Soft skills: la chiave per il successo nel mondo del lavoro presente e futuro

A cura di: Ornella Sannazzaro

INTRODUZIONE

In un mondo del lavoro in continua evoluzione, dove l’automazione e l’intelligenza artificiale assumono un ruolo sempre più importante e molte mansioni routinarie saranno via via automatizzate lasciando spazio a compiti che richiedono creatività, problem solving e capacità di interazione prettamente umana, le soft skills si sono affermate indiscutibilmente come la chiave per il successo professionale.

Non più considerate come semplici “competenze trasversali” che influenzano la performance lavorativa, le soft skills sono oggi determinanti per distinguersi dalla massa e prosperare in un mercato del lavoro sempre più esigente e competitivo.

1. Cosa sono le soft skills

Definite anche competenze interpersonali, le soft skills rappresentano un insieme di abilità che permettono l’interazione efficace con l’altro, caratterizzata altresì da uno stile comunicativo chiaro ed assertivo che induce potenzialmente ad una migliore gestione dello stress ed all’incremento delle capacità adattive, ad esempio, in nuovi contesti lavorativi.

Riconosciute dalla letteratura come determinante centrale per la promozione della salute a tutto tondo, le soft skills permettono agli individui di affrontare efficacemente le esigenze ed i cambiamenti della vita quotidiana favorendo altresì un maggior senso di controllo personale se debitamente costruite durante i processi relazionali educativi e sociali (in famiglia, a scuola, nei luoghi di vita e di aggregazione).

Alcuni studi in letteratura (Michnick-Golinkoff, Hirsh-Pasek, 2016) hanno rilevato che le competenze trasversali rappresentano l’85% del successo e che, quindi, svilupparle e migliorarle promuove l’occupabilità, nonché aiuta ad ottenere salari più alti. In quest’ottica, si vuole dunque intendere l’acquisizione delle soft skills come anello di congiunzione per lo sviluppo dell’individuo nella sua globalità in quanto competenze sociali ed emotive indispensabili.

1.1 Classificazione delle soft skills

A monte di una possibile classificazione delle soft skills è bene ricordare che ad oggi non vi è una definizione univoca universalmente accettata di queste competenze. Nello specifico, la loro definizione differisce a seconda del quadro teorico di riferimento, spaziando tra nomenclature quali competenze fondamentali, meta-competenze, social skills e similari. Ne consegue l’impossibilità di rintracciare una classificazione univoca ed esaustiva delle stesse.

Tuttavia, numerose agenzie autorevoli hanno proposto in base alle loro specificità una propria tassonomia. L’OCSE e l’Unione Europea le definiscono competenze (rispettivamente Competenze chiave per una positiva vita attiva e per il buon funzionamento della società e Competenze chiave per l’apprendimento permanente), riferendosi alla competenza come a qualcosa in più di una semplice conoscenza o capacità, in quanto coinvolge la capacità di rispondere a richieste complesse facendo affidamento e mobilizzando risorse psicosociali in un particolare contesto.

Ai fini della redazione del presente articolo, per classificare le principali soft skills è stata condotta una revisione della letteratura scientifica su psicologia, sociologia ed educazione. Sono state dunque identificate ed analizzate le competenze più frequentemente citate e riconosciute come cruciali per il successo individuale e collettivo. Queste competenze sono state infine raggruppate in categorie in base alle loro caratteristiche comuni.

  • Comunicazione: include abilità di ascolto attivo, comunicazione verbale e non verbale, capacità di presentazione e negoziazione.
  • Collaborazione: comprende la capacità di lavorare efficacemente in gruppo, gestire conflitti e prendere decisioni collaborative.
  • Pensiero critico: coinvolge la capacità di analizzare e valutare criticamente le informazioni, risolvere problemi complessi e prendere decisioni informate.
  • Gestione dello stress: riguarda la capacità di gestire le proprie emozioni, mantenere la calma sotto pressione e adattarsi ai cambiamenti.
  • Creatività: comprende la capacità di pensare in modo innovativo, trovare soluzioni originali e affrontare le sfide in modo creativo.
  • Leadership: coinvolge la capacità di ispirare e motivare gli altri, prendere decisioni efficaci e gestire il cambiamento.
  • Empatia: riguarda la capacità di comprendere e rispondere alle emozioni degli altri, mostrare compassione e costruire relazioni significative.
  • Autogestione: comprende la capacità di gestire il proprio tempo, impostare obiettivi personali e sviluppare una mentalità di crescita.

