25 Aprile: Giornata di Sensibilizzazione contro l’Alienazione Parentale
L’istituzione della Giornata di Sensibilizzazione contro l’Alienazione Parentale il 25 aprile nasce dall’esigenza di una mamma americana, Sarvy Emo,di denunciare una condizione che vede coinvolti i figli di genitori che stanno affrontando una separazione brusca ed irruenta. Precisamente cosa si intende per alienazione parentale?
Il prof. Richerd Alan Gardner, uno psichitra americano, è stato tra i primi a rendersi conto del fenomeno oggi come PAS che è l’acronimo di Parental Alienation Syndrome. Egli infatti descrive questo fenomeno come un problema psicologico del bambino conseguente alla separazione conflittuale dei genitori.
Nello specifico, il dottor Gardner definisce l’alienazione parentale come un disturbo che insorge quasi esclusivamente in seguito alle controversie relative all’affido del figlio nel corso della separazione dei rispettivi genitori. In questo contesto abbiamo da una parte un genitore “alienatore” cioè colui che mette in atto un vero e proprio programma di denigrazione nei confronti dell’altro genitore; dall’altro lato abbiamo il genitore “alienato”, ossia colui che subisce le vessazioni dell’altro genitore. Il bambino, in questa dinamica, contribuisce attivamente nel denigrare, senza che vi sia una reale presenza di abusi o trascuratezza.
Il genitore alienatore agisce nei confronti del figlio manipolandone il giudizio ed inducendolo ad una vera e propria perdita di senso di realtà tale per cui il genitore alienato viene visto davvero come un soggetto da denigrare. Si tratterebbe di una sorta di lavaggio del cervello in cui il bambino diviene soggetto attivo, contribuendo egli stesso alla campagna denigratoria.
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Quali sono le tecniche del programma di denigrazione e come agiscono sul bambino
Con il tempo è stata stilata una breve lista relativa alle tecniche utilizzate dal genitore alienatore nei confronti del figlio ed esse riguardano:
- frasi e/o espressioni denigratorie riguardanti il genitore alienato;
- accuse non fondate di trascuratezza oppure di violenza nonché di abuso;
- la messa in scena di una realtà fittizia di terrore e vessazione che genera nel figlio inevitabili sentimenti di paura, orio e diffidenza nei riguardi del genitore alienato.
In seguito a queste manipolazioni, il bambino crea una dipendenza nei confronti del genitore alienatore, arrivando ad appoggiare sempre più il pensiero del genitore alienatore e manifestando sentimenti di astio e odio nei confronti dell’altro genitore.
Da tutto ciò ne consegue la totale distruzione del rapporto tra figlio e genitore alienato, il quale arriva ad essere declassato dal suo ruolo di genitore da parte del figlio stesso, il quale il più delle volte evita persino i contatti telefonici con il genitore.
Diversi studi hanno dimostrato come i bambini che più facilmente possono essere condizionati dal genitore alienatore sono i figli unici oppure quei bambini che sono privi di figure importanti e capaci di intermediare le tensioni e stemperare così la negatività che deriva dalla programmazione del genitore alienatore. Inoltre, altri fattori importanti risultano essere la scarsa autostima e la scarsa autonomia.
Quando e come un genitore alienante condiziona un figlio
Affinché la sindrome di alienazione faccia presa sul figlio, è necessario che vi siano determinate condizioni:
- l’età del figlio: molto importante risulta essere l’età in cui il genitore inizia il processo di programmazione sul figlio; un bambino tropo piccolo (fin ai 2 anni) non possiede gli strumenti cognitivi per poter essere soggetto alla programmazione;
- la severità del programma;
- l’intensità con cui il genitore alienante porta avanti il programma: un programma intenso e continuo ha molta più probabilità di risultare efficace ai danni del bambino;
- la quantità di tempo in cui il figlio è stato coinvolto in questa programmazione.
Al di là di quanto queste fasi vengano ritrovate all’interno di un conflitto, l’impatto che ne consegue nei riguardi del figlio è devastante poiché vissuto da quest’ultimo come un vero e proprio lutto di una parte di sé. Inoltre, il dover testimoniare contro uno genitori per favorirne l’altro, induce il bambino a sviluppare un senso di ambivalenza che lo caratterizzerà per il resto della vita, inducendolo ad assumere atteggiamenti quali il senso di colpa, depressione, rabbia, confusione.
Ad oggi i genitori non affidatari vengono ancora presi poco in considerazione, rischiando di intaccare negativamente la relazione genitre-figlio. Come si è visto, il figlio instaura una relazione morbosa con il genitore alienatore e vi è la convinzione generale per cui il genitore non affidatario non voglia avere rapporti con il figlio quando, in realtà, la sua intenzione è quella di allontanarsi solo dal coniuge dal quale si sta separando. La giornata di sensibilizzazione contro l’alienazione genitoriale vuole rappresentare anche una voce per quei genitori che vogliono recuperare e rinsaldare il rapporto con i propri figli.