di interazione, riscontrabili nelle interazioni familiari e nelle altre relazioni interpersonali significative.

L’identità umana è un atto narrativo, costruiamo la nostra realtà e quindi la nostra storia personale a partire dai significati che diamo alle esperienze. Il senso, più profondo e generale, del lavoro di Williamson è, da questo punto di vista, il poter riscrivere la propria storia personale. Ciò avviene alla luce di una nuova comprensione generata dall’incontro e dallo scambio intimo e duraturo con i former parents (Williamson, 1991). Le nuove informazioni e interpretazioni di esse che si ricevono sono solo il veicolo del cambiamento. La trasformazione della storia dell’individuo dipende dalla mutata percezione del genitore, rispetto alla narrazione personale che si aveva di lui (Williamson, 1991).

BIBLIOGRAFIA

  1. Boszormenyi-Nagy I., Spark G. (1973). Invisible loyalties. New York: Harper and Row.
  2. Bowen, M. (1978). Family therapy in clinical practice. New York: Aronson.
  3. Bray, J. H., Williamson, D. S., & Malone, P. E. (1984b). Manual for the Personal Authority in the Family System Questionnaire. Houston: Houston Family Institute.
  4. Carter E.A., McGoldrick M. (ed.) (1980). The family life cycle: A framework for family therapy. New York: Gardner Press.
  5. Carter, B., & McGoldrick, M. (Eds.). (1998). The expanded family life cycle: Individual, family and social perspectives (3rd ed.). Boston: Allyn & Bacon.
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  7. Mascellani A., Mazzoni S., Porcedda L., Ferrarese G., (2019). Strumenti di ricerca: l’adattamento italiano del Personal Authority in the Family System – PAFS in “TERAPIA FAMILIARE” 121/2019, pp. 83-99, DOI:10.3280/TF2019-121005.
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  9. Williamson D. S. (1983). Coming of age in the fourth decade. In J.C. Hanson (Ed.), Clinical implications of the family (pp. 66-76). Rockville, MD: Aspen Systems Corporation.
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  11. Williamson, D.S. (1982b), Personal authority in family experience via the termination of the intergenerational hierarchical boundary: Part III. The consultation process and the therapeutic method. Journal of Marital and Family Therapy, 8, 23-37.
  12. Williamson, D.S. (1981). Personal authority via termination of the intergenerational hierarchical boundary: A new stage in the family life cycle. Journal of Marital and Family Therapy, 7, 441–452.