1.2 L’importanza delle soft skills nel 2024

Il mercato del lavoro, sempre più globale ed interconnesso, porta con sé un cambiamento continuo e frenetico, promuovendo un’intrinseca capacità di adattamento e di apprendimento continuo di ogni professionista, qualsiasi esso sia il suo ruolo all’interno del contesto aziendale. In questo contesto, le soft skills si configurano essere le competenze chiave per differenziarsi dalla massa in un mercato del lavoro saturo, permettendo di emergere rispetto ai competitors in un ambiente in cui le competenze tecniche non sono più sufficienti. 

Non trattandosi di semplici abilità, ma di vere e proprie attitudini, le soft skills migliorano come accennato le capacità di adattamento al cambiamento, sottolineando in chiave positiva le competenze che rendono “umani”, permettendo all’individuo di fare la differenza in un mondo dominato dalle macchine e minacciato dall’intelligenza artificiale.

In seconda battuta, le soft skills contribuiscono all’incremento della soddisfazione lavorativa mediante la costruzione di relazioni positive con i colleghi e con i superiori, finalizzate al miglioramento globale del benessere lavorativo, esortando in ultimo il lavoratore al raggiungimento di una crescita professionale continua e duratura.

In estrema sintesi si possono dunque intendere le soft skills come l’approccio e la modalità con la quale in ambito lavorativo (ma anche formativo) l’individuo mette in campo le hard skills acquisite, qui intese come competenze e conoscenze tecniche per lo svolgimento di un ruolo professionale. (Pezzoli, 2017).

2. Sviluppare le soft skills

2.1 Il ruolo dell’istruzione

Le soft skills differenziano e potenziano gli individui in termini di performance, possono essere caratteristiche intrinseche alla persona ma possono anche essere apprese (Tan, & Laswad, 2018). Per tale motivo, una delle modalità ritenuta maggiormente responsabile nel rendere la comunità accademica protagonista e consapevole nello sviluppo delle competenze trasversali risiede proprio nell’istruzione (Carvalho & Almeida, 2022).

La scuola ricopre dunque un ruolo fondamentale nell’insegnamento delle soft skills agli studenti. È in questo ambiente, infatti, che i ragazzi hanno l’opportunità di sviluppare le loro capacità interpersonali e intrapersonali attraverso diverse attività. Nello specifico, negli ultimi tempi si sono affermate quattro tipologie di dispositivi educativo-didattici efficaci nell’acquisizione delle soft skills in contesto formativo in quanto rappresentano opportunità concrete per gli studenti di praticare e migliorare le loro soft skills in un ambiente controllato e supportato.

2.2 Le metodologie

Metodologie e pratiche formative attive conosciute come Alternanza Scuola-Lavoro e riconducibili al dispositivo del role playing,hanno negli ultimi anni mostrato la loro efficacia nel favorire l’acquisizione di saperi trasversali, bypassando la trasmissione sterile di saperi non più funzionale a sostenere né i cambiamenti né le persone che li vivono. Tali pratiche, rivolte ad un pubblico di studenti della scuola secondaria di secondo grado, pongono il ragazzo in una condizione di apprendimento a tutto tondo, imparando a reagire costruttivamente ai condizionamenti quotidiani della società globale e dell’ambiente lavorativo, rintracciando altresì un progetto di vita comune tra la vita in contesto scolastico ed il contesto occupazionale.

In seconda battuta, fin dalla scuola primaria è largamente diffusa la pratica educativa del Cooperative Learning che può essere genericamente definito come un insieme di tecniche di conduzione della classe nelle quali gli studenti lavorano in piccoli gruppi per attività di apprendimento e ricevono valutazioni in base ai risultati conseguiti (Comoglio, Cardoso 2000). Nello specifico, ai discenti viene offerta l’opportunità di sperimentare, praticare ed allenare le soft skills in un ambiente strutturato ed a loro familiare in cui sono portati a collaborare con il gruppo dei pari, a comunicare efficacemente le proprie idee, a risolvere i conflitti nonché prendere decisioni collettive. Favorendo inoltre lo sviluppo dell’autostima e dell’empatia, il cooperative learning e metodologie sui generis incoraggiano altresì gli studenti a comprendere e rispettare le prospettive proprie ed altrui, inducendo gli studenti che partecipano attivamente ai lavori di gruppo a padroneggiare nel tempo una buona capacità di lavoro in team e di adattamento a situazioni non note nella vita adulta.

Ulteriori metodologie attive quali il mentoring ed il peer tutoring rappresentano due approcci educativi che rivestono un’importanza cruciale nell’acquisizione delle soft skills da parte degli individui in contesto formativo didattico ma anche successivamente in ambito lavorativo.

3. Mentoring e Tutoring nello sviluppo delle soft-skills

3.1 Il Mentoring

Il mentoring ha visto la luce poiché applicato per la prima volta nei contesti lavorativi americani nel periodo di transizione in cui l’industrializzazione ha determinato imprescindibili cambiamenti nell’organizzazione delle aziende in forte espansione.

Il mentoring è una metodologia di aiuto all’apprendimento che si basa sul role modeling, sull’affiancamento tra un Senior (Mentor) e uno Junior (Mentee) per la formazione del carattere e dei comportamenti. Si definisce dunque mentoring una metodologia il cui focus è la formazione e il rafforzamento delle motivazioni profonde, attraverso la trasmissione dei valori e la modificazione positiva dei comportamenti e del carattere (Perchiazzi, 2009). Questa relazione uno-a-uno è caratterizzata dalla condivisione di conoscenze, esperienze e consigli, al fine di favorire lo sviluppo personale e professionale del mentee.

Ne consegue che la finalità principale di un mentor in contesto scolastico è, in generale, quella di promuovere lo sviluppo delle potenzialità di apprendimento del mentee quali:

  • l’acquisizione di nuove competenze;
  • il confronto con nuovi scenari;
  • il concepimento di nuove idee.

3.2 Il Tutoring

Come accennato, a latere del costrutto del mentoring, in contesto formativo si può rintracciare un’ulteriore metodologia denominata peer tutoring. Si tratta di è un dispositivo formativo basato sullo scambio di conoscenze tra studenti coetanei, che può portare a grandi benefici nell’apprendimento e nella crescita personale di ogni componente del gruppo.

Nello specifico, durante le attività di peer tutoring, gli studenti più esperti guidano e supportano i propri compagni nello sviluppo delle competenze accademiche, offrendo spiegazioni, esempi e feedback (Topping, 1992). Tale pratica favorisce nel complesso una cultura di collaborazione e condivisione del sapere all’interno della classe nonché l’incremento di skills sociali in ogni individuo coinvolto. Le soft skills, quali la comunicazione efficace, la collaborazione, il pensiero critico e la gestione delle emozioni, si rivelano dunque fondamentali in queste fasi di lavoro al fine di ottenere un’esperienza soddisfacente e costruttiva.

Ad esempio, durante le sessioni di peer tutoring, i tutor sviluppano in primis abilità di comunicazione efficace, esponendo al resto del gruppo concetti ed argomentazioni in modo chiaro ed, in seconda battuta, skills empatiche, dimostrando pazienza e comprensione nei confronti dei propri compagni e delle loro individualità. Inoltre, il dispositivo del peer tutoring promuove la collaborazione e la leadership, incoraggiando i tutor a lavorare insieme e ad assumere ruoli di guida all’interno del gruppo. I tutor imparano in ultimo a fornire feedback costruttivi ai propri compagni, sviluppando così abilità di pensiero critico e di valutazione a tutto tondo. Il senso di autoefficacia di tutti gli attori coinvolti nella pratica del peer tutoring rappresenta la chiave del successo di tale pratica formativa, rappresentata in ultimo dall’acquisizione di fiducia in sé stessi e da un aumentato senso di responsabilità verso gli altri componenti del gruppo.

CONCLUSIONI

In linea con quanto fin qui esposto, l’incremento delle soft skills in contesto scolastico si sta rivelando un’esigenza improrogabile per preparare gli studenti al futuro. Già nel maggio del 2018 il Consiglio dell’Unione Europea esprimeva nella sua raccomandazione (Gazzetta Ufficiale Unione Europea, 2018) le direttive per assicurare a tutti il diritto all’istruzione inserendovi all’interno l’utilizzo di nuovi metodi che permettano lo sviluppo a 360 gradi dello studente, incluse le soft skills.

La scuola non deve pertanto focalizzare le energie sul solo apprendimento trasmissivo di nozioni teoriche, bensì deve spendersi strategicamente nell’acquisizione ed incremento di competenze trasversali che renderanno gli studenti nell’immediato futuro cittadini attivi, nonché lavoratori flessibili ed individui capaci di adattarsi ad un mondo in continua evoluzione

 Tale auspicio richiede improrogabilmente una profonda ristrutturazione del sistema formativo. Sulla scorta della Raccomandazione del Consiglio dell’Unione Europea sopracitata nonché degli obiettivi dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite per lo Sviluppo sostenibile (ONU 2015), si evidenzia tuttavia l’emergere di una riflessione condivisa a livello internazionale in merito alla rilevanza dell’inserimento delle soft skills in contesto scolastico, specialmente se associate all’emergere di nuove professionalità ed alle nuove modalità di gestione del flusso lavorativo che richiedono una rimodulazione del lavoro, alternando momenti in presenza a momenti da remoto. 

Come ogni investimento, l’acquisizione delle soft skills richiede perseveranza ed energie ma equivale ad investire sul futuro. Una scommessa da vincere!

BIBLIOGRAFIA

  1. Carvalho, C., & Almeida, A. C. (2022). The Adequacy of Accounting Education in the Development of Transversal Skills Needed to Meet Market Demands. Sustainability, 14(10), 5755
  2. Comoglio M., Cardoso M., A., Insegnare e apprendere in gruppo, op. cit., p. 24. (2000)
  3. Michnick-Golinkoff, R.; Hirsh-Pasek, K. Hard Skills and Soft Skills: Finding the Perfect Balance. In Becoming Brilliant: What Science Tells Us About Raising Successful Children, 1st ed.; American Psychological Association (APA): Washington, DC, USA, 2016.
  4. Pezzoli M. Soft Skills che generano valore: Le competenze trasversali per l’industria 4.0. Franco Angeli Milano 2017
  5. Perchiazzi M., ‘Apprendere il Mentoring. Manuale operativo per la formazione dei Mentor’, Massa, Transeuropa Edizioni, 2009
  6. Tan, L.M. & Laswad, F. (2018). Professional skills required of accountants: What do job advertisements tell us? Account. Educ., 27, 403–432.
  7. Topping, K. (1992). Apprendimento cooperativo e tutoraggio tra pari: una panoramica. Lo Psicologo , 5 (4), 151-161.
  • Gazzetta ufficiale dell’Unione europea 2018
  • chrome-extension://efaidnbmnnnibpcajpcglclefindmkaj/https://eur-lex.europa.eu/legal-content/IT/TXT/PDF/?uri=CELEX:32018H0604(01)&from=EN
  • https://www.scuolaitalianadimentoring.com/il-mentoring-nella-scuola-spunti-di-riflessione/